Una valanga di PD

Quando nacque il Partito Democratico capeggiato da Veltroni, la prima cosa che ho pensato era l’indegna usurpazione dell’acronimo PD usato di consuetudine dai giocatori online per evitare ban automatici alla locuzione PORCO DIO, che, lo garantisco, nasce spontanea giocando agli sparatutto, non potrebbe esimersi manco un chierichetto.
Ma da Walter Veltroni al black metal il passo è breve. Segnalo en passant due gruppi da PD assoluto. Il primo è rappresentato dai Genghis Tron, di cui mio fratello è esegeta incontrastato. Un manipolo di giovincelli che non hanno trovato un valido batterista per sostenere le loro ritmiche, e quindi usano drum machine come acqua fresca, associata ad urla disperate di chi ha appena perso l’ultimo treno Roma-Napoli. Ma ciò su cui vorrei soffermare l’attenzione è l’estetica vintage del cantante, PD davvero. Se la sua tshirt magari è facilmente reperibile (tutti i grandi brand, da Diesel ad Armani, hanno sempre una linea vintage), non lo sono i suoi occhiali da vista, impertinenti, vintage e totalmente PD.
Ma i blackmetallari dell’anno sono senz’altro i grandissimi Nachtmystium. Precisiamo: la loro musica la trovo molto più orecchiabile e meno ostica di quella prodotta da una Britney Spears, ma fin quando questo schifo di umanità non capirà che le discipline musicali non sono settorializzabili attraverso etichette e ‘generi musicali’, e che in queste discipline che coinvolgono il senso dell’udito nulla può essere esplicitato in maniera dogmatica tramite le parole, allora staremo col culo per terra per altri decenni. Ad ogni modo, il cantante lo si trova sempre, che siano foto o video, con una birrozza in mano. Componente che lo rende maggiormente PD.
PD lo potrebbero essere anche i loro cd, rigorosamente digipak nelle ultime uscite, così come la batteria che non si limita ad un doppio pedale, ma ad una doppia grancassa, o i remix che gli vengono dedicati, targati da altisonanti nomi come Justin K Broadrick, Eluvium, Nadja e sua maestà delle 4:00 del mattino Tim Hecker.

Seguono intervista (video e cartacea) ai gruppi di cui sopra e qualche canzone.

Intervista Nachtmystium

Msk – Am I Scared?

già segnalato mesi fa, ma sfrutto una recensione dell’album scritta per un altro sito. non si butta via niente.

ricordo che “am i scared?” si può sentire e scaricare su last.fm o su jamendo.

Msk, al secolo Antonino Musco, è un polistrumentista siciliano che negli ultimi anni ha sfornato una serie di progetti uno più diverso e interessante dell’altro. Ha messo su e preso parte a collettivi come quello del Sicilian AV Project (”audiovisual antimafia collective”: così si definiscono), i Maya Lee, i Fracoz Combo e probabilmente anche altri, oltre a comporre colonne sonore e a fare il dj.

Come solista si dedica soprattutto all’elettronica macchiata jazz, con influenze varie, mediterranee ma non solo. Ma anche quando si muove da solo, come in questo suo nuovo album (scaricabile gratuitamente, come tutte le altre sue opere, da Jamendo e Last.fm) riesce a coinvolgere molti altri artisti, italiani e non.

“Am i scared?” è un disco estremamente vario, come vari e molteplici sono i riferimenti dell’autore: dai cartoni animati porno giapponesi di Ogenki Clinic (in italia, “La clinica dell’amore”), al poeta francese Jacques Brel, passando per l’elettronica più classica, Battisti, Coltrane e perfino i Beatles.

Proprio una cover dei Beatles è uno dei pezzi che si fanno notare già al primo ascolto: l’audace e riuscita cover di Eleonor Rigby, impreziosita dalla bella voce di Claudia Pintaldi (presente anche in “Prendila così” di Battisti). Il disco è a tratti più elettronico, come il rilassante downtempo di “Blues for Lidka”, che ricorda i Boards of Canada, oppure “Les femmes”, interessante pezzo con base house, che campiona il film di Truffaut “L’uomo che amava le donne”.

Le donne, appunto. Le voci femminili sono decisamente il punto di forza dell’album.  Ad esempio “Boire tes Baiser”, inaspettata chanson francese al femminile, o “Insomnia”, un pezzo etereo che a un primo ascolto sembra composto con un theremin, mentre si tratta della bellissima voce della siciliana Shirin Demma.

