Indian Jewelry – Totaled, Tim Hecker – Apondalifa EP

il primo post apparso su questo blog riguardava gli Indian Jewelry. Un gruppo esordiente, nella scena commerciale, con delle attraenti sonorità drogate e mediorientali, che tanto rispecchiano uno dei tanti motif di questo angolo eclettico internettiano. Il gruppo texano è avvezzo agli acidi e alle chitarre vessate, senza disdegnare motivi cupi che talvolta ricordano i Joy Division.
E Totaled, album appena uscito o appena leakato (chiedo venia ma non mi son neanche premurato di controllare) non credo ci deluderà. Abbiamo preziosità di ogni tipo, dai lapislazzuli ai diamanti.

Sfizziosità:

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Indian Jewelry – Ocean

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Indian Jewelry – Lapis Lazuli

In chiusa, cercando di evitare la beatificazione, un canadese che mai abbiamo citato. In ascolto l’ultimo magistrale remix di Tim Hecker di Water/Light/Shifts dei Bell Orchestre (che onestamente non so se valgano la pena di essere ascoltati).
Ed inoltre il singolo dall’appena uscito EP Apondalifa (sarà un richiamo poco anglofono per dire “upon the life”?) che probabilmente è una dilatazione rumososa ed integrata della traccia Pond Life di Imaginary Country.

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Bell Orchestre – Water/Light/Shifts (Tim Hecker remix)

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Tim Hecker – Apondalifa

Aaaaaa! Jalla jalla! Ghisibene aella! A-aaaaa bree! (dice più o meno così)

Amici, fumatori d’oppio, capitani coraggiosi e furbi contrabbandieri macedoni, è tempo di aggiornarci sulle nuove meraviglie giunte dai deserti africani e dal vicino oriente. Ad esempio: Guitars From Agadez Vol. 2 di Group Bombino, Niger, un paese dove morire è molto facile (di fame, di guerra, di uranio) ma dove si fa musica che scalda il cuore. Si passa da pezzi acustici tuareg blues, a vero garage lo-fi desertico e polveroso spesso con registrazioni di bassa qualità che non fanno altro che aumentarne la bellezza. Consigliato a chi è alla ricerca di musica bellissima.

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Group Bombino – Imuhar

Jazeera Nights. Inutile spendere troppe parole, bastino quelle già spese in passato. La speranza è che la riserva segreta di cassette nel caveau della Sublime Frequencies non finisca mai. Faccio notare che la copertina è esattamente la stessa del disco precedente, il che dovrebbe farci intuire quali differenze ci siano in questa nuova compilation di pezzi di Omar Souleyman: NESSUNA. Quindi: 1) abbassare il finestrino, 2) alzare al massimo il volume dell’autoradio e 3) dichiarare guerra agli infedeli.  (tra l’altro…)

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Omar Souleyman – Hot Il Khanjar Bi Gleibi

Altra recente perla Sublime Frequencies: Omar Khorshid, il re dell’arabic-surf guitar.  Sulla leggitimità della sua monarchia non osiamo avanzare dubbi. Ipnotico e psichedelico, questo è il sito a lui dedicato. Egiziano di nascita, ha introdotto lo stile chitarristico occidentale nella tradizione araba e di ciò gli saremo tutti eternamente grati (gli è sicuramente grato Sir Richard Bishop dei Sun City Girls, dato che l’ha omaggiato ed emulato nell’album Freak of Araby).

In questa raccolta ci sono le cose più tradizionali e arabeggianti registrate in Libano tra il 1973 e il 1977, ma prima di morire nel 1981 a 36 anni in un incidente d’auto Omar Khorshid ha fatto anche deliziose cover di pezzi come Popcorn. Aggiungo che dall’altra parte del mondo “the king of the surf guitar” era considerato l’americano Dick Dale, che però era per metà libanese (e lo zio suonava l’oud, bello come tutto torna, no?).

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Omar Khorshid – Guitar El Chark

Ten Ragas To A Disco Beat, disco del 1982 di Charanjit Singh composto da raga che si trasformano subito in semplice ed elementare acid-house con synth e TR-808 a indicare la luna. Il Guardian indaga sulla misteriosa morte e l’altrettanto misteriosa rinascita di questo disco e sulla probabilità che il bollywoodiano Charanjit Singh sia il vero pioniere dell’acid house, dato che i primi pezzi rappresentativi del genere solitamente vengono considerati quelli della Chicago della seconda metà degli anni 80.

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Charanjit Singh – Raga Bhairav

In tema di raga tradizionali invece consiglio il bellissimo raga blog, sito che mette a disposizione tonnellate di ottimi trip per cuocere a fuoco lento i vostri neuroni. A causa di altri impegni tipo vivere non sono riuscito ancora a sentirli tutti, ma tra quelli che sono riuscito a sentire fin’ora segnalo in particolare i dischi della famiglia Dagar, maestri del canto dhrupad, tutta roba che prenderà il vostro cervello e lo farà passare attraverso i vari stati della materia. Qui simpatiche foto di famiglia e anche l’invidiabile albero genealogico della Dagar Family.

[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2010/05/02-Bairagi-Dhamar.mp3|titles=02 – Bairagi, Dhamar]
Dagar Brothers – Dhamar

Very Be Careful

E ora qualcosa di completamente diverso: Very Be Careful, gruppo di Los Angeles che suona la cumbia, musica popolare colombiana a base di percussioni, fisarmonica triste e voce lamentosa. Consigliato anche a chi considera “latina” solo una categoria dei siti porno. La furgoneta credo proprio sia “il furgone”. Il nuovo disco è appena uscito e si chiama Escape Room.

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Very Be Careful – La furgoneta