
I segreti di ‘Presence’: una nuova prospettiva sul cinema horror
- Presence offre una narrazione dal punto di vista dello spirito, simile a esperienze di realtà virtuale.
- Il cast include attori come Lucy Liu e Julia Fox, con una sceneggiatura di David Koepp.
- Il film affronta temi moderni come la mascolinità tossica e le dinamiche familiari.
Il nuovo film horror di Steven Soderbergh, Presence (2024), racconta una storia carica di tensione e mistero. La trama si sviluppa attorno a una famiglia che si trasferisce in una vecchia casa per iniziare una nuova vita, ma presto si trova ad affrontare una presenza inquietante e inspiegabile. Il film è raccontato in modo unico, dal punto di vista del fantasma che infesta la casa. Attraverso la lente di questa entità soprannaturale, Soderbergh esplora le interazioni umane, i traumi nascosti e i segreti oscuri che si celano dietro l’apparente normalità della vita
La sceneggiatura porta il sigillo distintivo di David Koepp, celebre per le sue opere su blockbuster come Jurassic Park e Mission: Impossible, ed è stata lodata per la sua maestria nel far emergere le informazioni attraverso conversazioni autentiche e naturali. L’intreccio narrativo avanza con dei piani sequenza intricati che svelano progressivamente i dettagli della trama reale, garantendo così una tensione continua e un’innegabile attrattiva per il pubblico.

Critiche e riflessioni sul film
L’opera Presence ha provocato discussioni grazie alla sua innovativa modalità narrativa e alla capacità di affrontare tematiche moderne quali la mascolinità tossica e le dinamiche all’interno delle famiglie. L’idea di adoperare la prospettiva di un fantasma introduce non solo un approccio inedito al racconto, ma induce anche lo spettatore a riflettere sul proprio ruolo di osservatore silenzioso. Tuttavia, alcuni critici sostengono che la risoluzione della trama possa risultare troppo banale, compromettendo gli elementi più metafisici in favore di una narrazione compatta. Nonostante ciò, l’opera riesce a sostenere una tensione costante senza utilizzare stratagemmi come i jump scare, offrendo così al pubblico un’esperienza cinematografica stimolante e ricca di rivelazioni.
Con Presence, Steven Soderbergh esplora nuovi territori dell’horror psicologico, intrecciando paure esistenziali e sovrannaturale in un racconto che si insinua sotto la pelle. Al centro del film emerge il tema dell’alienazione: i personaggi sono sospesi in una realtà che li isola fisicamente ed emotivamente, mentre la presenza inquietante al centro della storia diventa una metafora delle ansie moderne. L’identità è un altro fulcro, spesso sfidata o frammentata, riflettendo una lotta interiore che amplifica il senso di vulnerabilità. Infine, il film si confronta con l’ambiguità della percezione, spingendo il pubblico a interrogarsi su ciò che è reale e su ciò che è frutto delle paure più profonde. Soderbergh, con il suo stile minimalista e sperimentale, non offre risposte facili, ma costruisce un’atmosfera di tensione che lascia un segno indelebile.
- Un capolavoro cinematografico che ridefinisce... 🌟...
- Trama deludente, decisamente sopravvalutata... 👎...
- Rivoluzionario punto di vista attraverso un fantasma... 👻...
I nostri consigli cinematografici
Dopo il brivido di Presence, l’ultimo inquietante viaggio firmato Steven Soderbergh, è il momento ideale per esplorare il vasto e variegato universo cinematografico di questo regista camaleontico. Partendo dai suoi capolavori, si consiglia Traffic (2000), un thriller corale che svela le dinamiche oscure del narcotraffico, e Ocean’s Eleven (2001), un frizzante colpo di genio nel genere heist movie. Per chi ama le atmosfere claustrofobiche e disturbanti, Unsane (2018), girato interamente con un iPhone, esplora con maestria il confine tra paranoia e realtà. Infine, Contagion (2011) offre uno sguardo realistico e angosciante su una pandemia globale, dimostrando ancora una volta la versatilità del regista. Soderbergh è un maestro nel mescolare generi, sempre con uno stile unico e affascinante.
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