EADWEARD

di Martino Corrias e Martino Pinna

“Noi si nasce ciechi e dopo venti giorni, un mese, i neonati cominciano non a vederci, a stravederci, a scambiar lucciole per lanterne, aprono gli occhietti. Invece il suono noi lo recepiamo sempre meglio al secondo, terzo mese nelle acque, nel liquido amniotico, nelle acque materne noi sentiamo”
C.B.

Da questa suggestione di Carmelo Bene prende forma EADWEARD. Il nome viene da Eadweard Muybridge, pioniere della fotografia e autore delle prime immagini in movimento nel 1878. È con lui che l’essere umano ha iniziato a “stravederci”, per citare le parole di Bene, e a proiettare se stesso, a specchiarsi, a guardarsi. La vista ha preso il sopravvento su tutto, sopratutto sugli altri quattro sensi. La luce che usava Muybridge per proiettare ombre di noi stessi è quella che in futuro darà vita al cinematografo. Questo Io che proietta se stesso generando ombre ambigue, spesso illusorie, non chiare. Nella nostra opera questo è rappresentato dal rapporto tra l’audio e il video: dove il primo è più oscuro e incomprensibile, l’immagine si fa quasi impossibile da vedere; quando l’audio invece si fa più forte e aggredisce il fruitore si sottolinea anche nel video l’eccesso di visione, il sovraccarico, e la vista prende il sopravvento, i giochi di luce ci dicono che più le cose sono chiare e più c’è la possibilità di sbagliarci. Se vediamo, vediamo troppo. Infine, nella terza sezione del video, torniamo all’oscurità, sia con la musica, lineare, ciclica, definita, sia col video, quasi vicino al nero assoluto. Lo spettatore o spettatrice non sono però passivi: possono scegliere come guardare il video diminuendo e modificando il senso che abbiamo definito predominante, la vista. Con uno o più veli, possono coprire testa e occhi e vedere solo una parte di quello che viene proiettato. Alle persone è lasciata la libertà di scelta: si può non usare il velo, si può usarlo solo per la “parte bianca” centrale, si può usarlo dall’inizio alla fine, utilizzando uno, due o tre veli. Ovviamente più se ne mettono meno si vede. Si può anche scegliere di non guardare affatto il video limitando l’esperienza al senso dell’udito.


EADWEARD è stata esposta per la prima volta in occasione della mostra collettiva Lumen a Palazzo Minorati, Covo (BG) il 19-20-21 maggio 2023



Istruzioni: guardare e ascoltare possibilmente al buio a volume alto o con cuffie.


GLI AUTORI

Martino Pinna

Nato a Oristano nel 1984. Scrittore e videomaker, è specializzato in reportage, racconti e video. Ha realizzato documentari, video musicali e cortometraggi sperimentali. Da 10 anni porta avanti Sardegna Abbandonata, un progetto di narrazione del territorio sardo e in particolare delle aree marginali e abbandonate. All’interno di questo progetto ha realizzato il cortometraggio Adiosu (2013), il documentario Badde Suelzu (2017) e il cortometraggio Apocalisse Resort (2018). Ha collaborato con il duo Barachetti e Ruggeri, realizzando i video Fiume verticale e Uomo occipitale, e con il gruppo Ismael. Parte del duo artistico Cordatesa, ha ricevuto una menzione speciale al Fano Film Festival per il cortometraggio L’ultima consegna. Nel 2022, in collaborazione di Martino Corrias, realizza la videoinstallazione X, esposta nel castello di Urgnano. Specializzato in reportage narrativi, è tra gli autori di CTRL magazine con il quale collabora dal 2017, e Rivista Savej.

Martino Corrias

Martino Corrias è un artista sperimentale sardo nato a Sassari ma trapiantato a Bologna dal 2018. Nella sua ricerca musicale fonde elementi naturali con architetture artificiali dati da suoni sintetico-metallici, con un focus per la ripetizione e le micro-variazioni che possono scaturire in essa dando una dimensione sempre nuova ad una creazione musicale e permettendone una più profonda esperienza. Ha pubblicato vari singoli che abbracciano diverse sfumature della musica club contemporanea, dalla deconstructed club alla drum n bass, apprezzati da webzines europee ed oltre oceano. In particolare, Digital Blue (2021) è stata suonata nello Spazio a bordo del Blue Origin NS-18 da Dr Chrispy, musicista e ingegnere aerospaziale americano che ha poi devoluto in beneficenza la pen drive contenente anche “Digital Blue”; nel 2022 il rave remix di Martino del brano “Max” del duo norvegese Smerz, è presente nel track ID del mix di Goth Jafar, dj americana apprezzata da artisti di fama mondiale come FKA Twigs,Sega Bodega ecc., preparato per la famosa rivista britannica The Face. Attualmente collabora nella creazione di opere audio-visive col regista e scrittore Martino Pinna, fondatore, tra le altre cose, di Sardegna Abbandonata, la realtà urbex più importante in Sardegna, e col drammaturgo Simone Azzu (Teatro Ridotto) col quale porta avanti lo spettacolo teatrale audio-visivo “Petter: Prigioniero Politico”, un lavoro inedito mondiale sulla storia sconosciuta di Petter Moen, prigioniero politico norvegese della seconda guerra mondiale, che fonde il mondo sonico naturale, quello elettronico e le voci rotte della resistenza norvegese con riprese che spaziano da varie parti e avvenimenti d’Europa, a dimostrazione che la storia e condizione di Petter, trascende le barriere nazionali-temporali,  diventando caso collettivo senza tempo e senza corpo specifico. Il progetto è finanziato e supportato dall’Istituto Storico Parri, dall’università di Bologna e dal Parco dell’Asinara e avrà il suo debutto nell’autunno 2023.