"Spiritual Jazz" ovvero: come mi innamorai di quella musica un po' monotona ma tanto evocativa

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Lo spiritual è sostanzialmente l’antenato del jazz, la musica che lega Mamma Africa all’America. Per intenderci, come si evince dallo stesso sottotitolo del disco la cui cover campeggia qui in bella vista, siamo in territori “jazz underground” ovvero distanti anni luce dal “jazz canzone” o dal “club jazz” ma anche dal “jazz sperimentale/free”; siamo in quella landa (che ho scoperto sconfinata proprio grazie a questa pubblicazione) che si è generata dall’arte di Trane, del faraone Sanders e in parte dell’alieno Re Sole Ra e dell’onnipresente Miles, che vive il jazz come profonda riscoperta delle proprie radici. Questa magnifica raccolta della benemerita Jazzmanrecords, come si può leggere sul sito stesso, pesca con incredibile maestria in un anfratto molto ben nascosto, che per anni è stato praticamente invisibile alle orecchie dei più, e ne tira fuori decine di perle di lucente bellezza mistica; moltissime delle quali hanno attraversato un processo di rimasterizzazione a partire dai nastri originali e hanno indossato quindi per la prima volta la veste digitale, utile a noi poveri lobotomizzati che nel chiuso delle nostre bettole ultramoderne ne possiamo godere anche solo con un click su Spotify (io mi sono fatto una playlist con tutti e quattro i volumi della serie e quasi tutti i giorni me ne riascolto qualche brano in riproduzione casuale, come sono figo eh? yeah!).

Misticamente parlando questo tipo di ascolto liofilizzato è praticamente agli antipodi rispetto al messaggio unitario e panteistico che questi artisti volevano lasciarci, ma tant’è. Qualcuno lo conoscerete (c’è un pezzo di Sun Ra, uno di Eric Dolphy, uno di Albert Ayler; poi Don Cherry e Llyod Miller -quello che ha fatto un disco con gli Heliocentrics-) ma sopratutto persone di cui quasi certamente mai avete sentito il nome tipo Full Moon Ensemble, Nana Imboro, Grachan Moncur III, l’Ohio Penitentiary 511 Jazz Ensemble. la Cairo Jazz Band.

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Insomma tutta roba da godere ad occhi chiusi pensando all’Africa Mistica, alla Natura lussureggiante, ai rituali voodoo, alla vita degli schiavi e tutto il resto dell’immaginario standardizzato di noi “poveri” Europei; vi verrà facile, molto più difficile sarà riaprire gli occhi nelle vostre confortevoli bettole.

Los Lobos goes Disney (e il mistero degli elefanti rosa)

I Los Lobos rifanno i classici pezzi Disney in chiave tex mex. Sono quasi tutte spudorate ballate country romantiche, ma ogni tanto viene fuori il vero delirio. Tipo quando provano a fare Heigh Ho, la canzone dei sette nani di Biancaneve già perfettamente violentata in passato da Tom Waits:

[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2010/02/los-lobos-los-lobos-goes-disney-01-heigh-ho.mp3|titles=los lobos – los lobos goes disney – (01) heigh-ho]
Los Lobos – Heigh Ho

Ah, ovviamente fanno anche Oo-de-lally, la nostra Urca urca tirulero, di cui ricordo l’esistenza di ben 16 versioni in lingue diverse.

[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2010/02/los-lobos-los-lobos-goes-disney-12-oo-de-lally.mp3|titles=los lobos – los lobos goes disney – (12) oo-de-lally]
Los Lobos – Oo-de-lally

In argomento di cover buffe della Disney segnalo anche “Pink elephants on parade”, il classico psichedelico di Dumbo, nella versione di Sun Ra & his Arkestra, non troppo diversa dalla versione originale, ma comunque bellissima. Qualcuno si è preso la briga di sincronizzare la versione di Sun Ra con il video della scena tratta dal film:

Altre perle nell’album Stay Awake: Various Interpretations of Music from Vintage Disney Films.

Ah, dato siamo in tema chiariamo un antico mistero. Perché Dumbo vede gli elefanti rosa dopo essersi ubriacato? (Per chi non si ricorda la scena: i clown fanno cadere per sbaglio una bottiglia di champagne nell’acqua di Dumbo. Lui la beve e gli appaiono gli elefanti rosa. La mattina dopo si risveglia su un albero).

Vedere gli elefanti rosa è un’espressione figurata usata anche da Jack London nel libro autobiografico John Barleycorn (1913) per descrivere lo stato allucinatorio causato dall’abuso di alcol (si parla di ricordi alcolici, come si può intuire dal titolo):

C’è l’uomo che tutti conosciamo, stupido, privo di fantasia, col cervello ottusamente roso da ottuse ubbie; quello che cammina vistosamente a gambe larghe, azzardando il passo, che di frequente cade per terra, e che vede, al sommo della sua estasi, topi azzurri ed elefanti rosa.

L’elefante rosa è quindi sinonimo di stato allucinatorio causato da alcol. Non ho mai sperimentato allucinazioni alcoliche, anche perché sono rare e di solito riguardano l’alcolismo cronico (motivo per cui è coerente la sua nota apparizione in casa di Barney) e soprattutto l’astinenza successiva all’alcolismo. Le visioni di Dumbo però fanno pensare più a un’assunzione di LSD.

Ora, non so se pensavano a Dumbo, comunque nel 1962 alcuni scienziati si sono fatti questa domanda: cosa succede se un elefante assume LSD? Sono passati quindi alla fase sperimentale e hanno dato l’LSD a un elefante.

Risultato: l’elefante muore.

Ora lo sappiamo.

questo invece è un elefante albino, il vero elefante rosa. #

Sun Araw – Heavy Deeds

COVER

heavy deeds, nuovo disco dei sun araw, ovvero cameron stallone (sì, si chiama davvero cameron!) dei magic lantern, fa pensare a un tramonto in spiaggia assieme ai funkadelic. musica addrogata, psichedelica, dronica e tropicale, che a quanto pare si diffonde sempre di più tra i giovani neo-freak americani. infatti non è facile starci dietro, dato che i gruppi simili sono miliardi e vai a sapere quali sono davvero bravi e quali sono inutili, ma ogni tanto si becca quello giusto, come in questo caso. il nome ovviamente fa pensare a sun ra (citato ancor più spavaldamente dai sa-ra, tra l’altro) e quindi, se non vi è mai capitato, che questa sia l’occasione per riascoltare anche il grande maestro cosmico Herman Poole Blount Le Sony’r Ra aka Sun Ra, che ha questa fama di avanguardia accessibile solo agli esperti mentre esistono diversi suoi incredibili dischi adatti a chiunque, anche a chi quando legge “avant-garde jazz” ha solo voglia di scappare urlando. sbagliate, perché in realtà si tratta di dischi semplici e meravigliosi, da ascoltare anche mentre si prepara il risotto – il risotto cosmico, ovviamente. in questa pagina ad esempio c’è una buona selezione di dischi di sun ra. a me piace molto atlantis e consiglierei di iniziare con quello.

[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2009/10/b2-all-night-long.mp3]
Sun Araw – All night long

ma tornando a heavy deeds di sun araw: quello nella orribile copertina sembrerebbe proprio stevie wonder, però non credo che questa bellissima all night long sia la cover di lionel richie, ahimè.