Guylum Bardot classifica 2012

jack

Sarebbero gli album del 2012 che ci sono piaciuti di più, più o meno. Pochi gli album in comune (Andy Stott, Four Tet, d’Eon, Kendrick Lamar) il che conferma l’attitudine irremediabilmente eclettica della setta Guylum Bardot.


 

Qbic

 

Gonzales+_GB19055Gonzales – Solo Piano II
Ricordo che l’annuncio di questo album mi scatenò una reazione paragonabile a quella di una quindicenne alla notizia di un concerto degli One Direction nella propria città. Chilly Gonzales si riconferma il mio Gesù personale del pianoforte contemporaneo, ancora a metà fra il minimalismo e la stravaganza, l’eleganza compositiva e l’ostentazione del talento. Album incredibilmente ricco – più votato allo scherzo e ai voli jazzistici rispetto al suo predecessore – pur nella sua semplicità, quella del pianoforte. D’altronde, nelle parole di Gonzales stesso: “Although they say the piano can create the most colours of any instrument, it is actually black and white, much like an old silent movie.”
White Keys

Four Tet – Pink
In quanto semplice raccolta di materiale rilasciato nel corso di qualche anno, ciò che dispiace di quest’album è la mancanza di un progetto d’insieme. Pecca più che accettabile stando alla qualità delle tracce qui contenute. “Ocoras” e “Pinnacles” possono bastare come esempi del genio di Four Tet, maestro indisscusso nel dar vita a una eccellente summa di tutto ciò che l’elettronica è stata, ed è, da vent’anni a questa parte.
Ocoras

Brian Eno – Lux
Il ritorno ai fasti della serie “Music for Airports”. Nulla di incredibilmente innovativo, si direbbe, però utile a ricordarci che se si è alla ricerca di ambient “hardcore” di prima qualità, l’unico nome possibile resta, a decenni di distanza, quello di Brian Eno. Non poteva sbagliare, non ha sbagliato.
Lux 2

Frank Ocean – Channel ORANGE
Sarà una roba da ragazzine, sarà una roba un po’ emo, ma a questo simpatico bisessuale strafatto e depresso, questo fratello minore un po’ disturbato (ma non così disturbato come i suoi colleghi della cricca OFWGKTA) di Kanye West piace non poco. Grazie alle sue capacità puramente musicali e liriche, al suo desiderio di dare un senso completamente nuovo all’hip hop e alla sua indiscutibile efficacia espressiva (che piaccia o meno cosa esprima non ha importanza), Frank Ocean può essere facilmente apprezzato anche da chi non ha alcun interesse per il genere.
Pyramids

John Talabot – fIN
Revival anni ’80 ma non sembra. In realtà, riuscitissima miscela di elettronica da cassa pesante, droghe varie (ipnotici, sedativi, stimolanti vari) e tribalismo imperante. Roba buona.
Missing You

Simian Mobile Disco – Unpatterns
Ogni volta che mi accingo ad ascoltare una nuova uscita dei SMD, recito una preghiera preparatoria. Prego il dio dei sintetizzatori che l’ultimo album sia non dico esattamente, ma quasi buono quanto quel dannato capolavoro che fu (nel lontano 2007) l’esordio “Attack Decay Sustain Release”, e non una scialba raccolta di manierismi vari, di pregevole fattura ma banali. Con Unpatterns non posso certo dire di aver visto esaudita la mia preghiera. Ciononostante, è un album ottimo: perfettamente calibrato, variegato, estremamente divertente.
Seraphim

Shackleton – Music for the quiet hour / The Drawbar Organ EPs
La vetta maturativa del nostro beniamino britannico, ormai ufficialmente il più affermato e fidato organizzatore di viaggi della mente. Una raccolta che dà l’impressione di essere più cerebrale e cesellata rispetto alle precedenti opere, tutto a vantaggio delle atmosfere e immagini evocate che mai come ora sono state così ricche, tremende, spettacolari. Finché c’è Shackleton, i nostri incubi sono al sicuro.
Touched

Andy Stott – Luxury Problems
La novità dell’ultimo album di Andy Stott, altro maestro (insieme allo stesso Shackleton) dell’angoscia sonora, è l’introduzione di elementi vocali. La scelta non poteva essere più azzeccata, l’effetto multisensoriale di caduta nell’abisso è perfettamente reso, la violenza non è mai stata tale. Anche in questo caso, la sua migliore opera.
Sleepless

