il signor He Rong smette di fumare

[…] riporto qua una mia (scarsa) traduzione di un (bel) racconto di Lao She, Il signor He Rong smette di fumare (何容先生的戒烟, He Rong Xiansheng de Jieyan).

Il signor He Rong smette di fumare

Prima di tutto devo precisare: qui si parla di sigarette, e non d’oppio.

Da Wuhan fino a Chongqing, ho sempre diviso una stanza col signor He Rong, fino all’agosto dell’anno scorso.

Quando eravamo a Wuhan, fumavamo solo Da Qianmen ed Embassy; sia le Daying sia le Xiaoying sembravano non avere abbastanza gusto.[1] Arrivati a Chongqing, pareva che Daying e Xiaoying avessero mutato fatta, e il gusto ‘bastava’ sempre più, invece le Da Qianmen e le Embassy non erano più un granché. Lentamente, le Dao e le Hademen divennero le nostre nuove amiche, mentre le inglesi sembravano a chiunque desolanti come un giornata senza sole. Poco dopo, trovammo da ridire anche sulle Dao e sulle Hademen, un po’ come se volessimo tagliare i ponti.[2] Fu allora che il signor He Rong, felice e contento, decise di smettere.

Prima che lui smettesse, avevo già dichiarato: “smetto dopo aver stretto il cappio”. E davvero, in quel vagabondare lontani da casa degno di chi ha abbandonato l’intera famiglia, non si poteva mangiare per più di tre soldi, le bevute erano anch’esse sempre monotone (il vino era troppo caro, e potevamo solo mandar giù qualche goccia di grappa), alle donne non ci azzardavamo ad andar vicino, i compari erano tutti dei morti di fame, ‘casa’ significava una stanza da dividere in due, e ‘dormire’ significava un letto pieno di cimici, come si poteva tirare avanti senza fumarsi due sigarette?

Tuttavia, quando vidi il signor He Rong smettere di fumare, la cosa mi impressionò al punto che pensai a quanto poco carattere avessi io, e ammiravo la sua grandezza; perciò, quando lui era nella stanza, io quasi non osavo tirar fuori una sigaretta, per evitare di far vacillare il suo proposito.

Quel giorno, il signor He Rong dormì per sedici ore, e non toccò neanche una sigaretta! Si svegliò che stava già facendo buio, e se ne uscì di casa per conto suo. Non provai nemmeno ad accompagnarlo: avevo paura di mettergli in mano una sigaretta senza pensarci e di rovinare la sua astinenza. Ritornò dopo che avevo acceso le lampade, bello rosso in viso e sorridente, e tirò fuori dalla tasca un pacchetto di sigari locali. “Assaggia un po’ questi”, mi invitò caloroso, “costano solo una moneta di rame l’uno! Con questi qua, è come se non ci fosse bisogno di smettere di fumare! Non serve!” Preso in mano il sigaro, non dissi nulla, temevo di ferire il suo orgoglio. Così, faccia a faccia, accendemmo e iniziammo attentamente a osservare: la prima boccata ti faceva sobbalzare, doveva essere tabacco, ma pensavo che He Rong si fosse sbagliato e avesse comprato dei petardi. Dopo un po’, era tutto sommato sopportabile e non sembrava più un petardo, ci facemmo coraggio e continuammo a fumare. Quattro o cinque tiri dopo, vidi le zanzare volarsene fuori in fretta e furia. Ero molto contento: fumare e insieme scacciare le zanzare, davvero impagabile! Fatta qualche altra boccata, mi accorsi che sul muro c’erano delle cimici che sembravano anche loro voler cambiare casa, e fui ancor più contento. Poi, finito mezzo sigaro, anch’io e il signor He Rong ce ne uscimmo correndo. “Pare che debba comunque smettere di fumare”, mi fece a bassa voce.

La seconda volta che il signor He Rong smise di fumare durò mezza giornata. Quel pomeriggio, si comprò pipa e foglie di tabacco. “Pochi centesimi di foglie bastano per tre o quattro giorni, che bisogno c’è di smettere?” — dopo qualche giorno di pipa, scoprì che: primo, era scomodissima da portare in giro; secondo: se tiravi piano, non riuscivi ad aspirare, se tiravi forte, tutto il catrame ti si spruzzava sulla lingua; terzo: dovevi comprarti i fiammiferi; quarto, bisognava pulire la pipa ogni giorno, una noia. Di fronte a questi quattro difetti, He Rong abbandonò anche la pipa. E riprese con le sigarette. Disse: “ho iniziato con le sigarette, posso davvero abbandonarle?”

Negli ultimi due anni, il signor He Rong ha perso il conto di quante volte ha smesso. Ma sono tutte quante andate in fumo.

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1. errata corrige di quasi due anni dopo: scopro che tradurre 小大“英” (daxiao “ying”) con le inglesi è un imperdonabile errore di filologia tabagistica: esistevano infatti due marchi, Xiaoying e Daying, anch’essi, come suggerisce il nome, di proprietà della BAT. a mia parziale discolpa, i due articoli cinesi che parlano delle Daying sono stati pubblicati entrambi nel 2014.

2. non so se questo elenco descriva o meno un anticlimax in termini di qualità e/o di prezzo. quello che so è che le Da Qianmen sono ancora in commercio — probabilmente il pacchetto non ha mai cambiato design — e appartengono alla fascia economica (vanno dai due ai cinque renminbi al pacchetto). lo stesso vale per le Hademen (dai quattro ai sei renminbi, traslitterate in Hatamen), originariamente di proprietà della British American Tobacco. la BAT produsse anche le Embassy (使馆), sicuramente vendute e pubblicizzate negli anni Venti, mentre più ambiguo risulta il riferimento alla marca Dao (刀, letteralmente ‘lama’, ‘coltello’), che potrebbe indicare sia le 老刀 (anch’esse di produzione angloamericana, commercializzate in occidente col nome Pirate)

sia le più oscure 大刀. di queste ultime tre, solo le 老刀/Pirate sembrano essere sopravvissute dopo l’epoca nazionalista.