Le tracce che hanno definito il mio 2009

L’unica classifica sul web ove si passa da Lene Marlin ai Dälek con una leggerezza inconfondibile e allettante. Motivo in più per scoprire qualcosa che si è perso per la strada dell’anno dispari.

Years of No Light – Metanoia: pura aggressività scomponibile. Sono quei pezzi che ad ascoltare live potrei lasciarci le penne. Il pezzo fa parte dello split Rosetta / East of the Wall / Years of No Light . Appena arrivano i minuti 1:54 vado 3 metri sopra il cielo. E non sono responsabile delle cazzate che ho appena detto.
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Jay Z feat. Alicia Keys – Empire State of Mind: canzone assoluta. Jay-z è detestabile per il fatto che possiede troppi soldi, però non posso esimermi dal volerlo un pochettino bene per queste canzoncelle. Alicia Keys lo stesso, una di quelle donne che sposerei assolutamente anche se il suo sedere fosse più grande di quanto lo è già. Il vantaggio di questa canzone è che la trasmettono ovunque. Assoluta.
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Sparkelhorse feat. Fennesz – Goodnight Sweetheart: progetto della fishtank , solo per i due nomi che hanno collaborato insieme dovrei chinarmi in proskynesis, e non è la prima volta che i due collaborano insieme. Con questa canzone Fennesz e Mark Linkous mi hanno fatto viaggiare, saltellando sui corpi celesti con una leggerezza lunare. Non consigliata se avete delle lacrime che state trattenendo.
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The Field – Leave it: Difficile non parlarne, ma alleggerisco il carico limitandomi a citarlo. Così com’è difficile definire quella linea di basso. Una di quelle canzoni che scuotono il corpo. Una prova per i fan: riuscite a rimanere fermi ascoltandola ad alto volume?
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Bat for Lashes – Pearl’s Dream: singolo tratto dall’album “Two Suns“. A sufficienza trattati, linkati e recensiti. Posso ricevere tutti gli sproloqui o insulti di questo mondo, ma non smetterò facilmente di ascoltare quel ritornello. Natasha Khan, portami con te. O almeno aggiungimi su facebook.
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Tim Hecker – Paragon Point: quest’uomo è capace di farci godere trasformando tutti i rumori di questo mondo semplicemente usando un computer. Ed in questo caso anche la sua fidata chitarra elettrica. “Paragon Point” è una canzone che mi fa “star male”, non riesco ad ascoltarla senza alzare il volume tanto dall’assuefazione che arreca una volta inoltrato quel minuto e trenta secondi, dove si scatena tutta la modulazione di un paio di note. Chiassosi, assillanti, rumorosi suoni, che tendono verso un fine che mai arriverà. Questa non è una canzone, è pura droga (anche se pagata 11 euro su play.com). E Tim Hecker è il mio pusher di fiduca.
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Metric – Gold Guns and Girls: dall’album “Fantasies” le tracce che ascolto volentieri ci sono. Nell’emisfero guylumbardonesco, gruppo apprezzato maggiormente per le gambe della cantante Emily Haines. “Gold Guns and Girls” riesce a mantenere un ritmo serrato dai primi secondi. Son riuscito a far apprezzare questa canzone anche ad alcuni miei amici metallari senza speranza.
Is it ever gonna be enough? Is it ever gonna be enough?
Altamente consigliata anche questa versione live “stripped down” acustic.
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Sam Kills Two – N.6: canzone quieta con quel languido ritornello che tanto può riscaldare le gelide giornate d’inverno.
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Lovers – How the Story Ends: il minore “I Am the West“, rispetto all”incommensurabile precedente, regala però alcune piccole perle incastonate nelle file 2009. La band è riformata, solo donne. Le canzoni si colorano con dei synth d’annata, e c’è ancora sogno. Vediamo come finisce ‘sta storia. An Army Of Lovers Cannot Fail.
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Clint Mansell – Moon soundtrack: Clint Mansell, per molti “l’autore di Requiem For A Dream“, mette a segno un’ottima base musicale per Moon, film di Duncan Jones (figlio di David Bowie). Ambient e disastri. Ecco un pezzo che mi aggrada.

Canzone dell’Alfa MiTo: no, non è “Tecnologic” dei Daft Punk, ma la breve canzone strumentale che si ascolta se aprite il sito Alfa Romeo scegliendo la vettura MiTo (che auto, tralaltro). Attenzione, questa traccia potrebbe appiccicarsi direttamente alle zone neuronali. (curiosità: a breve mi contatterà il gruppo Fiat per comunicarmi il titolo)

Genghis Tron – Board Up the House (Tim Hecker Remix): oramai tutto ciò che tocca Tim Hecker diventa oro, come avrete capito. (l’ho uppata su youtube, ma perdonerete la qualità, che è dovuta all’unica estrazione da vinile presente in circolazione)

