A Journey Around the Gav – Intervista a Gavino Murgia

com’è noto guylumbardot ama alla follia il Gav, jazzman, polistrumentista, ricercatore musicale, etno-musicologo e buddha di nuoro. l’abbiamo sempre seguito nei suoi numerosi concerti, a volte perdendolo clamorosamente e a volte riuscendo a raccontarlo, anche se purtroppo di questi casi fortunati nell’archivio non resta alcuna traccia (ma nel cuore e nella memoria dei lettori sì, ne siamo sicuri). qua pubblichiamo un’intervista al Nostro pubblicata nel periodico Sonos & Contos di novembre. dopo l’intervista, tre mp3 tratti dalla vasta e pressochè introvabile produzione del Gav (che per essere apprezzato appieno va assolutamente seguito live). accontentavi di questo, e cioè di poco, o comuni mortali.

(Intervista a Gavino Murgia di Gian Basilio Nieddu, da “Sonos & Contos” n.18 del novembre 2008)

Grazie al sax di papà (scoperto a casa) ha amato la musica, grazie al canto a Tenore ha appreso e sposato il canto. Grazie alla musica ha viaggiato per il mondo e fatto conoscere i suoi suoni (senza etichetta).

Questi sono i grazie di Gavino Murgia, jazzman barbaricino di Nuoro, incrociatore di sonorità jazz, blues ed etniche, direttore artistico del festival Rocce Rosse Jazz e nomade identitario della musica che non disdegna il pop e la classica (Monteverdi il preferito). Un vero globetrotter che collabora con stars mondiali e nazionali come Bobby Mc Ferrin, Vinicio Capossela, Mauro Pagani e Massimo Ranieri. Queste sole le più recenti collaborazioni dell’artista nuorese che solo nell’ultimo anno ha visitato e suonato in ben 23 paesi nel mondo: dal Pakistan alla Norvegia, dallo Yemen alla Russia. Insomma è il jazz sardo che vola nel mondo grazie a personaggi come Gavino Murgia.

Iniziamo la conversazione con Gavino a partire dai suoi primi passi nel mondo della musica.

“Ho iniziato con un gruppo di musica pop. Poi ho frequentato il seminario di musica jazz con Paolo Fresu e nel 1981 sono approdato a Siena con l’Orchestra Giovanile Italiana di Jazz con laboratori e corsi tenuti da grandi artisti, Bruno Tommaso, G.Gazzani e Mario Raja e altri direttori d’orchestra. Un’esperienza di studio durata tre anni che mi ha permesso di stare in contatto e conoscere musicisti come Roberto Gatto e Roberto Rossi. Un’altra opportunità è stata quella con l’Orchestra Jazz Sardegna.”

Con la Big Band di Mario Raja (orchestra di 12 elementi), con musicisti come Tonolo, Loveratto, Gianmarco Tamburini, Casati, Mirabassi. Uno studente modello Gavino che umilmente ha seguito e imparato dai nomi più importanti dello scenario jazzistico italiano e poi internazionale. Dalla “scuola” al palco con i primi gruppi.

“Il mio primo gruppo è stato il trio con Francesco Sotgiu e Bebo Ferra, suonavamo parecchio. Poi le collaborazioni internazionali a iniziare con Michel Godard.”

Quest’ultimo è un vero compagno di viaggio di Gavino, “il signore della tuba”, come lo chiamano gli specialisti del jazz contemporaneo è anche uno specialista di musica antica francese “eseguita sul serpentone, lo strumento ligneo che della tuba è progenitore diretto” (come si legge nei testi specialistici).

“Con la Big Band ho partecipato a festival come Umbria Jazz, Atina, Roma, Pescara, poi numerosi altri festival internazionali come Paris Jazz Festival, Jazz in Sardegna e poi Francoforte, Stoccarda, Barcellona, Cape Town, Havana, Helsinski.”

Tanti aerei presi e tanti chilometri macinati. Qual è il tuo album più bello? Alla domanda ride e risponde:

“Come dicono i musicisti: quello che non ho ancora fatto.”

Nella tua musica c’è tanta sperimentazione.

“Sono aperto alle contaminazioni. Ho iniziato la connessione tra suoni mediterranei e quelli sardi in contesti jazzistici. Non ricalcando gli stili della musica sarda ma il colore, il suono. Ci si accorge di questa sonorità, questa provenienza, ma è una cosa non voluta, non ricercata. Una commistione tra il jazz più rigoroso e quella parte più legata alla terra.”

Perché la musica è vita, viene da dire nonostante il luogo comune dell’espressione.  Come definiresti la tua musica?

“Boh… non lo so. Non potrei assolutamente definirla, oppure posso chiamarla una musica di ricerca. Una ricerca che non finisca mai.”

I progetti futuri di Gavino Murgia?

