Inc. – No World

inc no world

degli Inc. avevo scaricato anni addietro un paio di EP (Fountains/Friend of the Night3), mi aveva colpito l’abilità tecnica, la struttura jazzata dei primi pezzi, la posizione isolata di quasi-controtendenza verso le varie ‘next big things’ dell’epoca. No World, questo primo full-length pubblicato dalla gloriosa 4AD, porta avanti l’impronta R&B minimalista già evidente in 3 (e in effetti gli Inc. vengono sfottuti ovunque tirando in mezzo Prince), spostandosi su tracce più suadenti e meno ‘spezzate’, che combinate alla voce quasi ansimante ed eterea (se non fosse per Desert Rose (War Prayer) e Trust (Hell Below) arriverebbe anche a rompere il cazzo), risultano in un amatoriale filmato dagli Steely Dan con D’Angelo (sì, ho appena citato il negro melomane e palestrato che ha fatto un video nudo, tra poco ne nomino un altro anche migliore) e la tipa dei Cocteau Twins. evito l’inevitabile e presente riflessione sull’appropriazione dell’R&B da parte del sottobosco indie, esistono tesisti, giornalisti pubblicisti e snob di varia foggia appunto per questo — a me No World piace abbastanza perché, anche se probabilmente tra qualche mese o anno qualche traccia verrà trasmessa su qualche emittente lugubre o a qualche serata a Milano, resta comunque una cosa che Omar Little o le sue amiche banditesse lesbiche metterebbero sullo stereo mentre trivellano il/la proprio/a partner in un appartamento con le finestre sbarrate, un’R&B accessibile anche ai più sconvolti e malinconici.

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Inc. – Trust (Hell Below)

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Inc. – Careful

per quanto riguarda le classiche cose più importanti: consiglio di tener d’occhio le reissues passate, presenti e future dell’ottima bureau bDeutschland, Deutschland über alles. passo e chiudo.

Album a cerchio: Flying Lotus, Broken Bells, Caribou

Flying Lotus con Cosmogramma, il ritorno era atteso da molti e infatti sconta un pò l’ansia che vi si è creata intorno. FlyLo, amico del Dio del mashup Gonjasufi come testimonia questa foto votiva, inchiavica un intero cd con i suoi campioni preferiti, con martellanti pulsazioni, percussioni da autoradio sfondato e linee di basso talvolta prepotenti. C’è anche una collaborazione con Thom Yorke. L’impressione totale è che sia un lavoro abbastanza disomogeneo per come ci aveva abituato, come il pavimento dove lavorava Pollock, ma l’album, e lo si sospettava, regala varie gemme preziose che ognuno apprezzerà di meno o di più in relazione alla propria sensibilità lotussiana.

Chicca: Flying Lotus che si esalta mentre suona Archangel di Burial. Inoltre, anche lui ama ed ha amato J Dilla.

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Flying Lotus – Zodiac Shit

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Flying Lotus – Computer Face / Pure Being

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Flying Lotus – Galaxy in Janaki

Non è semplice digerire questi Broken Bells, non tanto perchè producano musica ostica, ma perchè sono indie, ma sfacciatamente indie, ma schifosamente indie. Cioè, non hanno neanche avuto l’accortezza di modificare un pò la voce, non usare sonorità finto-alternative prodotte con strumenti a basso costo ed improbabili, di arginare quelle cazzo di pianole, di sostituire un coro con delle urla, di accasciarsi con qualche guizzo elettronico tipo di primi Portugal The Man. No, nulla di tutto ciò è stato fatto. Quindi non rimane che provare ad ascoltarli credendo siano vissuti 40 anni fa. Può funzionare.

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Broken Bells – The High Road

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Broken Bells – October

Terminiamo la segnalazione di questi tre dischi 2010, con la copertina all’insegna del cerchio, con un più che piacevolissimo ritorno alla grande di Caribou.
Non so perchè, ma ogni volta che apprezzo molto un artista e, nel caso di specie, la sua musica, vado spedito a guardare le foto o perlomeno come si presenta in pubblico. Caribou, dalla moltitudine di foto che si trovano su di lui, si presenta con la faccia decorosa e presentabile ma anche (come direbbe Veltroni) con quella nerd, stramba e killer anni 70. Si, perchè non posso nascondervi che io trovo qualche somiglianza con un famigerato poco raccomandabile. Malgrado una delle canzoni dell’album di intitoli Hannibal, lui è un buono, e ci fa star bene.
Alcuni vedono in Swim una sua svolta musicale, perchè le canzoni sono più ballabili, più ritmate, ipnotiche come non mai e sopratutto, come anche lui sostiene, gravide di pura composizione elettronica. Insomma, senza dilungarsi inutilmente, possibile album dell’anno. Speriamo che duri negli ascolti e non sia solo abbaglio.

p.s. “Jamelia”, la traccia conclusiva dell’album, per chi scrive, è sopra tutto e tutti.

