The Chemical Brothers – Further (avvertenza: in questo post i Chemical Brothers non verranno mai chiamati "i fratelli chimici")

Con tutte le cose nuove che escono e col tempo che è sempre meno non resta che buttarsi sui classici, giusto? In questo caso sì, giusto. Further è un disco del 1997, o del 2010, o del 2097 d.C., dipende da quale calendario seguite e a quale teoria sullo spazio-tempo date credito. Comunque è una bomba psichedelica da ascoltare a tutto volume mentre si guida, possibilmente di notte, in una strada senza troppi incroci a raso e ovviamente solo dopo aver bevuto responsabilmente (qualsiasi cosa voglia dire). Niente ospiti vip, niente il mio dito è sul bottone spingi il bottone, ma molte idee, alcune vecchie, alcune nuove, ma in sostanza tutte belle. L’inizio è perfetto: intro con melodia eterea, voci suadenti e suoni diabolici che si fondono in Escape Velocity, tributo a Terry “Baba” O’Riley, 11 minuti esaltanti di epico kraut che vi faranno uscire fuori strada. Il resto del disco resta su questi (alti) livelli, tra dance, finezze electro, new wave e schitarrate vecchio stile: non c’è un pezzo minore. Anzi, se dovessi segnalare i pezzi migliori finirei per segnalarli tutti, compreso l’adorabile delirio techno-naif di Horse Power, con il robot che ripete semplicemente “horse. power. horse. power” e in sottofondo il nitrito di un cavallo. Sì, il nitrito di un cavallo. Loro possono.

[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2010/06/05-Horse-Power.mp3|titles=05 – Horse Power]
The Chemical Brothers – Horse Power

Qui il video di Swoon.

Nonna Noise dice: marzo pazzerello, esce il sole e prendi l'ombrello

Anno 2010, i Residenti, da alcuni dati per morti negli anni 70, sfornano senza sosta album, live, compilation di scarti, inediti e remix. Chi si aspetta che rivoluzionino il mondo della musica resterà deluso. Noi semper fidelis invece godiamo, alla faccia degli stronzi. Chicken Scratching è un album elettronico & incazzato con folate di vento noise, formato da inediti, cose già viste e una gallina in copertina.
[audio:http://www.guylumbardot.com/x/pink.mp3]
The Residents – Pink

The minimal wave tapes, bella compilation riassuntiva (ma pare sia il volume uno) dell’etichetta Minimal Wave, specializzata in ristampe di oscura elettronica, synth-pop e new wave sfigata. Roba semplice e almeno per me sconosciuta, tutta synth, atmosfera e drum machine. In due parole: molto figa. Erano gli anni ottanta, ma il tempo vola.
[audio:http://www.guylumbardot.com/x/tempusfugit.mp3]
Tara Cross – Tempusfugit

Going Places, nuovo Yellow Swans, duo ufficialmente morto, quindi forse questo è l’ultimo album. Si segnalano dolci terremoti, tintinnii, nebbia dronica e precipitazioni sul fronte ambient. Epico.

[audio:http://www.guylumbardot.com/x/yellowSwans-limited-space.mp3]
Yellow Swans – Limited Space

The Very Best – Warm Heart of Africa

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esau mwamwaya, originario del malawi, incontra i producer londinesi radio clit. il risultato è un mix di moderno e tradizione, dove il moderno è la musica e la lingua africana e la tradizione è la dance e il pop europeo anni 80. sicuramente è un disco eclettico e originale, tra il kitsch e il sublime, un po’ come qualche anno fa è capitato con m.i.a., che infatti è presente in questo disco come ospite. e siccome tutto è collegato sappiate che esiste la versione africana di paper planes, il capolavoro di m.i.a, fatta proprio da esau mwamwaya. il titolo del disco, “the warm heart”, si riferisce appunto al malawi, considerato “il cuore caldo” dell’africa, e il disco naturalmente è cantato tutto in chichewa, la lingua del malawi.

[audio:http://www.guylumbardot.com/wp-content/uploads/2009/11/07-julia.mp3]
The Very Best – Julia

poi vabbè, se siete di quelli che non ascoltano un disco perché ne parla bene pitchfork, sappiate che siete peggio di quelli che ascoltano un disco perché ne parla bene pitchfork.

Touch Yello

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tra i più influenti gruppi svizzeri con i baffi al primo posto ci sono sicuramente gli yello. hanno esordito nell’anno mirabilis 1979, per poi continuare con una serie di album dalle atmosfere bizzarre ed eleganti, tra luci basse, baffi e la sensazione che potrebbero saltarti addosso da un momento all’altro e strapparti la giugulare con i denti per poi andare via fischiettando. i primi album erano più sperimentali e post-punk, più vicini allo stile ralph records, etichetta di cui hanno fatto parte, mentre in seguito si sono fatti sempre più dance & synth-pop. gli yello hanno avuto un certo successo con pezzi che tutti hanno sentito almeno una volta come oh yeah oppure the race, tra l’altro recentemente utilizzata come sigla tv. tra i miei preferiti però ci sono tutti quelli del primo e secondo album e pezzi come the evening’s youngjungle bill, i love you (con il memorabile baffo ritmico), bostich, rubberbandman e soprattutto “pinball cha cha cha”, uno dei migliori video degli yello:

ma se pensate che questo sia l’ennesimo noioso post di guylum bardot su qualche straordinario gruppo di 30 anni fa morto e sepolto, vi sbagliate. infatti la notizia è che gli yello sono ancora vivi ed è appena uscito il loro nuovo album,”touch yello”, dove c’è anche una nuova versione – pressochè identica alla prima – di “bostich”, mentre per il resto si tratta di pop e funk non sorprendente ma sempre di classe. questo il sito ufficiale degli yello. l’altra notizia è che hanno smesso con i video colorati e sono passati al bianco e nero. ma yello is the color, come diceva donovan.