Ma quale Sziget o Primavera Sound: Eurovision 2010, il festival che nessuno (o quasi) ha il coraggio di seguire

La cinquantacinquesima edizione dell’Eurovision/Eurofestival di Oslo non si tiene veramente a Oslo; per ragioni di spazio è stata spostata in un paesello vicino. Si farebbe quindi meglio a parlare non di Eurovision Oslo 2010, bensì di Eurovision Fornebu 2010, ma tant’è. La manifestazione canora più bizzarra e seguita del mondo, considerata un «natale gay di primavera» dalla comunità omosessuale internazionale per via dell’overdose di camp e glam che ogni anno trasuda dai teleschermi, ci ha abituati a ben altre stranezze.

Stavolta l’età media dei concorrenti si distacca solo di un’incollatura dalla fase pre-puberale: i più sono nati tra il 1987 e il 1992 e provengono da reality show nazionali, quasi sempre versioni locali di “Operazione trionfo”, “American idol” e “X-Factor”.

I bookmakers inglesi hanno già incoronato vincitrice tale Safura, azerbajana, che canta l’orrenda “Drip Drop”. Il suo paese si è peraltro distinto per eleganza e correttezza istituzionale: pare che nel 2009 la TV dell’Azerbaijan abbia censurato il numero di telefono per tele-votare la cantante dell’Armenia, e abbia anche mandato in onda per ben tre volte una foto del territorio di Nagorno Karabakh, conteso tra le due etnie, al solo fine di aizzare gli animi infuocati delle genti di montagna.

La seconda favorita del festival è la tedesca Lena, strapponcina del 1991 che canta in inglese – ma con l’accento di Hans Landa – un’anonima “Satellite”. I bookmakers la danno a 3,5.

In gara anche Goran Bregovic (sissignore, Goran Bregovic) con una canzone cantata dal 23enne serbo Milan Stankovic, un parappappà balcanico – tanto per cambiare – dedicato ai balcani e intitolato “Ovo je Balkan” (Questi sono i balcani). Il ritornello fa «Bàlkan! Bàlkan! Come on!» È la fantasia al potere.

Si segnala inoltre, ma solo per la montagna di facili battute che gli stanno piovendo addosso da tutto il pianeta, il concorrente spagnolo Daniel Diges, proveniente da “High school musical”, autore della trista ballata “Algo pequenito”, ovvero “Qualcosa di piccolo”. Ecco, ci siamo capiti.

Alyosha, la cantante ucraina, rimarrà invece nella memoria collettiva per la sua somiglianza impressionante col personaggio della prostituta che ingoia del romanzo “Hanno tutti ragione” di Paolo Sorrentino. L’Italia, convitato di pietra all’Eurofestival da ben 13 anni a causa della cieca ostinazione dei vertici RAI, è in gara attraverso un certo Christian Leuzzi, autore della musica di “Shine”, cantata da Sopho Nizharadze in rappresentanza della Georgia.

La serata finale del festival andrà in onda domani sabato 28 maggio 2010 dalle 20.30 su RadioStreet (ascoltabile in streaming su www.radiostreet.it), con la radiocronaca di un certo Dario Morelli, che poi sarei io.

Alexander Rybak – Fairytale, vincitore Eurovision 2009