Lindstrøm + Lindstrøm & Prins Thomas

The Field ci ha fatto ritornare la voglia di kosmische musik. Quale occasione migliore, dunque, per rispolverare un classico della “nuova” kosmische, quella con incursioni dance, la cosiddetta “space disco“, e cioè l’album Where You Go I Go Too, capolavoro del 2008 del norvegese Lindstrøm. Premetto che mi è difficile allegare dei brani completi: l’album è composto da tre tracce, rispettivamente di 29, 10 e 16 minuti, per cui mi permetto di inserire solo alcuni estratti comunque abbastanza rappresentativi. La lunghezza dei brani ricorda un po’ le suite elettroniche degli anni ’70 e ’80, quei viaggi spaziali di Jean-Michel Jarre, Vangelis, Moroder. E infatti si sentono tutti questi signori nelle sonorità di Lindstrøm, insieme appunto ai maestri del kraut-qualcosa (Kraftwerk, Popol Vuh per dirne due) e a tutta la tradizione sintetizzatronica della ambient techno. L’album è meraviglioso, ma è inutile dire altro, se non: recuperatelo immediatamente e fatevi quest’oretta di discoteca intergalattica.

Tra l’altro a fine Maggio uscirà il nuovo album di Lindstrøm, II, in collaborazione con Prins Thomas, un altro astro nascente della dance sperimentale.
(Purtroppo ci tocca sottolineare che dei delinquenti senza rispetto l’hanno già diffuso in rete, ma ricordiamo anche che Guylum Bardot si proclama fedele a San Pio, la Madonna di Medjugorje e i dischi originali)
II è forse più classico nell’impostazione (brani più corti anche se – per fortuna – sempre prolissi, mai sotto i 6 minuti), nei suoni e nelle melodie, tanto che alcune tracce (For Ett Slik Og Ingenting e Note I Love You + 100) hanno qualcosa addirittura degli Air. Non per questo però meno originale, e il contributo di Prins Thomas si fa sentire soprattutto nella sua specialità: i ritmi tribali (se pensate che bonghi e moog non vadano d’accordo, ricredetevi immediatamente). Insomma, forse non regge il confronto con la pietra miliare da solista di Lindstrøm, ma per quanto mi riguarda finisce dritto dritto nella Top 20 del 2009.

Scopro anche che Lindstrøm ha suonato al Dissonanze 2009. Un peccato essersi persi un concerto a cui comunque non sarei mai andato.
Nella foto, da sinistra: Lindstrom e Prins Thomas

Pogo è tornato

Sì, avete capito bene, quel Pogo – meglio noto come Dio del Campione – ha pubblicato un nuovo album, Weave and Wish, che è ovviamente scaricabile a gratis da last.fm e che è ovviamente un altro capolavoro.
Non mi dilungo a scrivere l’agiografia che Nick Bertke meriterebbe perché è stato già fatto in lungo e in largo a suo tempo, per cui mi limito solo a segnalare i video di Alohamora (che usa suoni da Harry Potter e La Pietra Filosofale), di White Magic (da La Spada Nella Roccia) e SplurgenShitter (quest’ultimo già da tempo noto a noi appassionatidevoti).

Radiohead mashup

Cos’hanno in comune i Radiohead e Mino Reitano?
Niente, ovviamente. Però in un post sugli ottimi mashup di tal Overdub mi sembrava il caso di ricordare anche la scomparsa di un mito che – si scoprirà solo fra cinquant’anni – era in realtà un alieno mandato fra noi per un disegno divino più grande che ora non siamo in grado di comprendere. Addio.
No Surprises vs. What A Wonderful World è dedicata a te.

zZz – Running With The Beast

Ma che diamine, è uscito il nuovo album degli zZz e io non ne sapevo niente?
Vabbè, vediamo di presentarli, sono un duo olandese abbastanza anomalo: batteria (e voce) + organo Hammond. Il loro album d’esordio, The Sound of zZz, era ottimo, pieno di psichedelia d’annata con incursioni elettroniche, ritmi frenetici e toni cupissimi. Con Running With The Beast, purtroppo, hanno voluto essere più accessibili aggiungendo più sonorità e alleggerendo i toni, ma contemporaneamente perdendo molta della loro originalità che me li aveva fatti piacere. Il risultato è un disco electro-rock piacevole ma simile a molti altri che ci sono in giro. Salverei solo “Loverboy” (qui il video semiamatoriale), probabile residuo della loro prima era.
Ne ho approfittato comunque per rispolverare The Sound of zZz, a seguire alcuni dei migliori brani.