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Caribou – Odessa

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Caribou – Leave House

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Caribou – Jamelia

Ministri, gli unici che accetto al parlamento

Ascoltati per bene solo dopo averli visti dal vivo nella mia città, i Ministri sono un gruppo che fa indie-rock italiano con testi apprezzabili dalla maggiorparte degli eterni antagonisti e semianarcoidi che si trovano nel nostro bel paese (ed il periodo è particolarmente propizio per l’accoglimento). Canzoni, presenti nel loro “Tempi Bui”, come “Il futuro è una trappola” sembrano un libro di Massimo Fini versione cantata. Per fortuna l’album è abbastanza eterogeneo, anche nelle melodie. Si passa, infatti, dall’uccisione dell’entusiasmo fino al suo apprezzamento in talune situazioni.
Diritto al tetto è non avere un tetto. Altri ascolti sul loro spazio.

p.s. Al concerto in piazza hanno suonato prima loro e poi “Le luci della centrale elettrica”. Nota personale: dopo l’adrenalina dei ministri scalmanati, la seconda parte, più quotata a quanto pare, l’ho preferita passare con due bottiglie di birra in mano ad un falò di sconosciuti, tempo guadagnato e maggiormente elettrico.

p.s.(2) dopo i decreti comunali contro l’alcol, opterei per la filodiffusione ininterrotta di “Bevo” come personale proposta politica.

Sam Kills Two

Sam Kills Two, Band dal facile ascolto ma poco conosciuti. Un po’ come le sensazioni di un Elliot Smith in vena di farla finita, si mantengono su un synthpop delicato e malinconico gravido di chitarre acustiche epperò, non lo nascondo, talvolta al limite del plagio anche se al momento non ricordo i referenti diretti (vedasi ritornello della canzone No.6).
Curioso che qualcuno li abbia descritti, su last.fm, come , cosa che ricordavo fosse adatta solo a gente tipo Murcof.

Bat for Lashes – Two suns

Mettiamo subito in chiaro una personale prospettiva. Natasha Khan (dei Bat for Lashes) è bona come il pane. Mi correggo nell’essere teoricamente pedante: per ciò che afferisce al mio sentire e alla mia dimensione sensibile, ella è percepita come qualcosa di piacevole ed esteticamente ‘sensato’, motivo per cui preferisco non vedere sue foto, altrimenti la voglia di toccarla aumenta a dismisura. Pertanto meglio chiudere il capitolo.
Anzi, già che mi trovo chiudo anche il capitolo ‘musica’ limitandomi a dire che si potrebbe tentare l’ascolto, di cui sotto un paio di tracce.
Mi sembra sempre più difficile proferir parole su espressioni umane, rese fisiche tramite alcuni strumenti (registrazione audio), che sollecitano l’organismo. Come faccio, davanti ad un tipo che prova piacere nel farsi di cocaina, a dirgli “vedi che è brutta la cocaina, è banale, è mediocre, è senza idee, è commerciale!”?

Midlake – The Trials Of Van Occupanther

Gruppetto indie consigliatomi da una mia amica. Musica che mio fratello ottusamente non ascolterebbe per il solo fatto che siano taggati ‘indie’.
Ieri proprio, ad una cena, ad un certo punto un mio amico musicista ha detto che aveva visto un documentario sulla ‘musica estrema’, alchè un altro mio amico, prof. di chimica, lo ferma ribattendo: “Ma perchè, esiste una musica estrema? Per me esiste o quella musica che ‘mi fà la palla’* o quella che mi piace!”. Direi un buon compendio teorico.
 

* espressione dialettale, vedasi ‘che mi annoia’.
 

Iron & Wine – Le braccia di un mariuolo

Quest’uomo, per chi scrive, ha tanta barba quanto talento malinconico. Dai primi LP irradiava già una certa vis da incompreso eremita (da ascoltare le prime registrazioni su nastro pubblicate), ma con “The Shepherd’s Dog” è stato completamente sdoganato. In molti hanno storto il naso per la grande distribuzione ma, onestamente, con la sua barba, a mio modico avviso, lui può tutto. Non mi offenderei se mi trombasse la ragazza. Giuro.

L’ultimo arrivo di casa è l’EP che prende le mosse dalla canzone “Lovesong of The Buzzard”. Prontamente incollo le due ed uniche canzoni successive. Se potete, acquistate.

Concerto completo su Fabchannel

A L C U N E F O T O in cui sono visibili barba e capelli

OMG! Nuovo album dei Department of Eagles / 2

dunque, un po’ di chiarezza per giustificare l’entusiasmo e l’emozione del post precedente. i department of eagles sono un gruppo americano che ha fatto un album che io considero uno dei più belli degli anni 2000: The Whitey On The Moon UK LP. a questa autentica perla purtroppo sono seguiti molti anni di silenzio (uno dei due department è poi finito nei grizzly bear, ma chi se ne frega). l’album di cui parlo è stupendo, non c’è una canzone che non sia perfetta. ora, dopo tanti anni mi ero ormai rassegnato a vederli morire in nuovi inutili side-project… e invece finalmente la bella notizia. un nuovo album. due nuovi pezzi potete trovarli su myspace o anche sul loro sito (dove si possono anche scaricare). qua invece metto 3 pezzi del vecchio album.