LICHENI n.1 "CORPO" luglio 2021

Pars menstruans

di Gaia Melis

Pipistrelli

Partiamo dai topi. Anzi, no, partiamo dalle scimmie. Partire dalle scimmie mi dà sempre sicurezza, mi fa sentire parte del regno animale.
Dunque, a quanto pare le mestruazioni così come le conosciamo noi sono una prerogativa degli ominidi, cioè di noi umani insieme a oranghi, scimpanzè, gorilla e gibboni. Gli altri mammiferi hanno cicli che funzionano in modo abbastanza diverso, anche se alcuni topi e pipistrelli forse hanno qualcosa di simile alle nostre mestruazioni ma la faccenda non è chiara, andrebbe approfondita meglio e delle mestruazioni dei pipistrelli potrebbe non fregare niente a nessuno e neanche a me quindi lasciamo perdere. No, in realtà sto mentendo, sarei molto curiosa di capire come funziona la faccenda delle mestruazioni nei pipistrelli, ma non ho trovato abbastanza informazioni, per questo sono partita dalle scimmie e non dai topi. Però la questione del ciclo mestruale nei pipistrelli mi sembra effettivamente affascinante. Mi immagino la pipistrella mestruata a testa in giù che cerca di dormire con tutto il sangue che le cola sul muso, poveretta, e il rivolo di sangue che pian piano scorrendo va a finire in cima alla sua testa. Lei nonostante ciò si addormenta, perché è stanca, ma poi dalla cima della sua testa la goccia si stacca, cade giù, finisce per terra e fa “tic!”, al che lei si sveglia di soprassalto, bestemmia, sveglia gli altri pipistrelli vicini che le urlano in coro “zitta puttana mestruata, lasciaci dormire!”. Allora lei si sposta un po’ più lontano in modo da non svegliare gli altri, perché è gentile, poverina, e lo sa che il sonno è sacro. E tutto ricomincia dall’inizio. Chissà per quanti giorni perdono sangue le pipistrelle. Ma avevo detto lasciamo stare.
Dunque dicevamo delle scimmie. Le scimmie più simili a noi perdono sangue più o meno ogni mese, però il loro ciclo è più lungo e i giorni in cui perdono sangue sono di più, poverine. Però siccome le scimmie non hanno vestiti da sporcare e in genere appoggiano il culo sulla terra o sull’erba, immagino che per loro avere le mestruazioni non sia un grosso problema. Magari però anche loro in quei giorni hanno mal di pancia, poverelle, e magari anche loro prima di perdere sangue perdono il senno e cominciano a rimproverare le altre scimmie loro amiche e soprattutto i loro fidanzati per questioni di poco conto. Poi il fidanzato scimmio, dopo essere stato maltrattato a casaccio dalla consorte vede che lei lascia chiazze di sangue in giro dappertutto e le dice “aah, ho capito! è perché avevi le tue cose!” al che lei furibonda raccatta tutto il sangue possibile con le zampe davanti e imbratta con esso il muso del suo amato, gli sputa in faccia, gli grida frasi irripetibili, gli tira due ceffoni, gli sputa ancora, poi lo atterra, gli si mette sopra e gli caga sulla faccia. Lui cerca di ribellarsi ma è così ogni mese, è inutile, ogni volta ci ricasca – dopotutto è una scimmia, e neanche delle più sveglie – e distrattamente le dice ingenuo, illuminandosi “ah è perché hai le mestruazioni, ora tutto mi è chiaro!” e in un modo o nell’altro va a finire che lei grida, sputa e gli tira merda addosso. Quindi ormai si è arreso e accetta la propria sorte con rassegnazione, consapevole che opporsi agli eventi non può far altro che peggiorare le cose. In realtà non so se le scimmie sputano, ma credo di sì.

Quasi sicuramente c’è stata nel mondo altra gente che aveva il ciclo mestruale piuttosto simile al nostro, ma a quanto pare tutta quest’altra gente si è estinta molti millenni fa. C’erano gli australopitechi, l’Homo habilis, l’Homo ergaster, l’Homo erectus, poi l’Uomo di Neanderthal, ed è facile pensare che tutti, prima di estinguersi, abbiano dovuto fare i conti con le loro compagne mestruate. Poi probabilmente organizzarono suicidi di massa, e per questa ragione oggi non ne vediamo più in giro.

