Il pezzo che vorrei sentire entrando in una discoteca


Per quanto l’eventualità che io varchi la soglia di una discoteca è da considerarsi altamente improbabile. Ah Tanya, io ti penso sempre. E tu? Mi pensi? Questo pezzo minimal-techno-inuit viene dal suo bellissimo album ᐊᐅᒃ (Auk/Blood) (di cui segnalo anche l’incredibile Force, pezzo che in effetti, come nota qualcuno, sembra perfetto per un base hip-hop).

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Tanya Tagaq – Burst

Inoltre sappiate che è appena uscito un suo nuovo album live dal titolo Anuraaqtuq.

[foto di anitasardekeesian]

L'aggettivo afro davanti al trattino


DRC Music – Kinshasa One Two (2011)
DRC, ovvero Democratic Republic of Congo: Damon Albarn e altri produttori europei con musicisti congolesi di generi diversi in 5 giorni di registrazioni. Poteva essere una delusione e invece no: è bello e cresce con gli ascolti. C’è un po’ di tutto. Alcuni pezzi potrebbero essere hit dei Gorillaz, altri sono come ti immagini la dance africana, tra Konono n.1 e Shangan Electro. Ci sono anche cose più oscure e musica tradizionale. Nei momenti più afro-electro-pop mi ha ricordato anche quella meraviglia proveniente un po’ da Londra e un po’ dal Mali di Warm Heart of Africa dei Very Best. I ricavati delle vendite vanno in beneficenza (altrimenti vanno a mediafire). Damon Albarn ancora una volta vincitore.

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DRC Music – Ah Congo

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DRC Music – Lourds


Cut Hands – Afro Noise (2011)
Con un approccio totalmente diverso, Afro Noise è la via africana di William Bennett dei Whitehouse. Il titolo dell’album giustifica la presenza in questo post, anche se proprio il titolo può facilmente portare a una delusione. Più che di noise in senso stretto si tratta di una specie di versione industrial della musica tribale sub-sahariana. Violenza percussiva, suoni puliti e spigolosi, con tappeti di drone ad aggiungere oscurità, più qualche pezzo più sporco già pubblicato come Whitehouse. Affascinante o irritante, dipende. Io l’ho sentito in treno e mi è piaciuto, ma si sa che i rumori del treno migliorano tutto.

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Cut Hands – Ezili Freda


Various Artists – Extreme Music From Africa (1997)
Per chi poi volesse “vero” afro-noise, segnalo questa compilation del 1997, sempre a opera di Bennett, dal titolo Extreme music from Africa, dove sono riuniti vari artisti sperimentali provenienti da Marocco, Sud Africa, Zimbabwe e Uganda (oppure ha fatto tutto lui firmandosi con nomi diversi, non lo so, ho il dubbio).

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Jonathan Azande – Long Pig

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The Mbuti Singers – Massacre Rite


Andy Stott – Passed Me By (2011)
Chiudo con l’oscura e conturbante techno-dub di Andy Stott. La copertina dice tutto. Qui si va veramente giù, in profondità. Si affonda in abissi neri, disperati e allo stesso tempo eccitati, come con le droghe più pesanti. Dice un commentatore su Youtube: Damn this is deep. Uno dei dischi dell’anno per Guylum Bardot, si consigliano volume alto e cuffie di qualità.

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Andy Stott – Dark Details

Shabazz Palaces – Black Up (2011)


Essendo ormai da un po’ di tempo fuori dall’ossessione hip-hop, diciamo più o meno da quando ho finito le superiori, negli ultimi anni credo di essermi perso un sacco di cose, anche se ho avuto come regola generale quella di ascoltare almeno un album hip-hop nuovo all’anno. Di solito mi fido dei blog, soprattutto di quelli non-hip-hop (regola che vale anche per i dischi metal: se piacciono anche ai non-metallari potrebbero essere interessanti). L’anno scorso ad esempio mi ha fatto godere – tenetevi forte – l’album di quel geniale tamarrone di Kanye West. Quest’anno mi sa che tocca a un disco molto diverso, Black Up dei Shabazz Palaces, il mio album hip-hop del 2011, nonchè l’unico sentito.

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Shabazz Palaces – Yeah You