Considerata la varietà e la qualità – e ovviamente il fatto che si tratta di un album scaricabile gratuitamente – “Am i scared?” è consigliato a tutti gli amanti dell’elettronica altamente contaminata, senza confini.

AM I SCARED? last.fm

AM I SCARED? jamendo

Justice – Planisphere

disco dei justice realizzato, se ho capito bene, per una sfilata di moda. vabbè, lasciamo perdere. non amo alla follia i justice, anche se li ho sentiti molto e non posso negare la loro abilità e la loro sublime tamarraggine. ecco, soprattutto quando sono prog, epici e tamarri, mi piacciono, e in planisphere lo sono eccome. il finale con l’assolo di chitarra mi ha commosso.

Mercury Rev – Snowflake Midnight

i mercury rev sono da sempre uno dei miei gruppi preferiti, anche se ultimamente, diciamo dopo l’uscita di “the secret migration”, temevo fossero finiti in quel posto dove prima o poi, a quanto pare, finiscono tutti i miei idoli, e cioè nella temuta Parabola Discendente. che poi, a risentirlo oggi, the secret migration era un bel disco: com’è che quando è uscito non piaceva a nessuno? mah. comunque è uscito il nuovo disco dei mercury rev, “snowflake midnight“, e in molti gridano al capolavoro. non è mia abitudine gridare, e forse non l’ho sentito abbastanza per parlare di capolavoro (inoltre, diciamolo, le casse del mio portatile fanno cagare), ma è sicuramente un altro bel disco. dream pop barocco, molto elaborato, psichedelico, cupo, cristallino e colorato allo stesso tempo, in pieno stile mercury rev. e per la fine di settembre è previsto anche UN ALTRO album. che dio li benedica.

Rings – Black Habit

Stessa etichetta per cui incidono Animal Collective e Panda Bear.
Non un capolavoro, nel senso che nell’album ho trovato qualcosa di trascurabile. Ma si sà, è lo scotto da pagare quando si ascolta cosiddetta musica “sperimentale” o pseudo tale.
Ad ogni modo, in un periodo ove le donne che contaminano ambienti a noi limitrofi si rendono più antipatiche di un rullo compressore con il ciclo, le Rings cadono a pennello.

Rumori 2008

 

Non è il periodo ideale per segnalazioni di questo calibro, soprattutto alla luce dei nuovi lavori edili intrapresi 5 mesi orsono di fronte casa mia.

Prurient, un rumorista con un negozietto di dischi a NY e seminterrato adibito a casinoteca (vedasi concertino di cui sopra, apprezzabile soprattutto per la presenza scenica). L’album è più ambientale del solito, non mancano però disturbi elettrici e rumori degni del mastro muratore che ogni mattina alle 7 mi si palesa di fronte. 

I had to change my pants after this song

Se fossi costretto a rinunciare al mio dilettantismo,
è nell’urlo che vorrei specializzarmi.
(Emil M. Cioran)

Lo sludge è uno di quei generi musicali sporchi e abbastanza fuori dal mainstream. Egregia declinazione del metal, la peculiarità che accomuna molte delle tal canzoni è l’uso “monocorde” del canto, una sorta di growl in cui non si armonizza bensì si mantiene una nota fissa a mò di bordone discontinuo (vedasi rimandi tecnici circa fiati come zampogne e launeddas). Per le orecchie vergini il consiglio è di deporre inizialmente la dedizione al soave cantato e farsi trasportare dalle melodie delle distorsioni.

Eternal Kingdom di quest’anno è un album necessario, per le orecchie di chi scrive, e in quanto ulteriore tassello all’edificio sudicio di questi urlatori decadenti senza speranza, tra cui si potrebbe annoverare anche quello in esergo.

La tag

Coralcola – demo

Genere ambient techno, ritmo 4/4 in cassa dritta, beat ripetuti fino allo sfinimento, atmosfere eteree. Non stiamo parlando del prodigioso The Field, ma della sua controparte yankee: Coralcola. Già noto ai popoli degli internets per l’ottima “Heath Ledger”, ha da poco pubblicato un demo di quattro tracce (titolo: “demo”) scaricabile a gratis da Last.fm.
Forse poco originale ma comunque bravo, sicuramente degno erede del suo “fratello maggiore”-barra-mentore svedese, che ha già avuto modo di conoscere esibendosi insieme in un live (qualità di merda, vabbè).

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