Scimmie

Ho le orecchie a sventola, però abbastanza piccole. I miei genitori quando ero bambina si divertivano a ripetere che somigliavo a una scimmia e mia madre mi chiamava spesso “scimmia” o “scimmietta”. Non mi dava fastidio, anzi probabilmente mi divertiva l’idea di assomigliare a una scimmietta. Poi crescendo cominciai a sviluppare lentamente una leggera antipatia per le scimmie finché da adolescente, dopo aver lasciato che pian piano in me crescessero sentimenti di misantropia sempre più accentuati, dicevo che le scimmie erano gli animali più fastidiosi e irritanti che ci fossero, perché somigliavano agli umani.
Non avrei mai voluto diventare adolescente, figuriamoci adulta. Che potessi diventare vecchia, poi, era escluso, sarei sicuramente morta prima. In generale quando ero piccola, oltre a non percepirmi espressamente né come umana né come femmina, vedevo davvero con orrore l’ipotetico futuro in cui sarei diventata “grande”. Sarei diventata una femmina umana adulta e l’idea mi dava il voltastomaco. Quando, incontrando qualche zia o qualche nonna che non mi vedeva da un po’, mi sentivo dire “stai diventando una signorinella” provavo l’impulso di correre in bagno e vomitare. O meglio, di vomitare lì, sui piedi della zia o della nonna. Ma mi trattenevo e accennavo un sorriso, sapendo che per loro forse era normale che una bambina di cinque o sei anni non vedesse l’ora di diventare grande, e comprendendo che volevano solo essere gentili con me. Per me invece “stai diventando grande” suonava più o meno come per loro avrebbe potuto suonare “ti sta venendo il cancro”, ma non avevo abbastanza strumenti per spiegarlo a parole.
Quando avevo cinque anni, tra i miei molti amici immaginari ce n’erano due particolari, che credo furono i primi a prendere forma nella mia giovane mente. Erano due versioni di me stessa, una si chiamava “Gaia piccola” e l’altra “Gaia grande”. Gaia piccola era simpatica, gioiosa e solare, un po’ casinista ma non esageratamente, abbastanza ingenua e piuttosto libera nell’esprimere se stessa. In sostanza era come mi sentivo io, credo. Gaia grande invece era una cagacazzo che sgridava Gaia piccola per ogni minima stronzata e la faceva sentire in colpa. Era seria, spigolosa, acida e ipercritica, gelida, altera, stronza. Mentre Gaia piccola era sempre vestita con abiti buffi e colorati, Gaia grande sembrava uscita da un collegio di gesuiti. Non volevo diventare come lei, ne ero terrorizzata. Ogni tanto Gaia grande mi faceva visita in qualche incubo ricorrente in cui mi guardava male e mi giudicava, ed era semplicemente questo suo atteggiamento severo a farmi paura. Se ne stava lì ferma a osservarmi e giudicarmi con aria sprezzante. Gaia grande era molto, molto pericolosa.

Cani

Quando, a undici anni, mi trovai per la prima volta le mutande imbrattate di sangue pensai semplicemente alle questioni pratiche da risolvere: lavare le mutande senza che nessuno se ne accorgesse (era facile, bastava non metterle insieme al resto della roba sporca), rubare qualche assorbente a mia madre (anche questo era facile perché lei era disordinata e di sicuro non teneva il conto di quanti assorbenti aveva), e infine comportarsi esattamente come se niente fosse.
Evidentemente qualcosa andò storto perché un paio di giorni dopo mia madre aveva scoperto che mi erano venute le mestruazioni. Non ricordo cosa mi disse e se mi spiegò qualcosa, o se mi fece solo le condoglianze per la mia perdita, ma ricordo bene la frase che di lì a poco pronunciò mia zia mentre mi guardava sorridente. Era sera e io stavo apparecchiando la tavola.
“Ho saputo che sei diventata una signorina!”
Mi misi in faccia il solito sorriso che si doveva fare quando qualcuno mi diceva che stavo diventando una signorinella e annuii, mentre dentro di me sentivo un fiume in piena di nausea, vomito e vergogna che mi travolgeva.
Le signorine erano personaggi disgustosi e raccapriccianti, gente di cui diffidare. Io non potevo essere diventata una signorina. Gaia grande era una signorina e infatti era una stronza, io casomai volevo diventare un cane. Se mia zia mi avesse detto “Ho saputo che sei diventata un cane” mi avrebbe sicuramente dato meno fastidio.

Riguardo al calore dei cani, si sa che è diverso dal nostro ciclo mestruale. Le cagne infatti perdono sangue solo due volte all’anno ma il calore va avanti per quasi un mese e in quel periodo hanno l’istinto di accoppiarsi.

Uomini

Negli anni successivi, oltre a comprendere che diventare grandi era una cosa naturale, scoprii anche che si poteva evitare abbastanza facilmente l’effetto “Gaia grande”. Sostanzialmente bastava rimanere il più possibile scemi, stupirsi per le piccole cose, e lavorare il meno possibile.
Scoprii inoltre, tra tutto il resto, alcuni fatti curiosi che riguardavano le mestruazioni delle femmine umane. Ecco quelli che ho trovato più interessanti:

1. Spargere mestruo nei campi.
Secondo Plinio il Vecchio, portare una donna mestruata nei campi avrebbe ucciso i parassiti delle piante, ma nell’antico testamento si diceva che il sangue mestruale poteva rendere sterili i campi. Nel dubbio, meglio tenersi i parassiti.

2. Mestruazioni e cibo.
Fino a non molto tempo fa era comune sostenere che la donna con le mestruazioni potesse fare andare a male il cibo. In particolare c’erano problemi con la maionese, che impazziva, e con il vino che diventava aceto.

