Le stagioni di Artavazd Pelechian

Le stagioni di Artavazd Pelechian (1972) part 1part 2part 3

Questa è la versione originale, quella con le musiche di Vivaldi, ed è un capolavoro. Ma ne esistono due versioni più recenti, una musicata da Gavino Murgia e una da Arnaldo Pontis. Sulla prima purtroppo credo sia assolutamente impossibile trovare una testimonianza, se non nel ricordo di chi ha assistito all’esibizione durante il Babel Festival di Cagliari dell’anno scorso. Invece per quanto riguarda la seconda, quella di Arnaldo Pontis, è possibile visionarla unicamente presso la sede della Cineteca Sarda, quindi diciamo che è solo leggermente meno introvabile della prima. Ed è un peccato, perché è assolutamente magnifica, principalmente elettronica, con loop di cori armeni, canti gutturali manipolati, parti alla Popol Vuh e un finale praticamente post-rock che si combina alla perfezione con la lotta tra uomo e natura e il continuo susseguirsi di intemperie, scivolate, pendii, rapide e “vita in tumulto” del corto di Pelechian. Il finale in particolare, con i pastori armeni che scivolano in una scarpata abbracciati alle pecore (a quanto pare una versione particolarmente spettacolare della transumanza) è immediatamente diventata una delle mie combinazioni suono-immagine preferite in assoluto, dritta in classifica con il volo di Steiner musicato dai Popol Vuh. Mi sembra di capire che Arnaldo Pontis sia noto anche come Magnetica Ars Lab, che segnalo volentieri anche perché mette a disposizione gratuitamente la propria musica.

Luke Twyman – All That Glitters

Esistono album musicali di cui non si parla, per una serie di motivi, alcuni dei quali ancora ignoti. Precisiamo: ci piacciono, il primo ascolto infonde ottime aspettative, però, insomma, non viene tanta voglia di discuterne, fare segnalazioni o postare link musicali su Facebook. Il caso personale a cui faccio riferimento è quello di Luke Twyman, musicista, che ha composto la colonna sonora per il film All That Glitters. E’ da inizio anno che è presente nella libreria musicale, ma l’ho tenuto “per me”, non mi interessava molto farlo conoscere. Però, dopo 4 mesi e più di ascolti, seppur intervallati, mi rendo conto che devo fare il fottutissimo sforzo di segnalare la cosa, perchè nell’epoca del social network l’imperativo è restare sempre in comunicazione senza mai perdersi, e se non condividi vuol dire che sei un emarginato, asociale, timido, arrogante, introverso, artistoide, scorbutico, intrattabile, solitario, individualista… e NO! Non sono tutto questo, almeno non tutti nello stesso momento.
Ma fossi in voi non canterei vittoria, perchè adesso, per completare questa segnalazione e non disattendere tutte le precise informazioni che un articolo richiede, avrei bisogno di:

-informarmi su chi sia Luke Twyman
-informarmi sul film All That Glitters
-controllare quando il film esce in Italia, se è già uscito, se è presente sui torrent
-descrivere con qualche aggettivo la musica in questione
-controllare se in rete ne parlano già ed eventualmente leggere altri articoli
-fornire alcuni link su autore, sito del film etc.
-controllare se l’album è liberamente scaricabile

Con l’ultimo punto ci sono: ecco.

[audio:http://www.harrr.org/guylumbardot/wp-content/uploads/2012/04/01_All_A_Blur.mp3]
Luke Twyman – All a Blur

[audio:http://www.harrr.org/guylumbardot/wp-content/uploads/2012/04/03_Throwdini.mp3]
Luke Twyman – Throwdini 

Major Lazer – Get Free feat. Amber (of Dirty Projectors)

Gli Austra su twitter sono un pò come i Crystal Castles o Tim Hecker, che mandano un tweet una volta al mese nella migliore delle ipotesi. Ma a differenza di Tim che è sempre criptico, ermetico ed usa un linguaggio da dottorando forbito, gli Austra fanno semplici segnalazioni, e, cosa importante, non solo dei LORO CAZZI.
Così, hanno scritto “ooh lala this song is so good”. Ed io dico che hanno ragione.

Un album così drogato che se Giovanardi lo sentisse farebbe una legge per vietarlo

Ovvero Sun Araw & M. Geddes Gengras Meet The Congos – Icon Give Thank.

Dietro c’è il solito Cameron Stallones* aka Sun Araw, questa volta assieme a M. Geddes Gengras e ai The Congos, storico gruppo dub-reggae giamaicano. Meraviglioso e lisergico anche per chi, come me, non ha mai sentito reggae in vita sua, se non la domenica mattina quando il vicino di casa fa le pulizie. In diversi momenti (soprattutto nel finale) io ho sentito anche lo spirito del grande Exuma, che Sun Araw sicuramente conosce dato che l’ha inserito anche in un suo bel mix. Si assaggia e si compra qui, e c’è anche un film.

[audio:http://www.harrr.org/guylumbardot/wp-content/uploads/2012/04/Invocation.mp3|titles=Invocation]
Sun Araw & M. Geddes Gengras Meet The Congos – Invocation

*mi sono accorto solo oggi di averlo sempre chiamato Stallone, senza la esse.

Liondialer – Mitt Andra Hem

That It Stays Winter Forever è il nome di un album che unisce tre registrazioni live di tre oscuri artisti drone/ambient, etichettati a buon ragione come “Masters of the Dark Arts”. Rispettivamente, stiamo parlando di Machinefabriek, Kleefstra+Bakker e Liondialer. Fluid Radio non se l’è lasciato sfuggire.
La traccia che chiude il disco è una composizione di 22 minuti intitolata Mitt Andra Hem. Ma cos’è Mitt Andra Hem? Bella domanda, difficile rispondere. Chitarre acustiche, scenari desolati, droni da cattedrale abbandonata, dilatazioni sintetiche, vetrate dai colori sbiaditi, ambient cauto e rilassante, elettronica degradante, sintetizzatori inceppati, rumore di una radio a basso volume, commodore 64, lampi e segnali di errori da cancolatore. Liondialer, in sinergia con Greg Haines e Danny Saul, fornisce questo e tutto l’altro che potrete intravedere.
Ricordate l’anno scorso la felice epifania con Paul Jebanasam? la linea d’onda è la medesima, ma farcite il pezzo con sporca e fausta elettronica, e l’arpeggio della chitarra come unico cordofono.
L’ascolto è proprio qui in basso.