Mala – Mala in Cuba
Che album incredibile. Triste pensare come questo sia con buona probabilità il canto del cigno di un genere, il dubstep “classico”, che ha avuto passati gloriosi (in Mala uno dei massimi esponenti) e dei discendenti piuttosti cretini. Bando alla nostalgia, parliamo di “Mala in Cuba”. Ah sì, incredibile. Messa giù banalmente, si tratta della contaminazione dei tempi dub con i ritmi e i suoni di Cuba. Per elaborare un po’: da ascoltare, subito.
Cuba Electronic


 

Mongodrone

 

dylanDylan Ettinger – Lifetime of Romance
Lui è un po’ il compagno delle medie del banco davanti un po’ cicciobombo, che poi lo rivedi dopo 10 anni e scopri che è un genio della musica hypnagogica, qualsiasi cosa voglia dire. Due anni fa faceva droni a bassa fedeltà, nostalgico dei corrieri cosmici tedeschi; adesso invece è spuntato con un synth pop psichedelico, un po’ Sun Araw un po’ blade runner un po’ coldwave. In una foto l’ho visto suonare persino la tastierina che mi sono comprato di seconda mano senza aver mai imparato a suonarla.

TOY – TOY
Di solito non sono un appassionato delle new sensation britanniche, ma questi sono un compendio di tante cose che vanno anche oltre i confini della terra d’Albione (quanto odio quest’espressione, ma se non la scrivevo non lo potevo dire); noti fin dall’inizio che ne hanno ascoltato parecchio di kraut-rock. Tutto il disco sa di “quel già sentito ma con personalità”, che a volte riesci a individuarne il punto di partenza (neu, velvet, sonic youth, un gruppo indie-pop a caso) e a volte ce l’hai sulla punta della lingua ma non ti viene proprio.

Madalyn Merkey – Scent
Elettronica un po’ irreale, sembrano esperimenti vintage di qualche laboratorio anni ’60, e invece no, è solo hypna del 2012 che però ti teletrasporta nel vuoto zen oltre il quinto mondo Hasselliano. Non so se c’entri il fatto che lei è una fiiimmina, ma i suoi suoni sembrano caldi, rilassanti. Forse usa le onde binaurali. Provatela con qualche sostanza psicotropa, fatelo anche per me.

Dustin Wong – Dreams Say, View, Create, Shadow Leads
Questo disco sarebbe perfetto, se durasse 5 tracce in meno. Chitarra pizzicata, minimalismo, ripetizione, in decine di variazioni e crescendi. Più bravo di McGuire degli Emeralds, secondo me.

Dead Can Dance – Anastasis
Va beh, ad alcuni il loro ritorno sarà sembrato un po’ troppo fotocopia del passato, ad altri pare più sensuale. Non saprei, ma il fascino è quello.

Tim Hecker & Daniel Lopatin – Instrumental Tourist
L’unione dei loro due stili mi piace, Oneohtrix dà quel tocco di surrealismo ed esotismo in più alle atmosfere di Hecker.

Sand Circles – Motor City
Ambient-elettronica dal beat post-apocalittico, sempre dal retrogusto eighties. Volendo ci si può sentire dentro anche i Boards of Canada.

Hidden Orchestra – Archipelago
Mai avrei detto che avrei ascoltato un’unione di trip hop e musica da camera, ma questa è fatta bene, anche quando fa partire un basso tamarro lo fa con stile.

Andromeda Mega Express Orchestra – Bum Bum
Il premio della critica per il disco più originale va a quest’orchestra tedesca di innumerevoli elementi, tra musica jazz e classica, collage e campionamenti che spaziano dalla bossanova all’avanguardia all’hip hop alla musica da telefilm o ai rumori di videogiochi, il tutto con piglio scanzonato, anzi direi proprio fuori
di melone.

Zelienople – The World Is a House on Fire
Lo slowcore-ambient di questi americani non delude mai; chi ha amato i Labradford e Pan American dovrebbe continuare con le loro nenie striscianti su lunghi tappeti di droni malinconici.


