Valigie vuote e assalti sonici: Mizutani Takashi & Les Rallizes Dénudés

Mizutani Takashi dei Rallizes Denudes

LES RALLIZES DENUDES

Mizutani Takashi ha l’aspetto da tipo strano, uno che potrebbe tranquillamente passare su People of Wallmart, fotografato mentre compra i cereali al supermercato vestito completamente di nero, pantaloni di pelle nera, maglione nero a collo alto, frangetta e occhiali da sole neri a coprire la faccia, con il dettaglio che è una delle figure più enigmatiche e segretamente venerate dell’intera storia del rock. Aggiungeteci che è giapponese, e sappiamo tutti cosa vuol dire.

I Les Rallizes Dénudés sono la sua creatura più nota, dove con “più nota” ovviamente si intende più nota su internet. Uno di quei gruppi sconosciuti e allo stesso tempo famosissimi, che nel mondo di una volta erano accessibili solo a una stretta cerchia di iniziati, ma che in questo mondo invece vantano perfino gruppi su Facebook. Quel che resta è solo il sapore di qualcosa di esoterico e oscuro, ma che esoterico e oscuro non è più. Se almeno una volta nella vostra vita avete cliccato su un link del tipo “Jandek – discografia completa” o vi siete innamorati di qualche buffo gruppo industrial che pensavate di conoscere  solo voi – ma che era il migliore del mondo! – allora forse i Les Rallizes Dénudés fanno al caso vostro. Il sesso e lo sport invece no, ma questo lo sapevate.

Dei Les Rallizes Dénudés si trovano soprattutto bootleg perché il suono che il leader Mizutani aveva in mente non era adatto a una sala d’incisione. Quindi pochi, pochissimi dischi e molti, moltissimi bootleg. Gemme da conquistare. A prezzi alti, ovviamente.

Si narra di alcuni fallimentari tentativi di registrazione da cui il Nero Leader uscì decisamente deluso per gli scarsi risultati: “Mai più! Da oggi solo pessime registrazione live e in futuro un culto sotterraneo su Internet!” (ipotizzo… in realtà anche trovare dichiarazioni di Mizutani è difficile. E se non fosse mai esistito? I video però ci sono). Per questo motivo il grosso del materiale reperibile riguarda l’immenso – per quantità e qualità – repertorio live.

Come molti altri gruppi giapponesi degli anni settanta i Rallizes sono il risultato di un bizzarro esperimento. Cosa succede se un giapponese nichilista, sociopatico e radicale si innamora del feedback e delle chitarre distorte e rumorose dei Velvet Underground? La risposta, apparentemente insensata, è Les Rallizes Dénudés.

UN SUONO CHE FA PIU’ O MENO FFZZZFZZZSSSVVVRRRSZZZVRAAAAAAAAAASMZMMM!!!!!1!! COSI’

I primi concerti del gruppo erano considerati troppo rumorosi. Cascate di feedback, labirinti in cui si è inseguiti da Søren Absalon Larsen, pezzi cupi e travolgenti, con linee di basso semplici e ossessive, disturbati e torturati da fruscii e distorsioni o blocchi noise come Smokin’ cigarette blues – per cui è facile immaginare la disperazione dei poveri fonici quando si tentava di registrare questo magma sonoro – ma anche anche ballate acustiche e pezzi celestiali come Romance of the Black Grief o Vallé de l’eau.

[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2010/02/les-rallizes-denudes-yodo-go-a-go-go-2-vallé-de-leau.mp3]
Les Rallizes Dénudés – Vallé de l’eau

I Velvet Underground e i Blue Cheer, che Mizutani adorava, c’erano quasi arrivati, solo che non avevano osato abbastanza. Bisognava essere giapponesi, bisognava avere le idee chiare, come le aveva Mizutani, il leader supremo, voce e chitarra del gruppo, nichilista di nero vestito come altri giapponesi prima di lui, lettore di Sartre, Derrida e Artaud e messia dell’assalto sonico totale. Quali fossero queste idee chiare di preciso non si sa, ma gli adepti della Chiesa dei Rallizes, sparsi in tutto il mondo e soprattutto su internet, evidentemente l’hanno capito. Perché i fan del gruppo esistono e sono tanti, appaiono spesso su Youtube e saltuariamente perfino in carne e ossa durante eventi pubblici. Julian Cope li ha conosciuti personalmente – o meglio li ha osservati in cattività, durante un festival da lui organizzato, con tutti gli errori di valutazione del caso, dato che i fan non erano in condizioni a loro naturali.

Comunque, nel suo libro li descrive così:

Affitti da vera sociopatia, quei fondamentalisti fissavano il vuoto e sussultavano di tanto in tanto, senza mai comunicare tra loro.

Esiste perfino la pagina dei fan di Mizutani su Facebook (30 iscritti) e il relativo gruppo su Last.fm (più numeroso). Ma i veri fan sono quelli invisibili, quelli che disdegnano i social network, i forum e tutto il resto, e che i dischi li comprano. Per capirci, il blog dedicato ai Rallizes (questo) è aperto solo agli iscritti. E come ci si iscrive? Dove? Mistero. Un mito del genere si alimenta ed è alimentato dall’isolazionismo.

