Immaginate di avere una radiolina che consenta di sintonizzarsi con la musica di una realtà parallela. Una realtà quasi uguale alla nostra, ma con qualche piccola differenza. Tra fruscii e crepitii improvvisamente sentite la voce di una specie di Elvis, o meglio una delle sue reincarnazioni successive – Alan Vega – che canta sulle basi di pezzi più o meno noti. In uno di questi ad esempio vi sembra di riconoscere addirittura i Les Rallizes Dénudés. Continuate ad ascoltare, anche se, a parte la scoperta della realtà parallela e la piacevole atmosfera sporca e fumosa del suono a bassa fedeltà, il disco scorre via, abbastanza velocemente, senza imprimersi nella memoria. Tutto questo fino a Lord Knows Best, un pezzo ipnotico e malinconico interamente basato su un clamoroso sample di piano tratto da una canzone degli anni 60 di Francois Hardy, e questo sì che si imprime nella memoria.
Il nostro Elvis ci canta sopra come un crooner triste e ubriaco in un karaoke vuoto – magliettina bianca da Marlon Brando nel Selvaggio, sigaretta e brillantina, in piedi davanti a uno specchio. Subito dopo arriva l’altra gemma del disco, Black Nylon, un tenebroso pezzo strumentale, perfetta colonna sonora per il ritorno a casa (anche se in realtà il disco si chiude con un pezzo che si chiama “Hotel”, altro che casa).
Questo Badlands di Dirty Beaches è un disco nostalgico come altri mille che si trovano in giro, ma allo stesso tempo è molto diverso dagli altri. Mentre altrove si rimpiangono gli anni 80/90 e le tastiere e i synth e le vhs e quanto eravamo felici quando eravamo bambini, Dirty Beaches, ovvero il canadese di origini taiwan Alex Zhang Hungtai, torna indietro addirittura agli anni 50 e riprende atmosfere che avevano già esaltato Suicide, Cramps e molti altri gruppi diversi tra loro, rifacendole sue. E in questi nuovi anni 50 della realtà parallela, i suoni sono inevitabilmente sporchi, scuri e fumosi come lo sono i ricordi, soprattutto quelli di cose che non abbiamo vissuto, dato che siamo nati quando Elvis era già ingrassato, se non addirittura morto e in decomposizione.
Consiglio anche il video di Speedway King diretto dallo stesso Alex Zhang Hungtai, perché fa capire bene l’atmosfera del disco, con strade perdute, buio nerissimo ed Elvis fantasma, e anche le numerose versioni live di Lord Knows Best.