 

Syn

 

swansAlio Die – Deconsecrated And Pure
idiofoni che si muovono leggeri e voci gregoriane che si perdono in una cattedrale dai molti metri quadri. L’ambient dell’italiano Alio Die ha una unicità e purezza del suono come pochi. Approvato per ogni uso stagionale.

d’Eon – Music For Keyboards Vol. III
L’orchestra midi che suona fragorosa tra senso della tradizione e sintetizzatori digitali. Casuale e piacevolissima scoperta che rappresenta, nella sua semplice impostazione, una novità certa.

Fennesz – AUN
Album colonna sonora per un cortometraggio orientale, è ad ogni modo Fennesz. Assolutamente non reclamizzato e solo in parte apprezzato. E’ la sua musica che incontra una delle più belle libertà elettroniche e sognatrici. Dura per molti ascolti.

Swans – The Seer
Forse l’album capolavoro dell’anno. Forse quello più complesso, forse il più lungo, forse il più noioso. Si propende fortemente per la prima soluzione.

Soap&Skin – Narrow
Poche ma intense composizioni, intarsi di elettronica in mezzo alle tonalità più (o)scure della giovanissima cantante e pianista austriaca. Parliamo di una spontanea ed inafferrabile meraviglia che dura poco e si fa continuamente desiderare.

Kendrick Lamar – Good kid, m.A.A.d city
KENDRICK LAMAR


 

Mckenzie

 

billfay_lifeispeopleUna piccola premessa è più che necessaria: il 2012 ci siamo detti è stato anno magro, con poche emozioni, e allora confermo fin da subito questo sentimento generale. E però c’è da dire che guardando bene io 10 album son riuscito a trovarli e vi dirò che i primi 3 li considero davvero belli-belli: questi attraverseranno il tempo. Per quelli tra la posizione 4 e 7 diciamo che sono album “belli nella media” e gli ultimi tre sono chicche interessanti (per chi se le vuole cercare).

10) Claro Intelecto – Reform Club: mi scopro sempre più amante della techno in tutte le sue declinazioni; qui siamo in territori molto dance-oriented, con crescendo mucho coinvolgenti. Still Here il pezzone.

9) Retina.it – Descending Into Crevasse: c’è un romano, tale Alessandro Tedeschi, che ama così tanto il freddo, il ghiaccio e la neve che non solo viaggia spesso in scandinavia, ma ha fondato anche un’etichetta di nome Glacial Movements che pubblica solo musica ambient-isolazionista, da escursioni polari. L’idea è magnifica e la musica anche. Purtroppo non facili da trovare in rete (andrebbe supportato e lo farei se avessi un lavoro). Al momento ho ascoltato un paio di anni fa il bellissimo The Art Of Dying Alone di bvdub e quest’anno questo dei Retina.it. Uno di quei dischi che ti fanno viaggiare fuori e dentro di te insomma.

8) Peter Blegvad & Andy Partridge – Gonwards: questa è la vera chicca dell’anno. Blegvad era uno degli Slapp Happy e quindi ha suonato per anni con quella strana cosa che erano gli Henry Cow; è un cabarettista geniale prestato alla musica. Partridge è sostanzialmente gli XTC. Ne hanno viste e fatte di cose questi due, insieme compongono questo che potremmo definire un delizioso scherzetto ma con una perizia e una sonorità tanto fresca e coinvolgente da far invidia a tutti i giovinastri in circolazione. Diciamo pop non facile.

7) David Byrne & St. Vincent – Love This Giant: è superfluo dirlo lo so, ma forse ogni tanto non fa male ripeterlo: DB coi Talking Heads ha fatto cose delle quali dovremmo essere grati forse per l’eternità e quindi si ama per forza; St. Vincent è una giovane (e assai bella) promettente musicista a tutto tondo che ha già prodotto album interessanti. Insieme fanno un disco di Pop (con la p maiuscola) molto solare, pieno di fiati che ti fanno muovere il sedere (ci sono anche gli Antibalas in qualche pezzo). Avrebbero potuto fare ancora di più però.

6) Andy Stott – Luxury Problems: Stott si conferma il grande uomo della techno contemporanea, qui molto eterea, con voce femminile angelica a far da contrasto. Mi è piaciuto molto ascoltarlo in cuffia camminando per il centro storico di Napoli in giornate fredde e grigie; particolarmente godurioso entrare in una antica chiesa e trattenere a stento il battito del piede.

5) Vladislav Delay – Kuopio: e vabè, di lui vi ho già detto a sufficienza.

