Di Pakistan, bestie umane e altre storie (anche Hitler)

Pakistan: Instrumental Folk & Pop Sounds 1966 – 1976. Come dice il titolo: pezzi strumentali, tutti molto ballabili, provenienti dal Pakistan del periodo 1966/1976, quindi surf, sitar, rock tipo Bollywood, Raul Casadei pakistano e così via, per capire che aria tirava da quelle parti, tra un golpe e l’altro. A compilare la lista è il gestore dell’eccellente Radiodifusion, blog consigliato più volte in queste pagine ma repetita iuvant. Il disco fino a un certo punto è piacevole ma non esaltante – solite contaminazioni musicali tra occidente e medio-oriente – ma proprio quando stava per deludermi sono arrivate un paio di perle sconosciute che in realtà avevo già sentito nel suddetto blog ma che avevo dimenticato.

[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2011/03/D1-The-Aay-Jays-The-Aay-Jays-Theme.mp3|titles=D1 – The Aay Jays – The Aay Jays Theme]
The Aay Jays – The Aay Jays Theme

[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2011/03/C6-Nisar-Bazmi-Pyar-Ki-Ik-Naee.mp3|titles=C6 – Nisar Bazmi – Pyar Ki Ik Naee]
Nisar Bazmi – Pyar Ki Ik Naee

Humanbeast – Queer Marriage. Siccome è uno strano incontro tra l’electro ballabile con voce femminile dark il tanto giusto e la brutalità noise più inaspettata, è facile, visto il nome, vederci una metafora dell’essere umano diviso tra i suoi aspetti più o meno bestiali: ma siccome è facile, non lo faremo. A tratti si è indecisi tra quale delle due parti preferire, esattamente come accadeva in quell’esperimento di più di 40 anni fa di Pierre Henry con il gruppo progressive degli Spooky Tooth (a proposito: Humanbeast è tutto attaccato, quindi non sono da confondere con i quasi omonimi degli anni 70, gli Human Beast, autori di un progressive stoner ante-litteram). Però quando alla languida e decadente intensità emotiva della cantante subentra una distensiva e insensata cacofonia noise, il disco funziona.
[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2011/03/2.-in-heels.mp3|titles=2. in heels]
Humanbeast – In Heels

Si può scaricare gratuitamente da qui. Su Youtube c’è una esibizione live dove si nota perfettamente l’alternanza e l’unione tra le due anime del disco nonchè un certo imbarazzo del pubblico, tipico dei concerti noise.

Infine, una segnalazione: si chiama NudeSpoonsEuphoria ed è un blog di cover, ma si differenzia da tutti gli altri blog di cover per due particolarità: 1) è scritto in italiano, 2) i post sono lunghi e ben scritti. La seconda eccezione in particolare – cioè gli ottimi testi – ha reso la segnalazione praticamente obbligatoria. L’obiettivo sono le 100 cover.

Bonus: ah, siccome oggi inizia la primavera, mi sembra giusto omaggiarla con Springtime for Hitler, pezzo tratto da The Producers di Mel Brooks.

Indian Jewelry – Totaled, Tim Hecker – Apondalifa EP

il primo post apparso su questo blog riguardava gli Indian Jewelry. Un gruppo esordiente, nella scena commerciale, con delle attraenti sonorità drogate e mediorientali, che tanto rispecchiano uno dei tanti motif di questo angolo eclettico internettiano. Il gruppo texano è avvezzo agli acidi e alle chitarre vessate, senza disdegnare motivi cupi che talvolta ricordano i Joy Division.
E Totaled, album appena uscito o appena leakato (chiedo venia ma non mi son neanche premurato di controllare) non credo ci deluderà. Abbiamo preziosità di ogni tipo, dai lapislazzuli ai diamanti.

Sfizziosità:

[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2010/05/1-01-Oceans.mp3]
Indian Jewelry – Ocean

[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2010/05/1-03-Lapis-Lazuli.mp3]
Indian Jewelry – Lapis Lazuli

In chiusa, cercando di evitare la beatificazione, un canadese che mai abbiamo citato. In ascolto l’ultimo magistrale remix di Tim Hecker di Water/Light/Shifts dei Bell Orchestre (che onestamente non so se valgano la pena di essere ascoltati).
Ed inoltre il singolo dall’appena uscito EP Apondalifa (sarà un richiamo poco anglofono per dire “upon the life”?) che probabilmente è una dilatazione rumososa ed integrata della traccia Pond Life di Imaginary Country.

[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2010/05/01-Water-Light-Shifts-Tim-Hecker-Remix.mp3]
Bell Orchestre – Water/Light/Shifts (Tim Hecker remix)

[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2010/05/Tim-Hecker-01-Apondalifa.mp3]
Tim Hecker – Apondalifa

Sun Araw – Deep cover

Fuori da internet è primavera, ve ne sarete accorti anche voi. Quando guardo le api sui fiori non so perché mi viene in mente questo pezzo di Sun Araw, simpatico drogato californiano di cui già abbiamo segnalato l’album Heavy Deeds (ma ovviamente nel frattempo ne ha fatto altri mille, tutti consigliati). Il pezzo si chiama Hive Burner ed è tratto da The Phynx, suo album del 2008. Volume alto.

[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2010/04/03-Hive-Burner.mp3|titles=03 Hive Burner]
Sun Araw – Hive Burner

Dal nuovo album “On patrol” invece viene questo pezzo bellissimo & ipnotico, Deep Cover. Il video che segue, ipnotico anch’esso, è ad opera dello stesso Sun Araw / Cameron Stallone. Da vedere.

E poi ci sarebbero molte altre prelibatezze, ma le rimando al prossimo post.