Chris Watson – El Tren Fantasma

Qualche anno fa, quando ho attraversato l’Europa in treno, mi capitava di dormire sui treni notturni, sempre vuoti, caldi e confortevoli durante la notte, ma caotici, affollati e rumorosi la mattina, quando si riempivano di pendolari. E così, al risveglio, in quello stadio di torpore e confusione che – anche se fa ridere è vero – si chiama sonno ipnopompico, ascoltavo i rumori del treno fondersi con gli annunci delle stazioni, le suonerie dei cellulari e le chiacchiere dei passeggeri che parlavano lingue che non capivo. In questo miscuglio sonoro a volte avevo la sensazione di riconoscere voci di parenti o amici o di sentire improvvisamente parlare italiano (e perfino sardo) durante conversazioni in tedesco, inglese o turco, come in una specie di pareidolia uditivo-ferroviaria. Era una bella sensazione di straniamento. Poi però bisognava svegliarsi per fare posto agli altri passeggeri, andare in bagno, dare il biglietto al controllore, smettere di sembrare un barbone, insomma tornare alla realtà. E la musica diventava un’altra.

Più o meno la stessa sensazione l’ho provata qualche notte fa quando mi sono svegliato nel cuore della notte non su un treno notturno ma sul mio letto. Non avevo più sonno, quindi ho deciso che era il momento giusto per salire su El Tren Fantasma di Chris Watson.

Tra i fondatori dei Cabaret Voltaire, oggi Watson è un eccellente documentarista sonoro. Nel 1999 ha fatto parte di una troupe della BBC per la serie di documentari Great Railway Journeys, attraversando il Messico sulle rotaie delle Ferrocarriles Nacionales, in una tratta che ormai non esiste più da 10 anni (ecco perché fantasma). Con questo prezioso materiale Watson ha poi realizzato un racconto radiofonico per la BBC Radio 4, e il disco è appunto la sintesi di tutto questo.

Un mese passato in treno da Los Mochis a Veracruz – due città che si trovano sulle coste opposte del Messico – tra canyon, deserti, passaggi a livello, stazioni spettrali e natura spettacolare (per capirci: posti così). Scarsa la presenza umana, ma le perfette registrazioni ambientali, di cui Watson è maestro, ogni tanto si trasformano in musica che più concreta non si può (ad es. il ritmo dei vagoni sui binari) con poche, pochissime, aggiunte e manipolazioni. E’ da sentire con le cuffie, nel cuore della notte, come mezzo addormentati su un treno che non sai dove va, godendo della semplice, potente ed evocativa bellezza del suono. Sembra un racconto, anche se non racconta niente.

E poi sta entrando o sta uscendo dalla galleria?

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Chris Watson – El Divisadero