Nelle cose troppo curate c’è l’ombra della volgarità


«La perfezione non è una bella cosa. Il meglio è nemico del bene. L’essere perfettissimo creatore del cielo e della terra non è di questa terra. Volerlo imitare è contrario alla religione e al buon senso. Diceva il grande esperto d’arte Bernard Berenson: “Mi pare che nelle cose troppo curate, nelle cose troppo perfette, vi sia un’ombra di volgarità, e che al contrario nelle cose logore, leggermente ammuffite, polverose, cenciose, ci sia un certo charme, una familiarità tenera e affettuosa”. Il vero signore non mette mai un vestito nuovo, lo fa portare un po’ al suo cameriere finché sembri un po’ usato, non troppo perfetto. Addirittura Stendhal diceva che in ogni tappeto autentico c’è un nodo sbagliato apposta, per evitare la perfezione sgradita agli dei. Nei monumenti equestri a Ranuccio e Alessandro Farnese, del Mochi, a Piacenza, i chiodi dei cavalli sono messi all’incontrario, con la capocchia sullo zoccolo, perché almeno in questo le statue non siano perfette. Una donna troppo perfetta non piace, deve avere almeno un neo. Nella civile Europa del ‘700 le dame che non avevano un neo se lo applicavano apposta. […] diceva che l’uomo perfetto è quello che assomiglia a tutti sebbene nessuno somigli a lui. Rassomigliare a tutti, sembrare una persona qualsiasi, passare inosservato: pensa da uomo ma vivi da borghese.»

(Giampaolo Dossena, sentito in radio – infatti non ho capito tutto)

 


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *