sogno horror

un teatro mentre lo spettacolo è già iniziato. Io sono in piedi da qualche parte tra le poltrone e il muro laterale. Si alza un tizio, esce ed io lo seguo. Inizia a correre e io sempre dietro. Arriva in un hotel, sale le scale e arriva fino a una camera. Entro. La stanza è piccolissima, c’è lui in piedi di spalle. Quando si volta ha una maschera senza disegni, solo i buchi per gli occhi. Si rimette di spalle, si toglie la maschera e la lascia su una scansia. Poi esce dalla finestra che da sul giardino. Provo ad aprire la finestra ma è chiusa. Mi guardo attorno, la stanza è piccolissima, solo qualche metro. Su un lato vicino al muro c’è una sedia da barbiere vecchio stile, marrone, completamente reclinata. Messa in questo modo sembra un lettino per le operazioni. Capisco la situazione, mi viene paura e mi sento in un film horror e torno alla porta da cui sono entrato. Apro la piccola porta e cen’è un’altra, chiusa. Capisco che è inutile insistere, devo sedermi su quel lettino. Appena mi sdraio un gas mi viene spruzzato in faccia da un lato della poltrona e mi addormento. Inutile dire che quando mi sveglio sono io quello con la maschera, esco dalla finestra e mi ritrovo nel giardino. Ci sono tante altre camere con le porte-finestre sul lato del giardino. Non ricordo come, ma finisco a molestare due signore anziane.
Il giorno successivo sono a cena, in un ristorante. Conosco una ragazza carina castana e il compagno, un signore alto di mezz’età. Lei è campionessa di scherma, lui psicologo. Quando esco dal ristorante prendo la macchina che è grossa e nera, e mi dirigo nella foresta. Faccio una specie di gimkana tra la terra e le radici del bosco. E’ tardi, devo tornare. Torno che è ancora notte, sono vicino al parco delle stanze dei tizi con le maschere. Ci sono vetrine luminose con vetro sui quattro lati, come quelle di salsomaggiore di fronte al parco corazza. Dentro ci sono manichini vestiti da sposi. Su quest’immagine all’apice dell’horror, mi sveglio e a fonni c’è il sole, e non va internet.

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