Bonus: il bel video di “Grip” (anche in supermegaHD) e un intero live (grazie al mai dimenticato FabChannel).

I Justice sono rock'n'roll

“A Cross the Universe” è un documentario sul tour in America dei Justice, non so se li conoscete. Riassunto: sono due francesi e sono pazzi, nel senso di malati.
Nel video la componente musicale è del tutto secondaria, e la maggior parte delle riprese si concentra su loro che, costantemente ubriachi o strafatti (ma possibilmente entrambe le cose), si impegnano nel fare quanti più danni è possibile, con una decadenza che non si vedeva da tempo e un perenne KILL THE ENTHUSIASM stampato sui loro volti.
Vediamo infatti i Nostri compiere svariate imprese tra cui:
– scoreggiare durante le interviste e rispondere fissando insistentemente le tette dell’intervistatrice
– dare pasticche agli scoiattoli nel parco
– comprare abbastanza armi da radere al suolo tre licei e un college (salvo poi farsi beccare dalla polizia mentre le sventolano in un ristorante)
– sposare a Las Vegas una groupie appena conosciuta presentandosi in chiesa in occhiali da sole & bottiglia
– rovesciare alcool sui capelli di una fan cretina sì da poterli agevolmente dare alle fiamme

– interrompere un live set mandando a fanculo il tecnico del suono per non si sa bene quale motivo (ma probabilmente solo perché loro possono)

La loro epica raggiunge però il culmine con un finale veramente d’altri tempi che li consacra definitivamente ad eroi, ma che la redazione lascia volentieri scoprire al Gent.mo Lettore.
I Justice dunqe possono piacervi o no, ma sappiate che in loro scorre vigoros lo Spirito del rock’n’roll.
Il documentario dura solo un’ora e merita di essere visto.

“A Cross the Universe” ve lo potete comprare (ahahah) qui ma se ne detenete già una copia regolarmente acquistata nel pieno rispetto delle normative sul copyright, lo potete prendere anche da qui.

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Coralcola – demo

Genere ambient techno, ritmo 4/4 in cassa dritta, beat ripetuti fino allo sfinimento, atmosfere eteree. Non stiamo parlando del prodigioso The Field, ma della sua controparte yankee: Coralcola. Già noto ai popoli degli internets per l’ottima “Heath Ledger”, ha da poco pubblicato un demo di quattro tracce (titolo: “demo”) scaricabile a gratis da Last.fm.
Forse poco originale ma comunque bravo, sicuramente degno erede del suo “fratello maggiore”-barra-mentore svedese, che ha già avuto modo di conoscere esibendosi insieme in un live (qualità di merda, vabbè).

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Soviet Jazz

Forse non tutti sanno che, incredibilmente, il jazz degli esordi riuscì a penetrare anche nella Russia sovietica degli anni ’20. La sua diffusione fu ostacolata per gli ovvi motivi che legavano questo genere musicale alla cultura occidentale, e addirittura Maksim Gorkij in persona intervenne sulla questione con un articolo molto critico apparso nel 1928 sulla Pravda; a causa di ciò, i grandi compositori russi non ebbero mai la rilevanza internazionale che meritavano.
Oggi, grazie a YouTube, possiamo riscoprire le perle indimenticate di autori come Alexander Tsfasman, Nikolai Minh, Leonid Utyosov e Alexander Varlamov.

Un pezzo imperdibile è Неудачное Свидание di A. Tsfasman, con uno strepitoso coro in lingua originale:
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