La dolce malìa di Julia Holter

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Classe ’84, artista, polistrumentista e cantautrice losangelina, dopo due album belli e acclamati, ha da poco pubblicato il suo terzo, Loud City Song, bellissimo.

Spiccano (ma sono quasi tutte di altissimo livello le canzoni) le due parti di Maxim’s:

Può non sembrare ad un primo ascolto ma è un disco che regala anche divertimento e in definitiva emozioni molteplici a volte contrastanti, come appunto la grande Arte sa fare. Una ragazza da tenere d’occhio insomma.

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Chiudo con un live radiofonico:

La corda tesa

Brano composto utilizzando i suoni di Windows Xp e 98:

[..] Ciò che si è detto in generale sulla capacità di un’arte di prendere un materiale grezzo, naturale, e di convertirlo, mediante selezione e organizzazione, in un medim intensificato e concentrato per la costruzione di un’esperienza, si applica con particolare forza alla musica. Attraverso l’uso di strumenti il suono viene liberato dalla definitezza che ha acquisito con l’associazione con la parola. Esso torna così alla sua qualità passionale primitiva. Acquista generalità, distacco da oggetti ed eventi particolari. Al tempo stesso l’organizzazione del suono effettuata attraverso la gran quantità di mezzi di cui dispone l’artista – una gamma forse tecnicamente più ampia di quella di qualsiasi altra arte eccetto l’architettura – sottrae al suono la sua usuale tendenza immediata a stimolare una particolare azione evidente. Le reazioni diventano interne e implicite, e così arricchiscono il contenuto della percezione invece di disperdersi in uno sfogo evidente. “Siamo noi in persona adesso la corda tesa, pizzicata e vibrante”, come dice Schopenhauer. (John Dewey)