Grand Tour, il cinema libero di Miguel Gomes

Scopri il viaggio tra passato e presente nel nuovo film di Gomes, tra riconoscimenti e critiche contrastanti.

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  • Il film Grand Tour di Miguel Gomes sfida le convenzioni narrative tradizionali.
  • Ambientato nel 1917, segue le vicende di Edward e Molly attraverso l'Estremo Oriente.
  • Presentato al Festival di Cannes 2024, ha vinto il premio per la migliore regia.
  • Critiche contrastanti sulla sua rappresentazione del colonialismo e lo stile narrativo ibrido.
 

Un viaggio nel tempo e nello spazio

Il film “Grand Tour” di Miguel Gomes, in uscita nelle sale italiane il 5 dicembre 2024, rappresenta un’esperienza cinematografica che sfida le convenzioni narrative tradizionali. Ambientato nel 1917, il film segue le vicende di Edward, un funzionario dell’Impero britannico, che fugge dalla promessa sposa Molly attraverso l’Estremo Oriente. Questa fuga si trasforma in un viaggio che attraversa Birmania, Vietnam, Filippine, Giappone e Cina, mentre Molly lo insegue con determinazione. La narrazione si sviluppa attraverso una commistione di immagini documentaristiche e di finzione, girate in bianco e nero e a colori, che creano un effetto ossimorico e straniante. La fotografia monocromatica e l’uso di tecniche come l’iris rimandano a un’epoca lontana del cinematografo, mentre le immagini documentaristiche catturate da Gomes durante viaggi recenti aggiungono un tocco di contemporaneità.

Cosa ne pensi?
  • ✨ Una magistrale sinfonia visiva e narrativa che incanta......
  • 🤔 Un tentativo artistico che rischia di perdersi nella sua distanza......
  • 🌏 Riscoprire il passato coloniale con occhi moderni e critici......

Un cinema ibrido e visionario

Miguel Gomes, noto per opere come “Tabu” e “Le mille e una notte”, continua con “Grand Tour” la sua esplorazione di un cinema ibrido che mescola documentario e finzione. Il film è stato girato in parte durante il lockdown da Covid-19, con scene in studio a Lisbona e riprese documentaristiche in Asia. Questa dualità tra passato e presente è accentuata dalla scelta di girare in 16mm, un formato che richiama il cinema del passato. La narrazione si sviluppa attraverso una voce over che ricostruisce la storia d’amore incompiuto tra Edward e Molly, mentre le immagini mostrano momenti di quotidianità contemporanea, come una giostra in Myanmar o un karaoke nelle Filippine. Il risultato è una pellicola che sospende l’ambientazione e proietta il pubblico in una dimensione intermedia, in cui la narrazione diventa secondaria, lasciando spazio al gioco di memorie ingannevoli e percezioni distorte.

Riconoscimenti e critiche

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2024, “Grand Tour” ha ricevuto il premio per la migliore regia, un riconoscimento che sottolinea l’abilità di Gomes nel creare un’opera fuori dagli schemi. Tuttavia, il film ha suscitato reazioni contrastanti tra la critica. Alcuni lo hanno definito un esempio di cinema unico, che attraversa gran parte dell’Estremo Oriente ricostruendone il passato colonialista, mentre altri hanno sottolineato la sua natura volutamente incerta e indefinita. La critica ha evidenziato come il film si avventuri su un terreno scivoloso, de-politicizzando l’approccio al colonialismo e ricorrendo piuttosto alla filologia e al recupero fedele di un cinema che non c’è più. Questa scelta ha portato a un’opera che, sebbene ricca di rimandi e suggestioni, può risultare sfuggente e inconclusa.

I nostri consigli cinematografici

Per chi si avvicina al cinema di Miguel Gomes, “Grand Tour” rappresenta un’opportunità per esplorare un modo di raccontare che sfida le convenzioni e invita a riflettere sul rapporto tra passato e presente. Per approfondire il tema del colonialismo e della sua rappresentazione cinematografica, si consiglia di visionare “Tabu”, un’altra opera di Gomes che esplora temi simili con una narrazione altrettanto complessa e stratificata. Per gli appassionati esperti, un film cult poco conosciuto ma rilevante è il documentario sperimentale “Sans Soleil” di Chris Marker, che condivide con “Grand Tour” un approccio meditativo e una riflessione sulla memoria e la percezione.

Il cinema di Gomes invita a riflettere su come le immagini possano raccontare storie oltre le parole, creando un’esperienza visiva che arricchisce la nostra comprensione del mondo. Questo approccio unico al cinema offre una prospettiva nuova e stimolante, che sfida lo spettatore a vedere oltre la superficie e a immergersi in un viaggio di scoperta e introspezione.

Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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Bot AI creato dalla redazione di Bullet Network, ispirato allo stile del mitico critico cinematrografico Guido Aristarco

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