Kraftwerk e Aphex Twin live in Livorno – 18/07/09

The Man Machine

Ieri l’altro, diciotto zerosette zeronove, alle ventitré e trenta circa, quattro patriarchi della musica elettronica si sono palesati nello stadio comunale di Livorno. Con rapinoso distacco e commovente freddezza, quattro immobili figure, quasi crocifissi d’uomo e sintetizzatore, hanno puntualmente ricordato a tutti noi presenti il dovere morale di amarli adesso e ancora, nei secoli dei secoli, nei millenni, nelle migliaia di millenni, nelle migliaia di migliaia di millenni ed eventualmente — previo lancio nello spazio profondo di qualche navicella piena di loro dischi — tra cinque migliaia di migliaia di millenni, quando il Sole collasserà risucchiando la Terra.

I Kraftwerk dimostrano, a trentacinque anni esatti dall’uscita di Autobahn, l’attualità artistica dei loro solenni bozzetti di vita e pensiero nell’Europa contemporanea. Ogni pezzo viene corredato di un apporto visuale, talvolta mera sintesi della canzone, in altri casi invece sorta di seconda traccia, che arricchisce o illumina la musica.

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Incapacitants – Box Is Stupid

Tra i classici del japanoise ancora attivi, gli Incapacitants sono senza dubbio i più interessanti. Toshiji Mikawa e Fumio Kosakai — entrambi con qualche sporadica presenza nei più anziani Hijokaidan alle spalle — rispettivamente un banchiere e un funzionario statale, vennero in contatto nei primi anni Ottanta nella scena (spero di farmi cent’anni di Cocito per aver digitato questo lurido termine) noise di Osaka.

Incapacitants venivano classificate dal governo giapponese le armi atte a porre il bersaglio in una condizione di irresponsività, a renderlo incapace di reagire. Continua a leggere Incapacitants – Box Is Stupid

The Residents – The Bunny Boy

The Bunny Boy, ultima grande fatica dei Residents.

Difficile definirlo, come del resto è difficile definire molte delle realizzazioni dei bulbi oculari meno famosi della Louisiana. Intreccio audiovisivo che s’ammanta di un background fin troppo ermetico? Ennesimo sguardo monoculare sul terrificante e crudo tema dell’infanzia? Necessario compagno di Tweedles nella musicalizzazione di perfette dissociazioni e di deliziosi disturbi della personalità? Definitiva dimostrazione che i Rez si sono ammosciati?

Everyone is crazy, in a one man show.

Stando al booklet, The Bunny Boy sarebbe stato ispirato dalla richiesta d’aiuto di un ex-colleague dei Residents, alla ricerca di un suo fratello scomparso presumibilmente nell’isola di Patmos, nel Dodecaneso. L’ex-colleague, conosciuto come Bunny, avrebbe spedito al gruppo una serie di DVD (intitolata Postcards from Patmos) che documentavano la sua ricerca, pregando di aiutarlo a caricarli nel vasto Internets. Prevedibilmente, quando i preoccupati Residents tenteranno di risalire a Bunny, non ne troveranno traccia. The Bunny Boy rappresenterebbe la trasposizione in musica di Postcards of Patmos — a detta dei Residents troppo tecnicamente rozzo persino per essere fatto circolare su YouTube. Un concept, insomma, vago ed oscuro, pieno di rimandi pressoché impossibili da seguire, in poche parole, in perfetto stile residentsiano.

Every now and then I dream I killed my brother Harvey

Anche nelle tematiche dell’album troviamo alcuni tòpoi delle opere principali dei Rez. Primo fra tutti, un’abile satira verso il pop; diretta e graffiante in The Third Reich ‘n Roll e in Petting Zoo, in The Bunny Boy è annunciata “per iscritto”¹ e viene poi a svilupparsi nella successione delle tracce: Boxes of Armageddon e Rabbit Habit sembrano avere un insolito coefficiente di catchiness, di orecchiabilità, che ricorda quasi WB:RMX e il Commercial Album (altri due capolavori di decostruzionismo pop), neanche i testi sembrano essere particolarmente inquietanti o complicati. Ma da I’m Not Crazy² in poi si discende lentamente verso i Residents “classici”, facendo scomparire l’abito pop: Pictures From a Five Year Old e I Killed Him riprendono lo stile narrativo di River Of Crime e di Tweedles — riuscendo, credo, più spaventose dei due album messi insieme —  mentre Secret Message, It Was Me e I’m Not Crazy ricordano la vis paranoide-aggressiva di pezzi come Secrets.

When I was a little boy, I didn’t have a dad
So I built a miniature butcher shop instead

Un altro tema caro alle palle d’occhi centrale in The Bunny Boy è quello dell’infanzia: l’album ha una marcata impronta intimistica, sia il booklet che la serie di video sono pieni d’immagini della cameretta di Bunny — vedi Secret RoomButcher Shop, Bunny Boy e The Black Behind raffigurano l’inadeguatezza, la tristezza e le paure di ogni bambino. Se poi qualche particolare bambino appende un’anatra morta nella sua cameretta e custodisce gelosamente an eyeball that can sing, noialtri dobbiamo solo essere contenti.

The Golden Guy had a voice like Elvis.

E i Residents sono riusciti a farci stare anche Elvis. Un pensiero ad Elvis, che la gente spesso chiamava il “Re”.

Ci sarebbe molto altro da dire su The Bunny Boy, inoltre — principalmente (anorgasmiche) masturbazioni mentali. E’ senza dubbio uno degli album più importanti dei Rez, raffinato ed autoconsapevole, un classico dalla nascita perché maturo. Proprio per questo ci si potrebbero costruire sopra decine di teorie, scorgere tanti segnali, risolvere misteri, svelare identità… Il mio personale consiglio in merito è di fottersene: sono i Residents, un po’ d’enigmistica occultista sulle loro releases è ok, ma i calcoli babilonesi coi copyright, le location, le mamme e le sorelle sembrano solo cretinate da feticisti e investigatori privati delle corna. Chi mi capisca, mi capisca.

E non fatevi vedere al concerto.

1. The Bunny Boy booklet, pag. 2
2. Io all’inizio avevo letto I’m not Craxi e m’ero messo a ridere come uno scemo.

UPDATE: e al concerto di roma c’eravamo.

Kikuri – Pulverized Purple: Masami Akita aka Merzbow e Keiji Haino live in Ginevra – 15/07/08 (e noi c'eravamo)

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KIKURI è un progetto nato dai diarchi dell’avanguardia musicale giapponese, Masami Akita e Keiji Haino.

il primo, meglio noto come Merzbow, è forse l’artista noise più conosciuto al mondo. eccentrico, geniale e consapevole d’esserlo, ha all’attivo decine di realizzazioni — alcune veri e propri capolavori, altre di valore decisamente più dubbio. comincia col torturare registratori e sperimentare feedback nel suo garage negli anni settanta, e oggi lavora solo con un portatile. un Mac. ha perso diversi fan, puristi del noise analogico, ma in molti continuano ad adorarlo.

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