la scomparsa eleganza di yamaoka tesshu


da sei mesi il maestro yamaoka tesshu non poteva masticare dalla parte destra della bocca. se lo faceva, il dolore lo fulminava come se fosse trafitto da una spada molto affilata. le fitte si estendevano a tutto il volto, chiudeva gli occhi e una mano andava inutilmente alla guancia. da sei mesi si era abituato a masticare così perché non poteva andare dal dentista. non sapeva quale fosse il problema, ma qualunque cosa fosse sapeva che avrebbe dovuto pagare, questo era sicuro. eppure a preoccuparlo non era tanto il denaro, che ormai quasi non ricordava più, ma l’eleganza. sì, cari lettori, avete capito bene. quando fantasticava sui suoi appuntamenti dal dentista yamaoka tesshu si chiedeva come avrebbe giudicato il suo piumino con le toppe, le felpe bucate, i pantaloni sdruciti. avrebbe voluto essere elegante anche in questa situazione, tanto più con il dentista. vestirsi male per lui era diventata la norma, come un saio da indossare per chi ha fatto voto di povertà. ma quando aveva fatto questo voto non se lo ricordava. forse era successo quando dormiva al freddo, indossando due felpe sotto due piumini. a volte era impossibile uscire dal letto e andare in bagno, lavarsi con l’acqua ghiacciata, e infatti yamaoka tesshu ormai non si lavava più. guardava i suoi denti gialli allo specchio e faceva colazione ascoltando i problemi del mondo alla radio. si riscaldava le mani sopra il tostapane, che però teneva acceso poco perché costava, mentre sentiva storie di tsunami, guerre, omicidi, e si chiedeva quando avrebbero finalmente parlato dei suoi denti. se tutto questo era cominciato mentre dormiva, pensava yamaoka tesshu, forse tornando a dormire sarebbe tornato indietro. ma non funzionava. ogni mattina si svegliava solo per arrendersi alla triste e ineluttabile realtà. beveva il suo tè fumante nella cucina gelida, le dita da rosse riprendevano il normale colorito a contatto con la tazza calda. poi si spostava al computer, dove guardava gli annunci di lavoro e dove, come una donna incinta, aveva i primi conati del mattino. poi ascoltava ancora la radio, dove parlavano di libri e di cultura, queste voci piacevoli e rilassate che yamaoka tesshu si immaginava prive di corpo, entità immateriali fluttuanti su soffici poltrone in pelle con una tazza di earl grey twinings davanti, libri freschi di stampa, a confrontarsi sulla necessità della narrazione dall’età moderna alla contemporaneità, o cose simili. poi di solito aveva qualche contatto con la realtà esterna, o perché usciva di casa, evento ormai sempre più raro perché pressoché inutile, oppure tramite messaggi con amici e amiche, dove ci teneva a sottolineare in tutti i modi quanto andasse tutto bene e quanto stesse benissimo. e mentre masticava un cracker, ecco che un granello di sale finiva nell’arcata dentale inferiore, a destra, scatenando ondate di dolore in tutta la testa. mai distrarsi, pensava yamaoka tesshu, mentre alla radio parlavano dello spazio occupato dalla sperimentazione all’interno e in contrapposizione al panorama della letteratura, di egemonie culturali e della tensione tra linguaggio e realtà.


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