Robert Crumb disegna il blues (e manda a fanculo tutto il resto)


Se a casa mia scoppiasse un incendio non avrei dubbi su quali cose mettere in salvo e in quale ordine: il portatile, l’hard-disk esterno, due o tre libri introvabili. Il gatto no perché chiunque conosca il gatto sa bene che, durante un incendio, non solo non ha nessun bisogno di  essere salvato, ma probabilmente sarebbe lui stesso il responsabile dell’incendio. Se poi avessi qualche secondo in più un’altra cosa che metterei in salvo è un libro di fumetti: Robert Crumb disegna il blues.

Dico subito che io non sono un fanatico del blues, anche se mi piacerebbe molto esserlo e non è escluso che in futuro, quando finalmente i miei capelli inizieranno a diradarsi e ingrigirsi, mi metterò a studiare per diventarlo. Ma anche con tutti i capelli al loro posto è impossibile resistere al fascino passatista di questo mondo lontano fatto di fruscii, vagabondi, voodoo, povertà, alcol, disperazione, musica bellissima.

Robert Crumb, cioè uno dei più grandi fumettisti di sempre, oltre che fanatico oltranzista della vecchia musica americana, blues, country, jazz e hillbilly, descrive alla perfezione questo mondo e questa passione. Lui è uno di quei collezionisti che conoscono a memoria ogni chitarra ogni banjo e ogni fruscio di rare e costose registrazioni anni 30 e odiano tutta – TUTTA – la musica moderna. Di conseguenza, essendo Robert Crumb un vecchio stronzo – lo dice lui, non è una cosa negativa – in questo volume non parla solo del suo amore per il blues e per la vecchia musica in generale, ma anche e soprattutto del suo ODIO per tutto il resto.

Alcune delle tavole più spassose sono proprio quelle dove il suo orgoglio passatista diventa anzianissimo e violento livore contro la musica moderna, contro le persone che ballano, contro la musica amplificata e in definitiva contro tutti i giovani (va specificato che si tratta di tavole disegnate negli anni 80 e immagino che quelli, per un fanatico dei vecchi tempi come lui, non devono essere stati anni facili). Alla facile critica “Ma anche tu da giovane ascoltavi il rock rumoroso e psichedelico che piaceva a noi giovani” (e infatti c’è anche una bellissima tavola su Purple Haze) Crumb risponde che sì, è vero, ma all’epoca mi facevo di LSD: ero rincoglionito, quindi non conta. E comunque andate a fanculo.

Nel volume – che io possiedo nell’edizione italiana I grandi libri di Comix del 1993, bella perché gigante – ci sono le storie degli eroi di quel piccolo-grande mondo antico dell’età dell’oro del blues, come Charley Patton e Jelly Roll Morton (a questi eroi, uomini e donne, Crumb aveva dedicato anche la serie di serigrafie Heroes of the Blues, e un altro volume con tanto di cd allegato) ma anche alcune vecchie canzoni con testi ingenui, a volte un po’ surreali, che Crumb traduce in immagini nella serie, molto divertente, “The old songs are the best songs”.

In più, per farvi capire la sincerità della sua passione, aggiungo che Crumb ha una sua band: R. Crumb & His Cheap Suit Serenaders, di cui, se siete curiosi, potete sentire diversi pezzi su Youtube: c’è addirittura un live dove canta Oh Susanna.

Perché tutto questo mi è venuto in mente oggi? E’ stata una casuale concatenazione di pensieri domenicali: ho visto un servizio in tv sui pericoli domestici – GLI INCENDI! – e ho scoperto che esiste un intero concerto di Skip James (e altri) su Youtube, quindi ho un po’ unito il tutto ed eccoci qua. Oltretutto ho scoperto che “Robert Crumb disegna il blues” è venduto a pochi, pochissimi euro… quindi. Non dico altro.

I fumetti di Crumb, in inglese, si possono comprare direttamente dal suo sito, altrimenti, se siete sfigati come me e ancora vi ostinate a leggere in italiano, si trovano un po’ ovunque nei soliti siti e suppongo anche nelle librerie.

Concludo il post con questa bella scena tratta dal film Ghost World dove mi pare sia ben rappresentata la capacità di questa musica proveniente da un mondo e da un tempo lontano di stregare e incantare chi l’ascolta. La protagonista, Thora Birch, ha comprato il disco per caso nel mercatino di un collezionista nerd e fanatico interpretato da Steve Buscemi. Sempre per caso mette su il disco e inizia a sentire sempre lo stesso pezzo in loop, l’incredibile Devil Got My Woman (1931) del sopraccitato Skip James. Il film è a sua volta tratto da un fumetto (di Daniel Clowes) e la regia è di Terry Zwigoff, regista anche del film biografico Crumb, dedicato indovinate a chi. Il cerchio si chiude, buon ascolto.