“Sto preparando il lavoro per Time in Jazz. Quest’anno era dedicato al tema dell’architettura e con il Gavino Murgia Quartet abbiamo dato vita a Megalitico (guylum bardot c’era! ndr), riferimento all’architettura prenuragica sarda, e stiamo per andare in studi. Poi c’è la pubblicazione del live del festival.”

Altro?

“Un altro progetto con Michel Godard in Danimarca con due musicisti svedesi che si concretizza con una registrazione. Poi una produzione originale che presento al Jazz Expo di Cagliari con Don Moye (percussionista statunitense, ha fatto parte dell’Art Ensemble of Chicago ed è specializzato nel suonare strumenti a percussione provenienti dall’Africa e dai Caraibi, ndr) e Michel Godard alla tuba e io al sax. Infine sto curando e ideando un omaggio a John Coltrane.”

Ovvero va bene la sperimentazione, il crossing culture, il métissage musicale e sonoro ma senza mai dimenticare gli standard del jazz (ma pure del blues, altra passione di Gavino). Oltre l’arte delle sette note Gavino è sempre immerso nel dialogo culturale con il teatro (tanti spettacoli con Giovanni Carroni di Nuoro) o la letteratura. Basti pensare al suo lavoro per il cinema, ricordiamo: la colonna sonora del film “Tutto torna” di Enrico Pitzianti; quella per lo spettacolo teatrale “Il popolo di legno nero” della compagnia Is Mascareddas con Marcello Floris e Antonello Salis; quella in collaborazione con Mauro Palmas per il film “Per un pugno di terra” del mitico Fiorenzo Serra. Senza dimenticare le produzioni: “Sul filo di lana” prodotto da Mediterranuoro”, con musicisti provenienti dall’Armenia, Iran, Senegal e dalla Mongolia; “AbbaSabba” prodotto da Intermezzo, ensemble di tredici musicisti con composizioni originali di Gavino e i testi di Michele Pio Ledda letti in scena da un attore, e videoart, uno spettacolo multimediale incentrato sul tema dell’acqua. Ultimo evento della serie a Serra Orios, villaggio nuragico nel comune dorgalese, dove il musicista si è esibito con lo scritore nuorese Marcello Fois e l’attore Giovanni Carroni: tre nuoresi in una delle culle della civiltà nuragica.

“Il posto è bellissimo, infatti ho suggerito all’assessore del comune di continuare a usare lo spazio per fare teatro perchè è molto suggestivo. Ho sentito molta energia, chi ha fondato il villaggio in quel luogo non lo ha scelto a caso. C’è la convergenza di elementi molto importanti, una bella esperienza. Questi eventi servono a valorizzare certi luoghi.”

Quando la musica e il teatro non sono solo arte, espressione o intrattenimento ma volani anche di sviluppo economico. A proposito, Gavino oltre che musicista è pure organizzatore di eventi o più precisamente direttore artistico di Rocce Rosse Jazz.

“Il festival Rocce Rosse Blues è storico ma da 4 anni c’è anche la sezione jazz. Un’esperienza stimolante che mi permette di invitare i musicisti che mi piacciono, me li godo. Evito però di suonare all’interno di questo festival, non mi sembra positivo essere chiamato sul palco da me stesso.”

Quanto questi festival hanno dato alla musica in Sardegna…

“Sono importantissimi però sottolineo che sono tutti concentrati in due mesi circa; penso sia una cosa sbagliata. Danno l’idea di festival per turisti e non per i sardi, bisogna programmare pensando anche ai locali. Quindi grande è il merito degli organizzatori di Jazz Expo che lo hanno spostato a novembre. I festival sono una grande fortuna per i sardi, l’unica nota stonata appunto è la loro concentrazione nei mesi estivi ma sarebbe possibile organizzarli anche a maggio, ad aprile…”

Sempre in tema di Sardena, quanto valore hanno i tenores e la musica tradizionale nella tua esperienza?

“Sono cresciuto cantando a tenore, nel modo più tradizionale. E’ stata una grande fortuna, imparare da piccolo una musica unica nel mondo, un’arte popolare creata e sviluppata in un microcosmo. Un’opportunità straordinaria. Oggi la nostra musica è sempre più considerata, valorizzata: pensiamo per esempio al riconoscimento dell’Unesco al canto a tenore come bene intangibile dell’umanità.”

sito gavino: www.gavinomurgia.com

le foto nel post sono tratte da qui

5 thoughts on “A Journey Around the Gav – Intervista a Gavino Murgia”

  1. è un po’ difficile, in effetti.

    uno c’è sicuramente in vendita perchè noi l’abbiamo comprato, e si tratta del bellissimo deep. lo puoi comprare in questo sito (anche se c’è scritto michel godard è un cd realizzato da entrambi). molto molto consigliato, ci sono tutti i pezzi classici di gavino murgia.

    un altro cd acquistabile è quello di rabih abou-khalil, dove gavino è presente in diversi pezzi.

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