La mia procrastinazione è fatta di paura

fuori

rimandare qualcosa potrebbe essere come averne paura. Quindi trovando la chiave per affrontare la paura, nascosta, invisibile… si potrebbe anche affrontare oggi quello che rimando a domani.

ricordo bene la notte in cui ho capito cosa significava rimandare. E’ una paura profonda, iniziata alle elementari ed incisa nel cervello ai tempi delle medie. Stavo tutto il giorno a giocare coi videogiochi e ovviamente non facevo i compiti e non studiavo

la mattina c’erano le interrogazioni e dopo varie figure di merda, ho iniziato ad avere paura, a vivere il momento del gioco come un momento di sofferenza perchè stavo rimandando le cose importanti. Nota che ho sempre preferito premiarmi prima di fare qualcosa di difficile o noioso.

allo stesso tempo diventava chiaro cosa sapevo fare e cosa non sapevo fare e mi bloccavo in uno stato in cui non si imparava nulla di nuovo, se non le skill “pratiche” per avanzare nei videogiochi. Il mio istinto si allenava giocando e la mia parte consapevole stava tutto il tempo a gestire sensi di colpa.

ma il senso di colpa è solo un cerotto. Per vedere se la ferita si è rimarginata va tolto. E metafore a parte, io credo di avere dei sassolini nella ferita. Ho paura ancora oggi quando devo fare cose difficili, quando devo affrontare responsabilità di tipo organizzativo, quando devo iniziare a fare qualcosa di cui non sono ancora sicuro di essere capace. E allo stesso tempo riesco a rimandare anche le cose di cui credo di essere padrone. Mi sembra un mistero aver portato a termine tutte queste cose nella vita, eppure. non ho ancora capito come lasciarmi alle spalle questi lunghi momenti di stasi.

nei momenti di stasi, a parte i videogiochi o i film, faccio poco altro. è come se mi legassi all’albero della nave, in modalità ulisse. Non esco, non sto con la famiglia, non voglio sentire nessuno. O lavoro o gioco. Questo ovviamente è distruttivo per tutti quelli che mi circondano e vorrebbero un po’ della mia compagnia, eppure, mi sento così: legato.

Quindi questa paura del fallimento credo mi derivi da qualche interrogazione ai tempi delle medie o delle elementari forse, in cui mi sono sentito umiliato pesantemente. Quel dolore mi tiene legato, e non mi permette di affrontare i miei compiti. Quella notte di tanti anni fa… 20, 25 anni, di fianco a me a fare i compiti c’era mia madre. mi ricordo che fino a notte fonda mi ha aiutato a finire un compito immenso, che era diventato immenso solo perchè non avevo fatto una sola pagina nei 3 mesi di vacanze estive. Stavo cercando di recuperare il lavoro di tre mesi in una sola notte, perchè il giorno dopo c’era il primo giorno di scuola o qualcosa di simile.

senso di colpa, paura, e dolore sono diventati compagni molto più potenti della soddisfazione che invece mi avrebbe dato il semplice studiare e riuscire bene in qualche cosa. Sono passato attraverso esami senza aprire un libro, la memoria era diventata una semplice nemica.

a volte la sera quando vado a letto, sento il corpo che si rilassa e torno a quella paura, che mi scuote di colpo. mi tendo, sento che è innominabile, la evito col pensiero, cerco di rilassarmi di nuovo eppure eccola, lontana, sfocata.

se riuscissi a tornare a quel momento, l’adulto che sono diventato potrebbe confortare il mio bimbo interiore, e il mio futuro sarebbe affrontato da una persona diversa, che non ha più bisogno di rimandare per indorare la pillola.

ho 31 anni, sono papà. Devo trovare la limpidezza d’animo per aiutare quel bimbo interiore, e per essere utile alla mia bimba che mi guarda e mi tiene un dito mentre impara a camminare.

Tutti i casi in cui si rimanda a domani

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Commenti

  1. sei uno degli esseri umani più lucidi che io conosca, non ti ci vorrà molto per raggiungere il tuo bimbo interiore e, contemporaneamente, tua figlia 🙂

  2. porta la torcia che si carica a mano, potrebbe essere buio. meeem meeem meeem

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