The Weeknd – Thursday

Album dell’anno, nel caso l’anno fosse di 6 mesi, sì dai 6 mesi, questo album riesce a coprirli più o meno.
Non so come descriverli, ci potrei provare ma sconfinerei in termini poco appropriati. Quindi meglio dire che potete ottenere questo risultato mescolando: pop + campionamenti come capitano + suoni un pò gay + R’n’B + mtv delle 7 di mattina. Stupendi.

Scoperti grazie a Pitchfork che ha etichettato come “best new music” il loro singolo “Lonely Star”. Con questo però non voglio implicitamente consigliare di leggere le recensioni di Pitchfork.

Quindi in conclusione Album dell’anno di 6 mesi, ed interamente ascoltabile qui sotto, senza troppi sbattimenti.

 

The Weeknd – Thursday by The_Weeknd

The Field – Looping State of Mind


No, non ci siamo lasciati sfuggire davvero nulla di questo artista che compone techno minimal (forse solo questo recente remix).

Stiamo parlando di The Field, il nostro Campo, per i familiari in Svezia Axel Willner, ossia il ragazzo che meriterebbe il posto d’onore alla console di tutte le discoteche del mondo.
Il suo modo di comporre è stato chiaro fin dagli inizi: prendere pochi secondi da qualche canzone, processarli e metterli in ripetizione. Dal suo album di esordio famosi i sample presi da Lionel Richie, Katy Bush, ColdplayFleetwood Mac.

Il 23 settembre uscirà il suo terzo album, ma L’Internet ha già provveduto a regalarcelo in anteprima.
Anche questa volta, come si può notare, la copertina non cambia. Ma l’album è lucidissimo e consolida oramai un suo personalissimo modo di fare musica. C’è chi dice più testa e meno cuore. In effetti in questo “Looping state of mind” non si trovano molti deragliamenti e sperimentalismi (forse una piacevole stranezza la si può ravvisare nella penultima canzone).
L’album parte con “Is This Power”, martellamento malato che pian piano avanza caricandosi di un giro di basso, le batterie sembrano sempre meno truzze e sempre più accurate. “It’s Up There” è amore a primo istante, e lo si capisce quando la canzone prende addirittura un’impronta kosmische musik, sostenuta dalla chitarra, denudata solo a fine brano. “Burned Out” è un lamento in loop che prosegue per diversi minuti, dal sapore di intermezzo. La successiva “Arpeggiated Love” fa scattare e molleggiare il corpo, è una canzone da parati con i battiti al punto giusto. La canzone che dà il titolo all’album, invece, è un incessante sogno ad occhi aperti, un loop che ci stende, e che progressivamente viene decorato con pochi synth, fino all’esaurimento. Forse, per alcuni 10 minuti saranno pochi. Ed ecco il penultimo brano, “Then It’s White”, che personalmente avrei posto a conclusione, perchè è una sequenza di un toccante pianoforte, ripetuta, con voci e lamenti che sembrano campionati da un vecchio manicomio. Non sembra una canzone di The Field, se non per i beats. L’ultima “Sweet Slow Baby” è un muratore che sta lavorando sotto il vostro appartamento, con i condomini che si lamentano.

Difficile azzardare paragoni e giudizi volanti col suo precedente, ma Looping State of Mind si rivela lentamente stupendo, ed è l’ideale compagno per andare a correre, sempre che non vi si bagni l’ipod di sudore, visto il periodo.
 
Articoli correlati: The Field Mix – This is so good it should be illegalYesterday and TodayThe More That I Do (Foals remix)
 
[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2011/08/02-The-Field-Its-Up-There_DEU671100156.mp3]
The Field – It’s Up There

 

Chemical Brothers – Hanna


Dopo l’ottimo Further pensavo di dover aspettare altri 10 anni per un album molto-più-che-valido dei Chemical Brothers. E invece è bastato andare al cinema il 14 agosto per vedere un film – scelto anche e soprattutto per assenza di valide alternative – e passare tutto il tempo a dire “troppo bello questo pezzo, quando torno a casa devo assolutamente acquistare legalmente la colonna sonora originale”, per poi scoprire nei titoli di coda che: “Music composed by Chemical Brothers”. Ah, ecco.
Il film si chiama Hanna ed è una strana commistione di varie cose, proprio come la colonna sonora, che va da melodie fiabesche pseudo-orientali inserite in contesti inquietanti (The Devils Is In The Details – micidiale, resta in testa) a potenti ed epici crossover tra elettronica e rock che ricordano un po’ i Muse (Container Park), fino a malinconici inserti ambient che colpiscono per classe e bellezza (The Sandman / Marissa Flashback).

[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2011/08/09-Marissa-Flashback.mp3|titles=09 – Marissa Flashback]
Chemical Brothers – Marissa Flashback