
I primi film horror che hanno influenzato il cinema moderno
- 1896: 'Le Manoir du Diable' introduce trasformazioni spettrali e demoni, fondando il genere horror.
- 1920: 'Il gabinetto del dottor Caligari' definisce l'estetica dell'espressionismo tedesco con scenografie distorte.
- 'Nosferatu' del 1922 crea l'archetipo del vampiro, influenzando tutte le rappresentazioni successive.
Il cinema horror ha sempre generato emozioni intense, fin dalle sue prime rappresentazioni sul grande schermo. Le radici del genere risalgono alla fine del XIX secolo quando cineasti pionieri introdussero elementi horror nella nuova arte cinematografica. Le Manoir du Diable (1896) di Georges Méliès è spesso citato come il primo vero film horror. Realizzato come un cortometraggio di tre minuti, il film presenta trasformazioni spettrali, apparizioni di scheletri e un pipistrello che si trasforma in un demone, elementi che sarebbero rimasti centrali nella tradizione horror cinematografica. Méliès stesso, usando tecniche teatrali e giochi di montaggio, creò quello che molti considerano il precursore del genere.

La creatività di Méliès continua con La Caverne Maudite nel 1898, che esplora il terrore delle caverne stregate e la paura dell’ignoto. Questi primi film, pur essendo brevi e basati più sugli effetti speciali che sulla trama, pongono le fondamenta di un genere che gioca costantemente con l’emozione della paura e l’inconscio collettivo.
I ritratti dell’orrore e della trasformazione
L’inizio del XX secolo vide l’adattamento di racconti gotici classici in film, alcuni dei quali si sono rivelati pietre miliari nel genere horror. Dr. Jekyll and Mr. Hyde (1908), ispirato all’opera di Robert Louis Stevenson, porta in auge il tema della dualità umana e della metamorfosi. L’inquietante trasformazione del Dr. Jekyll in Mr. Hyde non solo presenta una sfida visiva alla tecnologia cinematografica del tempo, ma pone domande essenziali sulla natura umana e sulla sottile linea tra bene e male.
Il 1910 segna l’uscita di Frankenstein, il primo adattamento cinematografico del romanzo di Mary Shelley. Questo cortometraggio della Edison Studios dona vita alla storia inquietante del dottor Victor Frankenstein e della sua creatura. Con una narrazione concentrata sulla creazione artificiale della vita e le sue conseguenze etiche, Frankenstein si distingue per l’uso esperto delle ombre e dei giochi di luce per sottolineare la tensione e il dramma. Il film fu erroneamente attribuito a Thomas Edison, ma la sua direzione va riconosciuta a J. Searle Dawley.
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L’era espressionista e i suoi effetti duraturi
Progredendo negli anni ’20, il cinema horror trovò una nuova espressione sotto l’influenza del movimento espressionista tedesco. Il gabinetto del dottor Caligari (1920), diretto da Robert Wiene, è un pilastro di questo periodo. Con la sua architettura distorta e scenografie angoscianti, il film utilizza il contrasto graffiante tra luci e ombre per rappresentare lo stato psichico alterato dei suoi personaggi. La struttura narrativa del film, dove la verità stessa è messa in discussione, anticipa il trionfo del surrealismo e offre una critica visiva a una società che si stava riprendendo dalle devastazioni della guerra.
Un altro capolavoro dell’espresionismo tedesco è Nosferatu (1922), diretto da Friedrich Wilhelm Murnau. Considerato uno dei primi lungometraggi sui vampiri, questo adattamento non autorizzato di Dracula di Bram Stoker ha creato un archetipo che ha influenzato tutte le successive rappresentazioni cinematografiche dei vampiri. L’interpretazione di Max Schreck nei panni del conte Orlok, con la sua iconica silhouette spaventosa proiettata sui muri, rimane una delle più memorabili dell’intera cinematografia del terrore.
Nel stesso anno, Häxan (1922), noto anche come La stregoneria attraverso i secoli, combina il formato documentaristico con scene drammatiche per analizzare e criticare la caccia alle streghe e la superstizione. Diretto da Benjamin Christensen, il film esplora le psicosi che portarono a persecuzioni in periodi di paura collettiva, suggerendo come le stesse dinamiche possano ancora esistere in contesti moderni.
I nostri consigli cinematografici
Negli anni ’20, ’30 e ’40 il cinema horror si è evoluto rapidamente, fissando archetipi e innovazioni tecniche che avrebbero influenzato generazioni di registi. Un film fondamentale è Frankenstein (1931) di James Whale, adattamento del romanzo di Mary Shelley, che ha plasmato l’immaginario gotico del genere con la sua iconica creatura interpretata da Boris Karloff. Lo stesso Whale ha diretto anche The Bride of Frankenstein (1935), un sequel che supera l’originale per profondità tematica e una straordinaria estetica visiva. Altra pietra miliare è Dracula (1931) di Tod Browning, con Bela Lugosi, che ha reso il vampiro una figura affascinante e terrificante, simbolo di eros e morte.
Negli anni ’40, il capolavoro The Wolf Man (1941) di George Waggner ha introdotto il licantropo come figura tragica, con Lon Chaney Jr. che dà vita a una delle performance più memorabili del genere. Infine, Cat People (1942) di Jacques Tourneur, prodotto da Val Lewton, ha rivoluzionato il concetto di suspense attraverso il potere della suggestione e l’uso creativo delle ombre, segnando un’evoluzione nell’horror psicologico e minimalista. Questi film non solo hanno definito il linguaggio visivo del cinema horror, ma hanno anche introdotto tematiche universali che riecheggiano ancora oggi.
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