Mizutani stesso era un escluso, un loser, un outsider (e per questo, suppongo, l’esistenzialismo e il nichilismo hanno avuto quell’effetto su di lui ed è passato da essere un giapponese ad essere un giapponese che fuma sigarette francesi, si veste di nero e predica assalti sonici totali). E per capire quanto i Rallizes fossero maestri nella nobile arte dell’isolazionismo è necessario ripercorrere la breve ma fulminante carriera di Moriyake Wakabayashi, in teoria solo il batterista del gruppo, eppure dotato di una biografia di tutto rispetto, a base di terrorismo & cartoni animati.

LA BREVE MA FULMINANTE CARRIERA DI MORIYAKE WAKABAYASHI

Nel novembre del 1971 alcuni membri della sezione giapponese dell’Armata Rossa, armati di follia e spade da samurai, presero il controllo del volo n. 351 della Japan Airlines, detto Yodo-go, al grido di “Noi siamo Ashita No Joe”. Si tratta della citazione di un cartone animato conosciuto in Italia come Rocky Joe, e questo dovrebbe già far capire molte cose. A bordo dell’aereo, non so se i terroristi lo sapessero oppure no, c’era una cantante pop giapponese e anche un futuro cardinale del Vaticano, un certo Stephen Fumio Hamao. Dettagli irrilevanti e quindi importantissimi.

I membri dell’Armata Rossa pretendevano di dirottare l’aereo verso Cuba (dove altrimenti?) ma, causa benzina, si dovettero accontentare di un patetico atterraggio nella città giapponese di Fukuoka. I negoziati durarono tre giorni. Alla fine arrivò un inaspettato compromesso: all’aereo con i terroristi a bordo venne concesso il permesso di volare in Corea del Nord (dove altrimenti?) in cambio del rilascio di alcuni degli ostaggi. Accettarono. Ma si trattava di una messinscena. L’aereo atterrò sì in Corea, ma in quella del Sud.

I terroristi, il cui peccato, come sappiamo, è soprattutto quello di essere degli ingenui, erano però convinti di trovarsi nell’adorata Pyongyang, e come prova chiesero una foto di Kim Il-Sung. Non ricevendo alcuna foto dell’Eterno Presidente capirono di essere stati fregati, e non avendo più altre possibilità, a parte la fuga, decisero di rilasciare tutti i prigionieri in cambio del permesso di volare in Corea del Nord, quella vera, dove vennero accolti come eroi.

Tra questi c’era anche lui, Moriyake Wakabayashi, il batterista dei Rallizes. Nonostante qualche problema pare che abiti ancora in Corea del Nord (nel caso vogliate andare a trovarlo), dove si è riciclato come guida turistica, spero in attesa del prossimo diabolico piano.

L’ISOLAMENTO DEFINITIVO E IL MITO ETERNO DI MIZUTANE

Quello del dirottamento dello Yodo-go è un episodio fondamentale per definire il suono dei Les Rallizes Dénudés. L’isolazionismo e il maledettismo derivanti dalla folle impresa e l’altrettanto folle fuga nella Terra dei Cattivi sono decisivi per l’evoluzione del gruppo. Dopo l’azione del batterista Moriyake Wakabayashi nessuno voleva più stare vicino al leader Mizutani. Non che prima fossero in molti, ma dopo un fatto del genere divenne una sorta di mina radioattiva vagante.

Insomma, pensate se il ridicolo Morgan invece di essersi lasciato scappare che fuma cocaina, avesse dirottato un aereo Alitalia con a bordo un cardinale e poi, al grido di Hello Spank, fosse scappato in Iran, accolto a braccia aperte da Ahmadinejad… Pensate che l’avremmo visto qualche giorno dopo da Bruno Vespa in ginocchio a supplicare perdono?

E’ questa la differenza tra un loser dilettante quale si è dimostrato Morgan e un Gran Maestro Venerabile dello Sbaglio Supremo Portato Fino in Fondo come Moriyake Wakabayashi. La perfezione dell’esecuzione. La cura per i dettagli. Le spade da samurai, Cuba, un cartone animato come grido di battaglia… e naturalmente assicurarsi che sia proprio la Corea del Nord chiedendo una foto di Kim Il-Sung.

A quel punto, se mai nella testa di Mizutani fosse passata l’idea di doversi adeguare al resto del mondo, quell’idea sparì una volta per tutte. Mollato da tutti, controllato dalla Cia, con un ex membro del gruppo accolto come eroe nella Terra dei Cattivi, il Profeta restò solo. Seguì una fase misteriosa della vita di Mizutani, sempre più confuso e isolato, sempre meno gruppo e sempre più Mizutani, con apparizioni qua e là e oscure collaborazioni, fino a una prevedibile scomparsa. Non si sa bene che fine ha fatto, forse è andato in Francia, forse no. Naturalmente, trattandosi di un messia, si attende il suo ritorno. L’ultima leggendaria apparizione risale alla metà degli anni 90, ma ci sono messia che mancano da più tempo eppure la gente li aspetta ancora, quindi mai dire mai.