4) John Foxx And The Maths – Evidence: anche di lui vi ho già parlato quest’anno, ma prima di ascoltare questa sua ultima fatica. Ed è incredibile constatare come, ad oltre sessant’anni, quest’artista abbia ritrovato tanta freschezza e sia ancora così abile nel creare prodotti ricercati ma anche di facile ascolto. Il synth-pop è solo la base, gli umori sono molteplici e diversi brani sono di alto livello.

3) Kendrick Lamar – good kid, m.A.A.d. city: disco ascoltato da poco grazie al suggerimento di syn ma schizzato subito sul podio. E’ da qualche anno che adoro tutto ciò che è fortemente funky nell’umore e questo lo è fino al midollo. E poi che dire della produzione incredibile di Dr. Dre?! Una sequela di pezzi da sturbo (le mie preferite sono la 4 e la 5) e in più il tutto costruito come racconto filmico di vita del ghetto (certo trita come trama; inoltre c’è da riferire che è solo di pochi mesi fa un progetto molto simile dell’inglese Plan B che il film l’ha fatto sul serio e da deus ex machina ci ha recitato, ne ha curato la regia e ovviamente la colonna sonora, tra l’altro non male affatto, Ill Manors). Sicura nuova promessa e superstar dell’hip-hop, se penso che KL ha un anno meno di me non posso che dire: “vorrei la pelle nera”, quella di Kendrick Lamar.

2) DEEPChord presents Echospace – Silent World: anche questo dovrebbe essere un progetto filmico (di tipo avanguardista-concettuale mi sa) curato dagli stessi autori-produttori delle musiche, ma non sono riuscito a scovare quasi nulla in merito. Almeno però ho trovato questa colonna sonora di magnifica ambient-dub techno. Da ascoltare tutto d’un fiato; senza respirare. Mantrico.

1) Bill Fay – Life Is People: il capolavoro di quest’anno; il buono e perfetto dono da fare e da farsi. Bill Fay non lo conoscevo per niente! ma pare sia stato per un periodo un folksinger drakeiano (nel suo stesso periodo, primissimi ’70); poi è scomparso per decenni e infine rieccotelo con un disco profondo-intenso-umano-viscerale-poetico. E’ così commovente e credibile il candore di questo (ormai) vecchietto quando ti parla dei miracoli che si scovano nelle piccole cose che non puoi fare a meno di credergli. Lo vorrei come nonno che mi da i soldi per natale.

E, immancabile, la postilla: mi va di citare altri tre album non da top 10 ma che possono incuriosire qualcuno: Ways To Forget dei Clock Opera, cazzuto nuovo gruppo britannico pop-rock; Anabasis dei Dead Can Dance, perché se vi piacciono da anni qui non deludono e Hirundo Maris di Arianna Savall & Petter Udland Johansen, una preziosissima perla di musica folk medioevale suonata da due bravissimi musicisti per la ECM.


 

Finegarten

 

1349172980_coverLa musica migliore che ho sentito nel 2012 è quasi tutta del 2011 o di cento anni prima, tranne nove eccezioni, che qui di seguito riporto.

1) Godspeed You! Black Emperor – ‘Allelujah! – Don’t Bend – Ascend
perché credo di essere l’unico o uno dei pochi a considerarlo l’ennesimo capolavoro di uno di quei gruppi che mi hanno effettivamente aperto mente e cuore e anche perché quando esce un loro album, dopo averlo scaricato, sento l’esigenza di andarlo a comprare in un negozio, come quando ero giovane e ancora non perdevo i capelli ma il mondo era già in fiamme e io facevo lo sgambetto ai pompieri.
Mladic

2) Enrico Ruggeri & Elio Rosolino Cassarà – Musteri Hinna Föllnu Steina
astrazioni che diventano carne, pietre che cadono, pulviscolo atmosferico: dipende da come lo prendete, ma su questo ho già delirato abbondantemente, comunque grazie enrico e grazie elio, veramente.
Kobold

333) Raime – Quarter Turns Over A Living Line
l’ebbrezza di prendere droghe che ti fanno provare la paura di morire mi è passata, ma è rimasta la voglia di aumentare il volume al massimo proprio durante i pezzi che sembrano farti più male che bene, fino a far tremare il tettuccio della macchina e doverti fermare a controllare se la marmitta c’è ancora.
Passed Over Trail