3. Intrugli magici con sangue mestruale.
Durante il medioevo e il rinascimento molte donne vennero processate, marchiate a fuoco o finirono sul rogo per stregoneria. Tra le accuse spesso c’era anche quella di aver preparato unguenti, pozioni e altre schifezze usando sangue mestruale.
L’usanza di preparare filtri d’amore con gocce del proprio sangue mestruale e di offrirli poi all’uomo che si voleva legare a sé è sopravvissuta in alcune zone d’Italia fino a pochi decenni fa, e in rari casi fino ad oggi. In genere il sangue veniva aggiunto di nascosto al caffè o al vino.

4. Assorbenti.
Gli assorbenti usa e getta furono inventati e commercializzati verso la fine del 1800, ma le donne si vergognavano di comprarli. Gli assorbenti interni furono inventati negli anni ’30 ma fino al 1972 le pubblicità che li riguardavano erano vietate in televisione. In tempi più recenti, qualcuno ha pensato di usare gli assorbenti usati per fare arte, appiccicandoli qui e là sulle tele oppure aggiungendoli come elementi di opere scultoree. E questo ci collega al prossimo fatto.

5. Arte mestruale.
Esiste una corrente artistica in cui per dipingere si usa il sangue mestruale. In genere è il proprio, ma c’è anche gente che dipinge col sangue altrui. Qualcuno fa cose simili a mandala, qualcuno si fa l’autoritratto, poi c’è anche chi spalma il proprio culo sporco di sangue direttamente sul foglio o sulla tela. C’è chi col sangue mestruale disegna vagine e chi preferisce dipingere invece vasi di fiori, animali o casette. Qualcuno ha disegnato anche il faccione di Donald Trump usando il mestruo. Questo mi ricorda quell’artista che aveva disegnato il ritratto di Hitler usando la merda.

6. Consigli di bellezza.
Ci sono donne che usano il proprio sangue mestruale come maschera per il viso, convinte che le cellule morte dell’endometrio possano essere nutrienti per la pelle.

Alcuni fatti possono sembrare stupefacenti, altri meno. Ad esempio non trovo stupefacente che nel 1800 le donne si vergognassero di comprare gli assorbenti, ma mi ha colpito perché io alla fine degli anni ’90 del secolo successivo provavo la medesima vergogna. Mi vergognavo di comprarli al supermercato e anche di sceglierli. Cercavo di fare molto in fretta e se notavo che qualcuno mi si avvicinava andavo via e tornavo dopo, quando la corsia era vuota. Quando poi ero alla cassa guardavo sempre da un’altra parte nel momento in cui passavano gli assorbenti, e li mettevo nel sacchetto molto in fretta. In generale preferivo di gran lunga che fosse mia madre a comprarli al posto mio, ma spesso mi vergognavo di dirle che mi servivano. Una volta a diciassette anni mi ero trovata a doverli comprare nell’unico negozio aperto, che era però sostanzialmente una cartoleria in cui si vendeva anche altro. Entrai già vergognandomi e vidi che l’unico commesso presente in quel momento era un uomo. Di solito c’erano due signore. Gli chiesi se avevano degli assorbenti e lui andò sul retro a cercarli, probabilmente imbarazzato più o meno quando me. “Ecco, abbiamo questi” mi disse tornando e mostrandomi le pezze della vergogna. Io li presi borbottando che andavano bene, pagai e uscii.
Mi vergognavo anche se qualche compagna di classe mi chiedeva di darle un assorbente, cosa piuttosto normale tra donne. Qualche volta ai tempi del liceo mi capitò che me ne fosse chiesto uno e ricordo che io prima di aprire la tasca dello zaino mi guardavo intorno per essere sicura che nessuno vedesse, poi velocissima tiravo fuori l’aggeggio (li chiamavo così, perché anche solo la parola assorbente mi faceva provare ribrezzo) e lo consegnavo alla giovane mestruata come se fosse stato un panetto di cocaina. In tutto questo provavo una strana mistura di sentimenti: da un lato ero felice di rendermi utile, di risolvere con un semplice gesto quello che per un’altra era un problema abbastanza grave, dall’altro non capivo come si potesse essere così spudorati da chiedere un assorbente a qualcuno senza provare vergogna, tra l’altro senza neanche usare strani giri di parole per definirlo.

La specie umana è davvero interessante! Che animali bizzarri, capaci di fare tantissime cose bizzarre. Negli anni li ho sicuramente rivalutati e oggi ho quasi completamente smesso di essere misantropa. Di conseguenza – o forse il processo è stato inverso? Non saprei, non ricordo più – ho rivalutato anche le scimmie, che oggi non mi suscitano più alcuna antipatia.
Ah, a proposito, ho controllato. Sì, le scimmie sanno sputare. Ho anche visto un filmato in cui uno scimpanzé in uno zoo sputa addosso agli umani che lo guardano dalle sbarre. Gli umani, nonostante la sputacchiata, ridono divertiti, forse senza capire quanto potere simbolico ci fosse in quello sputo.