Restano alcuni video su internet e ovviamente i numerosi bootleg del grandioso periodo 1967/1977. Centinaia di canzoni, spesso gli stessi pezzi con titoli diversi o pezzi diversi con gli stessi titoli, a sottolineare quello che per gli adepti della Chiesa è già chiaro da sempre.

Assalti sonici da dieci o venti minuti, ma anche pezzi dolci ed epici e a un certo punto totalmente assordanti, come Enter the mirror, secondo me il pezzo da stadio dei Rallizes, quello da cantare con gli accendini in mano – se non fosse che una simile situazione è inimmaginabile per i fan del gruppo. Metto qui una delle mie versioni preferite (sì, perché ovviamente di ogni pezzo ci sono varie versioni e quindi si possono scegliere quelle preferite). Attenzione agli ultimi tre minuti.

[audio:http://www.guylumbardot.com/x/enterthemirror.mp3]
Les Rallizes Dénudés – Enter the mirror

Chiudo con qualche link.

Da qui si scaricano tutti i dischi del gruppo. (Una precisazione: Julian Cope nel suo libro giustamente dice che non possono esistere femmine fan dei Rallizes, eppure la persona che ha messo on line tutto il materiale in quel blog si chiama Jessica e sembrerebbe essere proprio una femmina umana. La conclusione è ovvia: Jessica in realtà è un uomo.) Inoltre, si trova tutto o quasi anche su Soulseek.

Io suggerisco di cominciare dalle raccolte Yodo-go-a-go-go (e già, titolo ironico) e Heavier Than A Death In The Family (idem), secondo me un buon punto di partenza. Ma consiglio anche di seguire questa guida più approfondita ai vari album che si trovano in giro.

In questo sito invece si trova una discografia affidabile e perfino i testi.

Su Youtube come già detto si trovano molte cose interessanti. Come questo video di The last one, con un Mizutani nel periodo della confusione, come si può notare anche dalla bizzarra capigliatura e dall’assenza di occhiali da sole, dove dà prima una lezione di canto con eco e poi una lezione di chitarra elettrica stupra neuroni. Il finale è epico.

Nota finale: pare che che il nome Les Rallizes Dénudés venga da una storpiatura del francese les valise dénudés (le valigie nude), espressione usata da Mizutani e i suoi amici giapponesi che fumavano sigarette francesi per definire una persona vuota, inutile, stupida. A volte però si chiamavano anche Hadaka No Rallizes, ma non so perché.

15 thoughts on “Valigie vuote e assalti sonici: Mizutani Takashi & Les Rallizes Dénudés”

    1. ma forse le nerd fanno eccezione.

      tra l’altro credo sia l’unica ad avere tiziano ferro al primo posto e i Kemialliset Ystävät al secondo.

      (per le femmine normali invece non ci credo. in generale, quando ascoltano musica fingono.)

  1. eheh ma sì, hai ragione Aiko… quella di Cope era ironia, nel senso che quel genere di fanatismo elitario è di solito più diffuso tra gli ascoltatori di sesso maschile.

    ma dato che ci sono aggiungo ORA E SEMPRE VIVA I RALLIZES E MIZUTANI!

  2. Cavoli sì, mi fa piacere leggere le tue parole. Che geniaccio che era quell’uomo!!! Un genio incompreso, un eterno maledetto dal fascino irresistibile!! E tutto ciò lo riversava in ciò che componeva! *w*
    E’ bello sapere che questi pezzi di storia della musica vengono ancora ricordati e non solo nel loro paese! Grandi, ragazzi! ^^

  3. Difficile spiegarlo a parole ma nelle Valigie ho ritrovate memorie lontane di eroi dei fumetti e nostrani eversori inafferrabili,entrambi con con la stella .Uomini soli contro tutto il resto del mondo.E’ la dimensione romantica (quella iniziale nei CCCP) che secondo me lega questi due gruppi, il messaggio di Romantica Rivoluzione Rossa attraverso la meno romantica musica dell’Occidente.

  4. ah ok, ora ho capito. beh, è un parallelo interessante. la differenza a mio parere è che per i cccp, per quanto ne so, era più che altro una suggestione estetico-politica, mentre Moriyake Wakabayashi ha realmente dirottato un aereo. poi mizutani – il leader della band – non penso avesse idee rivoluzionarie. penso fosse del tutto apolitico, probabilmente anarchico e nichilista, ma in modo bohemien, lontano da suggestioni politiche rivoluzionarie. ma queste sono mie impressioni, difficile sapere cosa aveva davvero in testa 🙂

  5. Altro parallelo?
    Ho scelto “Guitar Jam” l’altra sera per far conoscere le Valigie ad un amico di ascolti.Dopo 1 minuto ha detto : Questi mi ricordano Andy Warhol!”

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