Florence and The Machine – Rabbit Heart – Drumming: il 2009 a quanto pare è stato gravido di affascinanti donne con qualche dote musicale suppletiva. L’album “Lungs” si è fatto largo tra molte classifiche, pur essendo di indole eterogenea e poco inquadrabile per quanto mi riguarda. Ma aldilà del frasario, queste tra le canzoni che più ho riascoltato. La tizia dai lunghi capelli rossi sembra aver visto una veloce ascesa, soprattutto a giudicare dall’ultimo coreografico videoclip di Drumming (e non state sempre a guardare le gambe, ‘che poi mi danno del maschilista)
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Danger Mouse and Sparklehorse – Revenge (feat. Wayne Coyne): 2009, anno in cui Wayne Coyne rischiava di essere violentato senza preservativo in maniera omosessuale dal sottoscritto. Limitiamoci a volerlo bene. (progetto Dark Night of the Soul)
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MobyShot in the Back of the Head: è stato un abbaglio. Quel singolo comparso sul suo sito internet. L’album non ha retto pienamente le aspettative, pur donando qualche spunto interessante. “Shot in the Back of the Head” è assolutamente da citare, se non altro per essersi meritato uno dei migliori “loop” dell’anno (più ascolti consecutivi).
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Murcof – IV: il grande messicano quest’anno rimane abbastanza silente, escludendo però “La Sangre Iluminada“. Non arriva a livelli siderali questa volta, ma comunque ad oggi girerei un film solo per avere una sua colonna sonora. Quanto più è angoscioso nelle sue canzoni tanto più è simpatico dal vivo (visto all’auditorium di Roma). Curiosità: a differenza di illustri colleghi, lui stranamente non ha mai usato il linguaggio Max/Msp.
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Pogo – Expialidocious: l’uomo del sample dissemina altri gioielli in giro per il web, e noi prontamente li catturiamo.

Prurient – Tractor Replaces the Horse: Eccoci. Davanti a questa canzone mi sono inchinato. La frale melodia sottostante questo aggregato rumoroso fa da introduzione e da egregio finale all’album (pur non avendolo apprezzato nella totalità). Ma questa traccia, signori, questa traccia è il buio più incessante. Ho dovuto modificarla a mio piacimento, purtroppo, per alzarne il volume, ed ascoltarla in tutti i suoi particolari (credo sia stata composta in tandem con Kevin Drumm). Prurient, talvolta, quando non fa troppo baccano, sa essere uno stregone del male, roba che manderebbe Lucifero a vendere granturco a Piazza San Marco. Da ascoltare solo se vi sta andando tutto bene nella vita.
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Seppuku Paradigm – Your Witness: colonna sonora del film Martyrs, la si ode proprio nel finale del film.
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The Amplifetes – It’s My Life: Scoperti guardando lo spot di quel marpione di Cavalli.
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Tiga – Love don’t Dance Here Anymore: ballata finale del suo album. Se dovessi per sport radicalizzare il mio giudizio, direi che il suo album vale l’ascolto solo perchè c’è questa traccia.
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Madonna – Revolver (feat. Lil Wayne): e anche quest’anno “la donna” è riuscita a colonizzare lo stereo hi-fi della mia auto, facendomi rischiare la vita ballando nell’abitacolo. Di questa canzone (unica traccia nuova del best of Celebration), ho trovato anche questa strana versione. Più sotto, però, quella che ritengo la versione standard OK.
Do you wanna die happy?
Do you wanna die happy?
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Fuck Buttons – Flight of the Feathered Serpent: Immensa, memorabile, deflagrante. Quel che io credo la migliore traccia dell’album 2009 targato Fuck Buttons. Un consiglio presuntuoso d’ascolto: credo che il tratto che scandisce i veri passaggi melodici sia quella pianola che contraddistingue, quasi da sottofondo, l’intera canzone, a 3:00 circa riarrangia le note finali e le mantiene fino alla fine del primo movimento (lo zenith è a 4:25, dove si sente maggiormente). Dopodichè il secondo tappeto sonoro è diverso, a 6:55. Goduria allo stato brado.
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Selma Mutal – “La teta asustada” soundtrack: un film che, apparte la vera storia, narra di una bella tizia che protegge la sua vagina con una patata che le cresce dentro. La soundtrack è opera di Selma Mutal (la canzone del trailer si può ascoltare anche tramite la sua pagina myspace), ma ancora mi autoflagello per il fatto che non si riesce a reperire su nessuna coordinata, che sia web o cd, in maniera legale o illegale, l’intera colonna sonora.

Charlotte Gainsbourg feat. Beck – Heaven Can Wait: Qui da guardare ed ascoltare.