4) Ghedalia Tazartes – Coda Lunga
perché è più economico di ryanair.
Shy

5) Andy Stott – Luxury Problems
problemi di lussuria decisamente non ne ho. andy stott introduce una voce, un canto di una sirena fantasma, da sentire mentre si cade lentamente nel maelstrom. leggermente inferiore al precedente capolavoro, ma sempre di altissima qualità. da ascoltare solo con le cuffie o con impianti termonucleari portatili.
Hatch the Plan

6) d’Eon – Music For Keyboards Vol. III
perché finalmente arriva qualcosa che mi sorprende. ed è tutto l’insieme: quella faccia un po’ così, la minuscola all’inizio, quei suoni che veramente non ti aspettavi. bellissimo e inaspettato.
Symphony no.1

7) Four Tet – Pink

ha già detto tutto qbic sopra, ma sarebbe da ricordare anche solo per locked, capolavoro.
Locked

8) Sun Araw & M. Geddes Gengras Meet The Congos – Icon Give Thank
prima del 17 ottobre ogni tanto sentivo il bisogno di rilassarmi. avendo dovuto rinunciare a droghe leggere, alcol e rapporti sentimentali, pezzi come invocation mi aiutano a farlo. e sì, è una top 8: a dieci non ci sono arrivato.
Invocation

9) Ergo Phizmiz – Eleven Songs
Ergo.
The Rock Song of J. Alfred Pruflove


Lasernews ce lo siamo persi in Cina. Se qualcuno lo trova lo raccolga e ce lo spedisca, per favore. Indirizzo: “Ai residenti”.

Classifiche precedenti: 2011, 2010, 2009, 2008

25 thoughts on “Guylum Bardot classifica 2012”

  1. da vera setta autoreferenziale vogliamo intavolare una discussione su le convergenze/divergenze tra i nostri ascolti? lo so che la vostra risposta e no e anche per me è no. però, l’avrete capito, sono logorroico (nella scrittura) e un paio di cose ve le scrivo: @Qbic: ho cercato per parecchio il disco di Shackleton e se l’avessi trovato chisà che non finiva anche da me in classifica. Potresti passarmelo? @Mongodrone: concordo con la scelta De.Ca.De., i TOY invece mi hanno un po deluso, cioè sì belli, citano il krautrock ma sono più cazzuti i Clock Opera. @Syn, ho ascoltato anche io Alio Die e sono pienamente d’accordo, grande disco, non l’ho citato perché ho preferito quei Retina.it, ma siamo sugli stessi livelli, gli Swans hanno fatto un disco mostruoso ma forse troppo indigeribile; è vero dovrei ascoltarlo più di una volta e mezza ma per il momento non ce la faccio @tutti: Four Tet l’ho ascoltato e (lo so che era una raccolta) ma ha fatto cose troppo superiori e questa è stata la motivazione della mia esclusione.Tutti gli altri dischi proverò a cercarli ed ascoltarli, almeno per il 2013, per il resto, essendo il mio primo anno vorrei con commozione ringraziarvi per la mia inclusione in questa setta senza nemmeno lo scomodo di riti satanici e/o assunzione di urine et similia. con la promessa di farmi curare questa logorrea, vi saluto e abbraccio.

  2. io four tet ce lo metto principalmente per locked. troppe passeggiate col cielo grigio fatte con quel pezzo nelle orecchie per non metterlo in una lista del meglio del 2012.

    i riti satanici arrivano al decimo post, quindi preparati. dovrai imparare a memoria il testo di guylum bardot dei residents AL CONTRARIO.

  3. disattendo subito la mia promessa con una proposta: una piccola appendice con i “state lontano da”, gli album da non ascoltare del 2012: per me Scott Walker con Bish Bosch, perché abbiamo capito che è concettuale e magari stracarico di alta cultura, ma quale cazzo può essere il momento di ascoltare una cosa del genere?! mi taccio.

  4. Concordo su “Locked”, è una canzone che ho usato mentre giravo Parigi su una bicicletta. Indimenticabile.

    E concordo anche col giudizio di mckenzie su Scott Walker, personalmente non trovo nessun piacere, giovamento o altro cazzo dall’ascolto di Bish Bosch. Però si sa, anche nella musica bisogna costruire delle elite per sentirsi su un gradino superiore. Io continuo a preferire la pelle nera di Kendrick Lamar e trasgredirei la Bossi-Fini per farlo sostare a casa mia.

    p.s. secondo me se si mettono i Residents al contrario esce fuori un album di Tiziano Ferro.

