Una banda di idioti


Leggendo le intercettazione tra le donne di Berlusconi c’è un passaggio che mi ha colpito più degli altri: quello dove la Minetti spiega a una sua amica che la Carfagna prima di diventare ministro non ha fatto molta gavetta: giusto un anno, che a quanto pare sembra poco anche a lei.

La cosa mi ha fatto pensare agli scrittori e intellettuali italiani.

C’è questo fenomeno per cui uno scrittore-italiano, dopo aver scritto un solo libro, bello o brutto non importa, ma che sicuramente ha avuto successo, si trasforma rapidamente in intellettuale-italiano, cioè in una guida esperta in qualsiasi campo dell’esperienza umana, punto di riferimento in grado di trattare anche quotidianamente ogni argomento possibile, inquinamento, eutanasia, arte moderna, medio-oriente, baseball, il legno intarsiato e i canoni cancrizzanti di Bach. Cioè il giorno prima sono dei blogger come tutti noi, il giorno dopo sono la reincarnazione di Pasolini.

Ripeto: un solo libro, ed ecco che il nome dello scrittore-intellettuale-italiano si moltiplica su giornali, radio, tv, like su Facebook e anche  in quelle manifestazioni che possiamo definire senza temere di esagerare come la peggiore perversione nella storia dell’umanità, ovvero (so che avete già capito) i “reading”. Il nome dello scrittore diventa come un marchio che si può applicare infinite volte a qualunque argomento.

Caratteristica di questi articoli su-ogni-cosa è l’essere sciatti e banali: temini di terza o quinta elementare, ma nemmeno dei migliori, che ne rivelano la sostanziale mancanza di talento e di umiltà. E si limitassero a questo poco male – “mancanza di talento e di umiltà” riassume molte esistenze, non solo di scrittori – ma parallelamente a questo si verifica anche l’inevitabile e temutissimo fenomeno noto tra gli studiosi come “riflessione sul mestiere dello scrittore”.

Non si scappa.

Un libro: dieci anni di riflessioni sul mestiere dello scrivere. La narrazione. Il bisogno di narrare. La forza delle parole. La lingua di noi scrittori. Come vive lo scrittore. Cosa mangia a colazione lo scrittore. Cosa proviamo noi scrittori davanti a un tramonto. Oggi più che mai si ha bisogno di narrazioni. E altre profondità di solito valide dalla Bibbia in poi.

Un po’ come se io, dopo un pic-nic domenicale in collina con le mie zie – manco in montagna eh – tornassi a casa a scrivere il saggio autobiografico “Diario di uno scalatore”, la mia opera definitiva sull’alpinismo dove spiego a Messner e Bonatti quello che non hanno mai capito sulla montagna.

Questa situazione mi ha ricordato Ignatius Reilly, epico protagonista di “Una banda di idioti”, la straripante opera prima di John Kennedy Toole, uno che tanto per non sbagliare si è suicidato prima che il suo unico libro venisse pubblicato.

Personaggio difficile da descrivere, Ignatius fra le altre cose è anche un dispotico mammone che non ha mai lavorato in vita sua. Ma quando le circostanze della vita lo costringono a fare questa cosa orribile che a tutti noi prima o poi capita di dover fare – lavorare – Ignatius ne ricava l’esperienza necessaria per scrivere un’opera monumentale sull’esperienza del lavoro, i problemi, i dilemmi e il suo senso più profondo. Questo dopo il primo giorno di lavoro della sua vita.

Il fatto è che bisogna essere preparati. Perché qua, grazie a quell’altro noto fenomeno conosciuto tra gli studiosi come “se non fa troppo schifo allora dev’essere per forza un capolavoro”, ti ritrovi in pochissimo tempo da essere uno qualunque a essere un nome sulla copertina di un settimanale e a dover raccontare in un paio di pagine tutto quello che è successo sul pianeta in un anno o se secondo te Dio esiste oppure no.

E a quel punto dovresti tirare fuori le palle e dire: no scusate, signori dei giornali, guardate, io non sono in grado di fare questa cosa qua, non sono all’altezza, dai, forse la cosa ci è sfuggita un po’ di mano, per chi mi avete preso, dopotutto ho scritto un solo libro, anzi un libretto, sono poche pagine, su, non è nemmeno granché, non l’ha letto nemmeno mia madre, insomma, vi ringrazio dell’offerta, ma datemi tempo di crescere. Cosa che, per tutta una serie di ragioni che ora sarebbe lungo e complicato analizzare ( = soldi e vanità), immagino che capiti molto raramente.

Quindi, conscio di essere un invidioso debole e ipocrita pronto a vendersi in cambio di pochi euro, ho pensato che forse è il caso di mettermi avanti con il lavoro e di preparare una delle mie amate liste, ovvero La Lista Di Argomenti Sui Quali Mi Ritengo Molto Preparato, nel caso una mattina mi svegliassi trasformato in scrittore-italiano e, invece di raccontare belle storie, dovessi dire la mia sul Mondo, la Storia e la Vita.

Dopo aver analizzato i campi nei quali mi ritengo più preparato e aver escluso però quelli nei quali esercitano già persone molto più in gamba di me, la lista si è ridotta a un’unica voce, che mi consente quindi di restringere al numero di una anche le potenziali riviste sulle quali potrei riversare impudicamente il mio sapere.

Quindi, così, in chiave ipotetica, sappiate che prima o poi potrebbe apparire sul periodico “Boscaioli oggi” un mio articolo di copertina dal titolo “Come accendere il fuoco quando la legna è umida, una disamina completa – di MP”.