La Roux – Cover My Eyes – I’m Not Your Toy: molti non l’accoglieranno a braccia aperte, ma questa rossa ragazza è stata una novità per me. Con i vari ascolti sembra risonante, forse causa il suo timbro vocale. Il primo singolo è la famosa “In For The Kill“, che si fa volentieri inserire in disparati centri mondani.
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Flaming Lips – Watching the Planet: Presentazioni superflue. Traccia che però non vale l’album intero. Loro Myspace.
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Haruko – Winter: La misteriosa tipa tedesca ha colpito. Per la breve intro seguite il primo link.
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Pictureplan – Goth Star: gli ascolti di last.fm parlano abbastanza chiaro. Per l’album Dark Rift nessuno ci si strappa i capelli, però massimo rispetto per questa traccia di tutto amore.
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Darkstar – Aidy’s Girl is a Computer: Ne avevamo parlato e prospettato tutto il bene possibile. Permangono le aspettative. Aidy’s Girl is a Computer.

Annelies Monseré – Will You Be Found? – Have You Heard?: Uno degli album dell’anno, canzone più o canzone meno. Quantomeno uno di quegli album che lasci scivolare dalla prima all’ultima traccia. Non per tutti, difficile da digerire. Annelies Monserè, con le sue note lamentevoli e monocordi, è un repellente per l’entusiasmo, che però accolgo volentieri, ogni santissimo giorno a venire.
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Lene Marlin – Here We Are: la bella norvegese quest’anno ha rilasciato un album poco interessante ed innocuo. Ma ‘sto singolo mi prese. Sono le solite tracce intense e molto veloci che dopo un pò lasci, dove la produzione non accetta compromessi. Non so, avessi un’altra esistenza a disposizione, campionerei parecchie volte Lene Marlin. Anche se questa locuzione lascia intendere altro.
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Dälek – Steet Diction: sono le scintille dell’album Gutter tactics. Li conosciamo un pò tutti i Dalek, son capaci di rivoltarti la giornata a seconda di come ti senti. Sempre che tu abbia una beretta tra i pantaloni.
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Giants – Sleeping False Idol – Fisherman’s Prayer: Due tracce stupende e sequenziali. La prima è tempesta post-rock, dalle cangianti melodie da crepuscolo. “Fischerman’s Prayer” invece è una landa desolata, un terreno fertile e tranquillo per menti che stanno per partire verso inesplorate tensioni.
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Natural Snow Buildings – The Fall of Shadow Kingdom – Gorgon: definitivamente album con “il migliore inizio” dell’anno. Chi sono i Natural Snow Buildings? Che fanno? Ambient? Drone? Folk? Psychedelic? Post-rock? Mea culpa per averli scoperti troppo tardi, ma trattasi comunque di 2009. “The Fall Of Shadow Kingdom” è la prima traccia, che apre le danze ai due dischi. E’ la più lunga, circa 25 minuti. Ed è qualcosa di devastante. Con un’impercettibile cesura, l’album continua con la seconda, “Gorgon”, che attua un registro totalmente differente. Un lo-fi estasiante ed etereo. Un gigante e una farfalla, insomma, che amoreggiano!
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Vic Chesnutt – Flirted with You All My Life – Coward: Non è stato uno dei migliori Natali, se non per il fatto che Vic Chesnutt il 25 novembre ci ha lasciati dopo essersi procurato un overdose da farmaci (suicidio? Il caso è ancora aperto). Concludiamo quindi questa classifica con lui. “Coward” è la prima traccia del suo album (testamentario), 2009. Vi lascio la sintomatica “Flirted with You All My Life” e “Coward” come sorta di introduzione al suo “At The Cut” o alla sua musica per chi non lo conoscesse, anche perchè quest’ultima traccia, stranamente o per ironia, sembra essere anche un degno finale di qualcosa.
Qui la commovente intervista (c’è audio e anche trascrizione in inglese) in cui Vic Chesnutt in un paio di frammenti ci lascia di stucco.

Nel 1991 mi sono trasferito ad Athens, Georgia, in cerca di Dio, ma ho trovato Vic Chesnutt. Ascoltando la sua musica si è in me completamente modificata l’idea che avevo dello scrivere canzoni, e per questo sarò suo debitore per sempre. (Jeff Mangum, Neutral Milk Hotel)
[audio:http://b6.s3.quickshareit.com/08flirtedwithyouallmylife3782f.mp3]

[audio:http://b5.s3.quickshareit.com/01coward65329.mp3]

6 thoughts on “Le tracce che hanno definito il mio 2009”

  1. Piacerebbe anche a me fare una cosa del genere, ma credo che mi cacherei il cazzo dopo 3,2 nanosecondi.
    Quindi chapeau per l’idea e soprattutto per la determinazione.

  2. complimenti syn. ma che bello il pezzo di moby, peccato che l’album non sia all’altezza.

    comunque anche io volevo fare una compilation per la fine dell’anno ma poi… insomma ve la siete persa. peccato perchè era tutta a base di rock’n’rollo mediorentale e nordafricano, disipiaciuti eh?

    (ah ma quindi per il template? si lascia questo solito?)

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