
Resistenza e simbolismo nel cinema iraniano: il caso de ‘Il seme del fico sacro’
- Il film è diretto da Mohammad Rasoulof e rappresenta un esempio di cinema resiliente.
- La produzione si è svolta in ambienti chiusi per garantire sicurezza alla troupe.
- Il simbolismo del fico sacro rappresenta il regime oppressivo iraniano.
- Il protagonista, Iman, è un neo-giudice di circa cinquanta anni, interpretato da Missagh Zareh.
“Il seme del fico sacro” è un film drammatico del 2024 diretto da Mohammad Rasoulof, una co-produzione tra Iran, Francia e Germania. La pellicola ha ottenuto riconoscimenti internazionali, tra cui il Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes e una candidatura all’Oscar come Miglior Film Internazionale per la Germania.
La trama segue Iman, un avvocato promosso a giudice istruttore presso il Tribunale Rivoluzionario di Teheran durante un periodo di intense proteste popolari. Mentre Iman si immerge nel suo nuovo ruolo, la sua famiglia—la moglie Najmeh e le figlie Rezvan e Sana—si trova coinvolta nelle manifestazioni, sostenendo il movimento “Donna, Vita, Libertà” nato dopo la morte di Mahsa Amini nel 2022. La scomparsa dell’arma di servizio di Iman innesca una crescente paranoia, portandolo a imporre restrizioni sempre più severe in casa e mettendo a dura prova i legami familiari. Il film intreccia abilmente scene di finzione con immagini reali delle proteste, offrendo una critica incisiva al regime iraniano e alle sue dinamiche oppressive.
Il titolo “Il seme del fico sacro” utilizza il fico come potente simbolo: una pianta che cresce avvolgendo e soffocando gli alberi a cui si aggrappa, rappresentando metaforicamente un regime che opprime la società iraniana. La pellicola esplora temi di potere, oppressione e resistenza, sfidando lo spettatore a riflettere sulle diverse forme che la resistenza può assumere nel contesto sociale.
Girato clandestinamente per eludere la censura, il film è stato realizzato in gran parte in interni, con alcune scene esterne riprese fuori Teheran e l’uso di materiale d’archivio per le sequenze cittadine. Nonostante le difficoltà, tra cui la condanna di Rasoulof a otto anni di carcere durante la produzione, il regista è riuscito a completare il progetto e a presentarlo al Festival di Cannes, dove ha ricevuto l’acclamazione della critica.
“Il seme del fico sacro” non è solo un racconto sull’oppressione, ma un invito a meditare sul concetto di potere e sui diversi modi in cui la resistenza può manifestarsi nel tessuto sociale. La pellicola è stata distribuita nelle sale italiane a partire dal 20 febbraio 2025.

I nostri consigli cinematografici
Per chi intende ampliare le proprie conoscenze riguardanti il cinema di resistenza, vale la pena considerare alcuni film iraniani capaci di trasmettere con profondità i messaggi legati a storia e lotta per la libertà. A tal proposito emerge notevolmente nel panorama cinematografico l’opera dal titolo Una separazione, realizzata da Asghar Farhadi; questo lungometraggio affronta in maniera articolata le complesse interazioni tra individui nel contesto socioculturale opprimente dell’Iran contemporaneo. In aggiunta ai classici suggeriti, va tenuta in forte considerazione anche la produzione della Nouvelle Vague iraniana: questo movimento artistico ha visto affermarsi figure emblematiche quali Abbas Kiarostami, riconosciuto universalmente per aver reinventato le modalità narrative tradizionali all’interno del medium cineoperatorio. Non si può inoltre sottovalutare l’importanza de Il cerchio, diretto da Jafar Panahi; questa pellicola offre uno sguardo critico sulla situazione delle donne nell’Iran odierno e si distingue per il suo approccio audace.