
Perché ‘Non aprite quella porta’ ha spinto molti a diventare vegetariani
- Il film 'Non aprite quella porta', uscito nel 1974, ha incassato circa 30 milioni di dollari superando il budget iniziale di 300mila dollari.
- Il regista Tobe Hooper ha smesso di mangiare carne durante la lavorazione del film, sottolineando che il cuore della pellicola riguarda proprio la carne.
- Molti spettatori hanno dichiarato di essere diventati vegetariani dopo aver visto il film, colpiti dalla rappresentazione grafica della violenza.
Il fenomeno dietro il film e la trama
“Non aprite quella porta” è stato rilasciato nel 1974 e da allora si è affermato come uno dei film horror più iconici e controversi della storia del cinema. Nonostante il suo budget limitato e un team ridotto, la pellicola ha totalizzato circa 30 milioni di dollari al botteghino, superando di gran lunga il budget iniziale stimato di 300mila dollari. Questo film indipendente diretto da Tobe Hooper ha introdotto lo stile horror splatter, caratterizzato da effetti viscerali e da una rappresentazione grafica della violenza.
La storia segue un gruppo di cinque amici che si avventurano nelle campagne texane per verificare la tomba del nonno di uno di loro. Durante il viaggio, i giovani si imbattono in una casa apparentemente abbandonata che si rivela essere il covo di una famiglia di cannibali guidata dal terrificante Leatherface. Ogni membro del gruppo viene catturato e trucidato secondo metodi ispirati alle pratiche di macellazione. In un susseguirsi di terrore e brividi, solo la giovane Sally riesce a fuggire, ma non senza aver assistito a cruente manifestazioni di orrore umano.
Questa trama, seppur lineare, nasconde un sottotesto che invita a riflettere sui confini tra umano e bestiale, rispecchiando le paure e le incertezze sociali del periodo. Il film ha affrontato non poche controversie a causa delle sue rappresentazioni grafiche e del linguaggio visivo spinto. In molti paesi, “Non aprite quella porta” è stato inizialmente bandito per violazioni di contenuti, suscitando dibattiti internazionali sulla censura e sulla libertà d’espressione nel cinema. Tobe Hooper, in un’intervista successiva, ha affermato che una delle sue intenzioni era quella di realizzare un film che esplorasse la brutalità intrinseca della società umana e le sue implicazioni morali.
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Simbolismo e connessioni con il vegetarianismo
Oltre ad essere un pioniere del genere horror, “Non aprite quella porta” ha avuto un impatto inaspettato anche sul diffondersi del vegetarianismo e del veganismo. In un’epoca in cui il consumo di carne era spesso visto come un simbolo di prosperità, il film ha funzionato come un’aberrazione che ha sollevato importanti interrogativi etici. La connessione tra carnivorismo e violenza è un tema implicito che attraversa tutto il film, sebbene non sia mai esplicitamente enunciato.
Leatherface e la sua famiglia non sono solo assassini, ma manifestazioni estreme di una razza umana degradata e ripiegata su se stessa, impegnata in pratiche di cannibalismo. L’equipaggiamento da macellaio di Leatherface e la metamorfosi domestica della casa della famiglia Sawyer in un vero e proprio mattatoio umano, sono simboli potenti e perturbanti. In essi il consumo di carne umana viene a significare un totale collasso dei valori umani e un richiamo alla necessità di un cambiamento radicale.
Tobe Hooper ha dichiarato che durante la lavorazione del film ha smesso di mangiare carne, sentendo che il cuore di “Non aprite quella porta” riguardava proprio la carne. La storia insinua che il modo in cui sono trattati gli esseri umani costituisce uno specchio sconcertante e provocatorio del trattamento riservato agli animali. Nel film, le procedure di macellazione, delineate in maniera dettagliata, evocano esattamente i metodi di brutalità inflitti alle vittime umane.

L’eredità culturale
A distanza di anni, “Non aprite quella porta” continua a influenzare le visioni di registi, critici e pubblico, non solo come classico del cinema horror, ma anche come esempio di cinema d’autore che trasmette messaggi sociali attraverso simbolismi complessi. La potenza del film non deriva semplicemente dalla sua capacità di incutere paura, ma dalla capacità di mettere in discussione profonde credenze e tradizioni culturali. La PETA, organizzazione impegnata nella difesa dei diritti degli animali, considera questo film un invito implicito alla riflessione sul modo in cui trattiamo le creature viventi. Le dichiarazioni di Hooper sull’intento simbolico del film hanno risuonato particolarmente nel corso degli anni, ispirando un dialogo continuo sulle implicazioni etiche della carne come alimento.
Oltre all’impatto culturale, il film ha anche avuto una serie di influenze tangibili sul comportamento sociale. Per esempio, molti hanno dichiarato di aver smesso di fare l’autostop durante il periodo di uscita del film nelle sale, temendo che situazioni simili alle scene agghiaccianti viste sullo schermo potessero verificarsi nella realtà. Attraverso una rappresentazione chiara, il film ha messo in luce la capacità del cinema di modellare le condotte sociali e attivare processi di trasformazione.
I nostri consigli cinematografici
Gli appassionati del connubio fra critica sociale ed elementi horror devono assolutamente considerare tre opere: Raw, The Farm e Delicatessen. In Raw, l’autoscoperta avviene attraverso il cannibalismo che funge da potente metafora per i desideri carnali e l’identificazione sessuale. Da parte sua, The Farm analizza implacabilmente i meccanismi degli allevamenti moderni; esso trasforma questo orrore concreto in un ritratto distopico delle relazioni interpersonali ed esercita una feroce critica sulla prigionia umana. Per ultimo, troviamo la commedia nera di nome Delicatessen. Collocata in un contesto post-apocalittico, essa adopera l’ironia nell’affrontare il cannibalismo insieme all’etica relativa alla sopravvivenza: riflessioni profonde filtrate attraverso lenti dal sarcasmo intenso.
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