pudore digitale

questo internet fa paura, ma solo se tieni famiglia.

mante scrive di leonardo che scrive del calo del blog, leonardo ammette che lo usa come “copia incolla” di cose che scrive per altri a pagamento – entrambi hanno blogroll attiva, con tanti tanti link della “blogosfera” di una volta. Cosa vuol dire agli occhi di uno che arriva oggi sul web? quanto sono cambiate quelle liste di link negli anni? Quanta gente nuova… hanno conosciuto grazie ai social? gente che poi è entrata in quelle liste? sono solo alcune domande retoriche, ma seguimi:

Un altro caso: X vuole restare anonimo e scrive ormai solo su friendfeed ai suoi amici. X è molto influente, ha fatto startup di successo ovunque, preso lauree insospettabili, è intelligente e attivo, ma giustamente ha pudore della rete, per quello che sta diventando: ovvero un posto simile alla realtà, un posto che cerca gente come lui per usarla in tutti i modi possibili. Oggi è un “anonimo di ritorno”, perchè non vuole che la sua notorietà nel mondo reale influenzi le sue discussioni… anche su internet!

Non sono certo così importante come lui, me ne rendo conto però perchè anche io non scrivo più a cuore aperto, dopo che si è rotto varie volte (non a causa di internet, tra l’altro). Ora che sono pieno di amore, perchè dovrei condividerlo con internet? non è forse arrivato il momento di tirare in ballo la privacy ?

questo l’ha capito chiunque abbia ancora voglia di provare, di comunicare, di condividere e soprattutto di lasciare qualche tipo di memoria su un server gratis (che prima o poi verrà chiuso (come geocities), spostato(come spaces di microsoft), bruciato(come xoom), riempito di pubblicità (come livejournal), venduto (come altervista), venduto e riciclato (come ciao.it), demolito (come splinder), assimilato (come blogo)…

tutto il resto è blog professionale… o meglio… gli addetti ai lavori leggono assiduamente chiunque gli faccia del lavoro gratis (anche analitico o di trovaggio delle fonti, tipo estrazione di grafici da paywall nielsen, tipo giornalaio). Le caratteristiche dei lettori comunque sono: che non verificano le notizie, e non pagano una lira. Eppure su internet non si è mai comprato così tanto… da tutto il mondo. La vera evoluzione sarebbe dare strumenti alla gente per fidarsi degli altri, eppure non andiamo oltre il punteggio di feedback di ebay… o le recensioni di amazon ( che ha una ottima piattaforma di affiliazione… così ottima che forse si trovano più commenti improvvisati ed immaginari sui blog rispetto che agli stessi commenti sul sito…). La vera moneta del mondo è la fiducia, eppure tutte le volte che ho provato a monetizzare qualche dinamica relativa alla fiducia mi hanno guardato come un matto, o semplicemente ignorato.

internet 15 anni fa era un posto per facoltosi curiosi.

ora è un posto per ricerche mirate (google) , cazzeggio (facebook, xboxlive). i curiosi sono “migrati” dal blog ai social (twitter), con tutte le castrazioni e nuove aperture che il nuovo mezzo nel mezzo propone (impone). La gente davvero interessante è anonima*, esattamente come 15 anni fa.

il punto è che internet è stato una porta aperta su un mondo di opportunità di fare ciò che sembrava impensabile. scavando per tanti anni, alla fine ho trovato un amico (un tesoro), e scavando ancora un po’ mi ci sono comprato mezza casa. Oggi che queste porte si spostano, o cambiano dimensione, ho trovato l’amore, la famiglia, gli amici, il lavoro. ho cancellato buona parte delle cose vecchie o false che avevo scritto, ho lasciato online tutto quello che potrebbe avere un vago valore, che avevo voglia di dire al mondo o che potrebbe tornare utile ad altri… in pratica ho messo la mia identità online, non proprio tutta, diciamo la parte “ripulita” e resa pubblica.

Da un certo punto della vita in poi, ho scritto per “obiettivi”, piuttosto che per voglia espressiva. Spesso la voglia espressiva mi ha portato a compiere obiettivi che non mi ero prefissato, ai quali mi sono lasciato andare come una scoreggia nel vento. A volte scrivere “a caso” coinvolge persone migliori di quante se ne sarebbero coinvolte proponendo uno scambio di valore (paywall, o gamification recentemente).

ma baekdal lo ha già scritto un anno fa e dropbox lo ha già messo in pratica … quanto? 4 anni fa?

chi ha saputo come coinvolgere (o monetizzare addirittura) l’ha fatto. Chi ha voluto usare interenet per i suoi scopi ha solo dovuto tenere duro per quanto? un anno? due? e poi sono stati comprati da qualche testata. Perchè i soldi arrivassero, bastava tenere aperto.

lasciate che vi dica perchè la gente comunica: per trovare persone nuove e per confermare quelle vecchie. sono due modi di comunicare diversi, comunque. e il fatto è che queste nuove persone si trovano solo se si è in evoluzione con noi stessi, se non ci si accontenta di noi stessi, se non si ripete a noi stessi sempre la stessa storia ma anzi… se si prova a dire ad ogni persona un lato nuovo di noi. Stessa cosa nel mondo reale. il fatto è che nel mondo internet essendo l’idendità personale rimasta fuori per un buon arco temporale, molti hanno potuto sperimentare loro stessi anche in assenza di “io”. quell’IO che si era formato nel mondo “reale”. La stessa distinzione tra mondo reale ed internet è sempre più labile.

cosa vivranno i giovani di oggi? spero mi verrà raccontato tra una decina d’anni. se sarò bravo come papà e riuscirò a tenere aperto quel canale così difficile da tenere vivo. quel canale che se c’è, in fondo, rende inutile un bel pezzo di internet.

*oppure fanno i venture capitalist.

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