  5. 1. ursprung – ursprung
    sorprendentemente, dopo lo scorso anno popolato dai vari arp e juergen muller ed emeralds, la nuova kosmische non ha cagato il cazzo. vabbè che se fosse stato meno che molto bello non sarebbe uscito dalla dial records, ma unisce innovazione e longevità, cosa che si può dire di assai pochi dischi recenti. mentre mi teneva ininterrottamente col cranio tra le cuffie, mi venivano in mente, per dire, i kraftwerk, schulze, gottschling e allo stesso tempo pure gli alog e i books.

    2. raime – quarter turns over a living line
    non delude. i due sono riusciti a portare avanti il minimalismo tribale e spigoloso dei primi ep, lo hanno arricchito e raffinato per arrivare ad una desolazione da western urbano fatto di coltelli, nebbia, giacche nere e tutte queste cose ricchione che immaginano i melomani di blogspot. ad maiora.

    3. incapacitants – zashikiwarashi effect
    ineccepibile. pare sia un inedito del 1996 ma è effettivamente uno dei migliori dischi usciti nel 2012. la pubblicazione (ennesima etichetta svedese) conferma che il nord europa è l’ultimo baluardo della conservazione del japanoise dei tempi d’oro. performance straordinariamente densa e bassa, leggermente diversa dai lavori più celebri degli incapacitants e senz’ombra di dubbio in grado di farvi cestinare quella decina di cagate di wolf eyes che tenete ancora nei download.

    4. phantom ghost – pardon my english
    altra uscita dial, e non è elettronica. già questo basterebbe per concedergli qualche ascolto, il fatto è che anche se parrebbe una buffonata da upper-class twits della musica, non è affatto male. scheletro semplice di pianoforte con notevoli incursioni di violoncello, e soprattutto testi intelligenti, ironici e tristi… a metà tra dei wilco meno lagnosi e dei magnetic fields meno gay.

    5. robin the fog – the ghosts of bush / f.c. judd – electronics without tears
    non so quale dei due lasciar fuori da questa scarna classifica. da una parte c’è una delle poche raccomandazioni di simon reynolds di quest’anno che non abbia a che fare con i suoi libri e col marxismo del dancefloor (cose che non essendo io né un inglese laureato in economia né facendo parte di quella che Bunk Moreland chiamò ‘club trash’, posso solo apprezzare e comprendere marginalmente), e che per essere un tardo disco hauntologico si difende bene, date le autorevoli fonti dell’artista e la benedetta essenzialità del lavoro; mentre invece la raccolta ‘electronics without tears’ di f.c. judd è la ‘real thing’, la ‘robba genuina’, una raccolta di inediti di un pioniere della musica sperimentale che include sia microrazioni di cibo cerebrale per i geni della prossima decade sia tracce più lunghe apprezzabili da noialtri con i capelli sporchi, le cuffie e il pallore da ritiro sociale.

  6. rientro in entrambe le categorie, quindi clicco con gioia. ma si potrebbe fare anche un bel rar da mettere su mediafire con il meglio del meglio, un riassuntone. il problema è che molti pezzi sono troppo grossi, poi ci penso

  7. io come tradizione dal 2009 sono in fase di preparazione, anzi ho quasi ultimato il best of dei pezzi migliori dell’anno, con tanto di mixata dei brani e copertine photoshoppate (due cd); se mi guidate potrei farne un rar e condividerlo con voi. e poi (da notare la maniacalità) a tempo perso (sono in casa con l’influenza a due giorni dalla seduta di laurea, invidiatemi) ho realizzato una serie di compilation (più o meno una per ogni lettera dell’alfabeto corrispondente all’iniziale del nome degli artisti presenti) che pure vorrei condividere con voi (brani di tutte le epoche e senza nessun criterio di compilazione) ma senza okkupare il sito; penso a come fare e accetto suggerimenti in merito, se a qualcuno interessa.

  8. beh abbiamo il tumblr, mi sembra il posto adatto dove piazzare tutte queste meraviglie che stai preparando. ti aggiungo, se capisco come si fa. cioè puoi mettere tutto su mediafire e zippyshare e poi su tumblr i vari link. a me mi – si dice, si dice – mi fai felice.

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