The Field – Looping State of Mind


No, non ci siamo lasciati sfuggire davvero nulla di questo artista che compone techno minimal (forse solo questo recente remix).

Stiamo parlando di The Field, il nostro Campo, per i familiari in Svezia Axel Willner, ossia il ragazzo che meriterebbe il posto d’onore alla console di tutte le discoteche del mondo.
Il suo modo di comporre è stato chiaro fin dagli inizi: prendere pochi secondi da qualche canzone, processarli e metterli in ripetizione. Dal suo album di esordio famosi i sample presi da Lionel Richie, Katy Bush, ColdplayFleetwood Mac.

Il 23 settembre uscirà il suo terzo album, ma L’Internet ha già provveduto a regalarcelo in anteprima.
Anche questa volta, come si può notare, la copertina non cambia. Ma l’album è lucidissimo e consolida oramai un suo personalissimo modo di fare musica. C’è chi dice più testa e meno cuore. In effetti in questo “Looping state of mind” non si trovano molti deragliamenti e sperimentalismi (forse una piacevole stranezza la si può ravvisare nella penultima canzone).
L’album parte con “Is This Power”, martellamento malato che pian piano avanza caricandosi di un giro di basso, le batterie sembrano sempre meno truzze e sempre più accurate. “It’s Up There” è amore a primo istante, e lo si capisce quando la canzone prende addirittura un’impronta kosmische musik, sostenuta dalla chitarra, denudata solo a fine brano. “Burned Out” è un lamento in loop che prosegue per diversi minuti, dal sapore di intermezzo. La successiva “Arpeggiated Love” fa scattare e molleggiare il corpo, è una canzone da parati con i battiti al punto giusto. La canzone che dà il titolo all’album, invece, è un incessante sogno ad occhi aperti, un loop che ci stende, e che progressivamente viene decorato con pochi synth, fino all’esaurimento. Forse, per alcuni 10 minuti saranno pochi. Ed ecco il penultimo brano, “Then It’s White”, che personalmente avrei posto a conclusione, perchè è una sequenza di un toccante pianoforte, ripetuta, con voci e lamenti che sembrano campionati da un vecchio manicomio. Non sembra una canzone di The Field, se non per i beats. L’ultima “Sweet Slow Baby” è un muratore che sta lavorando sotto il vostro appartamento, con i condomini che si lamentano.

Difficile azzardare paragoni e giudizi volanti col suo precedente, ma Looping State of Mind si rivela lentamente stupendo, ed è l’ideale compagno per andare a correre, sempre che non vi si bagni l’ipod di sudore, visto il periodo.
 
Articoli correlati: The Field Mix – This is so good it should be illegalYesterday and TodayThe More That I Do (Foals remix)
 
[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2011/08/02-The-Field-Its-Up-There_DEU671100156.mp3]
The Field – It’s Up There

 

The samples fascination pt.1

Ho sempre avuto una passione nello scandagliare le canzoni che più mi piacciono. Tentare di capire come sono state composte e che mezzi sono stati usati per arrivare a tale magico risultato, una sorta di decoupage applicato ai suoni o di decostruzione più terrena e mondana. Oggi, ove buona parte della musica ascoltata è elettronica (uso di synth, laptop, softwares etc.), i samples sono un sicuramente un oggetto portante nel caso si voglia analizzare e capire come un pezzo “esce fuori”.

Così ho trovato il modo a canalizzare le mie piccole e brevi indagini con un video (alcune ricerche son semplici, altre più complesse, e coinvolgono anche l’interrogazione dell’artista stesso); questo è il primo forse di una serie, o almeno si spera (da perdonare la qualità youtube e il primo sputtanato sample, si accettano consigli):