Quando esce vi avviso, così lo condividete su Facebook.


29 risposte a “Una banda di idioti”

  1. post dell’anno? sicuramente tra i candidati. Forse è il caso di scrivere in questo modo anche sul blog di lavoro? o proprio traslocare questo post? toglimi una curiosità: conoscevi davvero bonatti o hai fatto una ricerca su googler per trovare almeno un altro scalatore famoso con cui dar forza alla tua interpretazione nel contesto della frase?

  2. Grande. Grazie Totonno per averlo condiviso.
    Unico rilievo: secondo me Messner non merita una citazione nei tuoi post, a differenza di Bonatti, ovviamente.

  3. parole sante, veri cavalli di frisia tra i fiori e la cacca…semplicimente eroica la citazione del nome di Bonatti…bravissimo

  4. uhm, mi sa che solo io non ho la minima idea di chi sia bonatti. :)
    ps: mp (bravo ma) gay

  5. beh messner, imprese a parte, merita soprattutto perchè ha fatto un film con werner, che equivale (più o meno) a scalare l’everest otto volte di seguito senza respiratore e senza mutande.

  6. chiedo venia ma perdio, messner è il primo mortale a spararsi tutti gli 8000 senza ossigeno, ché fino a lui si pensava impossibile a farsi. alpinistico reszpect, merdine.

  7. messner ha una pagina su badassoftheweek.com – a fianco di geronimo, godzilla e toyotomi hideyoshi – e questo mi basta

  8. a questo punto che il fronte anti-messner si scontri col fronte pro-messner in un’epica battaglia sulle cime del k2!

  9. Il mio non era un rilievo alpinistico. Spero che mp, che in qualche modo mi conosce, colga il messaggio che volevo passare, senza voler offendere nessuno.

  10. beh beh, spike, ma mica io mi sono offesa. è che seppure messner sia notorio -come peraltro bonatti (e anfatti sono amiconi, caso? destino?)- come soggetto insopportabile, è perché è stato probabilmente Il Più Grande Alpinista Di Sempre, che siamo qui a parlarne. fosse solo per i risvolti tragicomici di una personalità discutibile starebbe inosservato in parlamento, come tutti i suoi simili.

  11. comunque ci sarà l’odiato esperto di tutto dopo un libro, ma anche questi guru da 35 libri dopo un po’ danno fastidio. ma anche quelli che si fanno i soldi con la pubblicità immagino suscitino qualche invidia. Sarebbe molto bello se tutti a un certo punto dicessero “bho, scusate questa non la so” anche chi non ha scritto un cazzo per nessuna casa editrice

  12. Non è il semplice fatto di avere una personalità insopportabile a cui facevo riferimento, milla. Ci sono persone insopportabili per le quali nutro grandissima stima. Ho avuto la fortuna di conoscere grandi alpinisti e in diversi casi di aiutarli a portare a compimento le loro imprese, attraverso le fornitura di materiale tecnico (tra cui le corde – strumento a cui appendono la loro vita). Il Cerro Torre di Salvaterra, Giarolli, Caruso e Sarchi è l’impresa che più mi rimane nel cuore (prima invernale – 1985). Persone di grandissimo spessore cui sarò sempre grato per quello che mi hanno trasmesso. Tornando al discorso originale, non credo che mp apprezzi le persone avide, poco riconoscenti, forse più specchio di quelle situazioni che qui – giustamente – vengono stigmatizzate e perculeggiate. Questo è ciò che intendevo.

  13. in effetti no, non le apprezzo. e questo è quello che capita quando si scopre il “lato umano” delle persone (per come lo intendo io).

  14. ops, non sapevo ci fosse in mezzo la vicenda personale (e forse avrei preferito non saperlo!)(salvaterra me lo ricordo per il maestri-affair, vedo che forse c’è un video di quella prima invernale, mo’ me lo cerco nell’internets.)(uh, e giuro che dopo questo commento smetto di molestarvi, ptciù ptciù)

  15. Nessuna molestia per quanto mi riguarda. Comprendo che il mio commento era piuttosto equivocabile. Buona visione, spero che tu trovi quel filmato, è venuta voglia anche a me di rivederlo!

  16. questo concept dell’immaginarsi un autore arrivato e dover declamare verità epocali che scavano nel cuore dei giovani adoranti, lo faccio spesso anche io. ho preparato molti discorsi da fare al termine di vittorie mai arrivate, ecc. Dona molta traquillità, ti sfoga e quando torni ad essere un cazzo di nessuno non hai nemmeno i problemi della popolarità. insomma sognare ad occhi aperti è un grande classico. in questo caso però rileggendo il tuo sfogo mi ha anche fatto molto piacere sapere che sai ancora scrivere qualcosa di istintivo che faccia piacere leggere e che se diventa abbastanza lungo poi puo anche darti il diritto di uscire su boscaioli oggi. era però il vecchio discorso portato alla luce da Scòzzari. prima essere, poi descrivere. e la cosa bella di questo resuscitato blog è questa, che giri attorno molto spesso ad un centro che poi non ci fai mai vedere. quest’opera prima che hai nel cassetto è ora di pubblicarla. se non altro, dovessi scegliere di averti in vita e infelice o morto ma soddisfatto della pubblicazione, insomma da amico sarebbe una scelta molto difficile quindi se siamo a questo livello prima chiama che ne parliamo. ma parlare di suicidi va di moda solo quando lo fanno in massa, e forse anche solo per altezzosità anche stavolta abbiamo trovato di meglio da fare. o di meglio da non fare chissà.

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